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10 domande a… Luca Bassani

Riprende la serie 10 domande a… curata da Stefano Beltrando* di QI Composites e strutturista leader della vela internazionale. In questa puntata le 10 domande sono per Luca Bassani, fondatore di Wally Yachts.

Wally ha ridefinito l’immaginario della vela, non è solo stata una rivoluzione del design e dell’uso che si fa delle barche, ma ha determinato la nascita e o lo sviluppo di innumerevoli aziende e professionisti che sono tuttora leader del mercato e che contribuiscono al successo dei progetti più ambiziosi. Nel 1999, con timore reverenziale, mi presentai presso l’ufficio Wally di Montecarlo e mi venne detto senza tante perifrasi: “Ci interessano quello che fai tu e la tua azienda. A questo punto abbiamo due opzioni; lavori per noi in esclusiva oppure creeremo un’azienda che farà il tuo lavoro. Ci vorrà del tempo ma stai sicuro che abbiamo persone e mezzi per farlo”.

Questo era il metodo Wally, il meglio come obiettivo e nessun compromesso per arrivarci. Ovviamente accettai l’offerta con le opportune condizioni e da lì ci siamo occupati di verificare tutti i Wally Yachts a vela e una buona fetta di quelli a motore. Per chi ancora non lo sapesse è Luca Bassani il deus ex machina di Wally Yachts.

 

1-Qual è Il suo ruolo attuale nel business Wally? 

Progetto e invento tutti i nuovi Wally

2-Qual è  la barca a vela sulla quale naviga adesso?

Navigo su diversi Wally di clienti amici, cosa che mi permette di sviluppare meglio ogni possibile innovazione migliorativa.

3- Negli anni 90 durante un trofeo Zegna mentre eravamo tutti impegnati in una regata piovosa e non molto ventosa, vediamo questa barca per noi enorme, fantastica ed incredibile, quasi un dipinto. C’erano 2 persone a bordo. Noi eravamo in 5 su una barca di 8 metri…. Fu uno shock per tutti, era Magic Carpet che faceva mostra di se con un pubblico adorante.  Questo impatto sul mercato fu seguito da un ritmo di vendite paragonabile alle attese oppure no?

Sì, ma le varie crisi mondiali che si sono susseguite hanno impedito al mercato mondiale di barche a vela di riprendersi ogni volta come il mercato delle barche a motore.

4- Dopo tanti anni è abbastanza evidente che il mercato nautico non renda l’onore dovuto ai progetti Wally e a quello che tuttora rappresentano, dato che è evidente l’impatto del design su quasi qualunque barca a vela sopra i 60 piedi. Dal libro che ha scritto sulla storia di Wally traspare una punta di irritazione per non brevettabilità dei vari concetti. C’è ritrosia a riconoscere a Wally quello che è di Wally, si tratta di memoria breve o altro?

Credo che la normativa mondiale sui brevetti abbia un’impostazione che non possa proteggere le innovazioni tipo quelle di Wally e non ci sia nessuna avversione verso la Wally e le sue idee.E mettersi a discutere su tale normativa oramai consolidata non sia possibile.

5-Perché un laureato in economia suggerisce ai designer e crea il Wally style e non viceversa?

La mia profonda passione e la lunga esperienza nel campo nautico credo abbia sorpassato la pura teoria. Non sarebbe la prima volta nella storia industriale.

6-Quale dei vari designer ha saputo definire e interpretare al meglio il Wally style?

Tutti e nessuno, ma solo insieme al team Wally. Mai da soli.

7-Quando hanno iniziato a copiare il design Wally?

Appena hanno visto che i Wally si vendevano, quindi dopo almeno 10 anni che abbiamo presentato il primo Wally.

8-Quale è stata la copia che l’ha maggiormente infastidita?

Quelle presentate spudoratamente come delle novità. E ce ne sono tante.

9-La vela è sicuramente  al centro del mondo Wally, tuttavia nell’ambito dei tender a partire dal 40 piedi open prodotto in Tunisia c’è stata una rivoluzione anche nel design del tender con delle specifiche caratteristiche immediatamente evidenti nella motorizzazione, prua e murate dritte e spazi aperti e facilmente accessibili… anche qui con cloni comparsi immediatamente. Perché Wally non è stata in grado di soddisfare tutti i clienti che volevano il Wally Style nei tender lasciando spazio alla concorrenza?

Perché Wally ha sempre cercato di mantenere un prezzo industrialmente corretto, mentre tutti i copiatori hanno sempre iniziato, e a volte finito, vendendo le loro barche in forte perdita.

10-Una cosa della quale sono certo, dato che appartiene al mio specifico settore, è che il mercato non ha mai percepito la rivoluzione Wally nell’ambito dei materiali e delle tecnologie. Wally era molto semplicemente: carbonio. Tuttavia la messa a punto di cantieri in grado di lavorare a livello della Coppa America, ma per un pubblico crocerista, ha richiesto tempo, persone e soldi, immagino un sacco di soldi.  La ricaduta sull’industria italiana è stata evidente e importante. Un sacco di boatbuilder si sono formati alla “scuola di Fano”, ma per anni molti clienti, e per i rumor di banchina, erano più importanti gli eventuali difetti costruttivi piuttosto che il salto tecnologico per non parlare delle performance. Tornasse indietro cambierebbe qualcosa nel marketing o nelle scelte tecnologiche fatte?

Il mercato nautico è legato più al prezzo che alla qualità, essendo prodotti puramente ludici e di lusso e la ricerca e sviluppo Wally non si può legare alla guerra di prezzi. Il tipico cliente di barche sa riconoscere la differenza fra una Mercedes e una Opel, ma non fra un Wally e le sue copie.

Stefano Beltrando

*professionista tra i più apprezzati nel mondo della vela hi tech, con la sua QI Composites che si occupa di test non distruttivi e sui materiali, inizia questa serie d’incontri con alcuni dei più noti protagonisti del mondo velico.

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