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America’s Cup: i pedali di ETNZL sulla Coppa? Analisi dei sei team a cinque giorni dal via…

Bermuda– (Beppe Giannini) Siamo arrivati finalmente a pochi giorni dall’inizio delle regate, previsto per il 26 maggio, che, tanto per tagliare ulteriormente i ponti con il passato, adesso si chiamano Louis Vuitton America’s Cup Qualifiers, niente più Vuitton Cup. Come ci si aspettava, il periodo abbastanza intenso di prove e regate di allenamento in loco ha fornito molte indicazioni, anche se certamente non definitive, su prestazioni e valori in campo.

L’AC50 di ETNZL con derive das vento leggero

Già nota la velocità, navigando assieme gli AC50 si sono rivelati agilissimi, con virate da aereo da caccia una volta montati sui foil; assolutamente adatti al match race e sembrano preistoria le perplessità, allora fondate, al momento della scelta di catamarani per la Coppa precedente. Soprattutto il prepartenza si è evoluto tanto da riproporre le tipiche manovre orza-puggia, controlla-attacca, tipiche dell’uno contro uno, solo che tutto si svolge a 25 nodi. Spettacolare. Come contropartita e come appena visto nell’episodio tra ETNZ e BAR, c’è un forte rischio di collisioni che a prescindere dalla sicurezza possono mettere fuori combattimento definitivamente una barca incolpevole e di questo qualche timore i kiwi ce l’hanno…

Statistica del vento di giugno alle Bermuda

Andando a vedere le valutazioni di qualche mese fa, ancora all’epoca degli AC45 Turbo, notiamo che i giudizi su BAR ed ETNZ risultano invertiti: normale per la Coppa, per il futuro la grossa incognita dovrebbe essere costituita dalla meteo. In effetti le barche hanno navigato a oggi per lo più con una bella brezza sui 15-20 nodi, ma se dobbiamo credete alle statistiche nel periodo delle regate c’è il 75% di probabilità che il vento stia sotto i 12 nodi. Questo comporterebbe l’uso prevalente dei foil da poco vento che finora si sono visti molto poco, e potrebbe risultare in un ulteriore rimescolamento dei valori in campo.

Vediamo ora il livello raggiunto dai vari team.

Su Oracle, si vede la manopola di controllo dell’assetto montata sulla ruota. Il winch dell’ala è stato spostato sotto coperta

ORACLE
Come logico, si confermano come il team favorito. Veloci ma non totalmente a loro agio nelle manovre, strambate sui foil ok ma non sempre le virate. Hanno il monopolio delle scuffie, e non si capisce se è Spithill che cerca troppo il limite in prova o se viene a mancare pressione idraulica nei momenti critici, forse la manopola per controllare l’assetto montata sulle ruote dei timoni al posto dei pulsanti porta a regolazioni più frequenti e maggiore richiesta di olio. C’è da dire in proposito che ormai, nella ricerca esasperata della velocità, i foil non hanno praticamente più stabilità intrinseca, come nei Moth. Solo che l’azione di controllo dell’assetto che nei Moth viene svolta dal wand / palpatore qui viene assegnata all’equipaggio.

Fermo immagine Oracle con tattico ai pedali

Per dare un’idea, negli AC72 della Coppa precedente gli impulsi di regolazione del foil erano mediamente uno ogni 5 secondi, adesso con i pulsanti sono due al secondo! Facile quindi che il circuito idraulico, e soprattutto la potenza motrice necessaria, siano stati sottostimati. Fatto sta che Oracle, dopo aver snobbato l’azionamento con pedaliere introdotto dai kiwi, ne ha introdotta una singola alle spalle del timoniere dove si sposta il tattico nei bordi di poppa. Solo che chiaramente il pozzetto del timoniere non era stato previsto per questo e non si può allargare, per cui ogni spostamento richiede contorsionismi e tempi di dubbia efficacia.
Come nota divertente, nelle foto ufficiali il team oscura religiosamente le derive. Salvo poi vederle esibite nelle riprese delle scuffie …

Fermo immagine da una scuffia di Oracle, con derive e timoni in bella vista

EMIRATES TEAM NEW ZEALAND
Ribaltando le pessimistiche previsioni, ETNZ si è presentata con una barca innovativa, stabile e certamente la più manovriera del lotto. Strambate e virate praticamente sempre sui foil. Ma naturalmente il grosso dell’attenzione è preso dalle pedaliere per l’azionamento del circuito idraulico, che assicurano una potenza decisamente superiore rispetto ai classici grinder. Non solo, questo lascia anche le mani della “manovalanza” disponibili per altri compiti: in particolare, il timoniere viene liberato dal doversi occupare anche del controllo dell’assetto della barca.

ETNZ in navigazione. Si vede il wing trimmer (davanti al timoniere) che gestisce l’ala completamente idraulica con solo un tablet in mano

Quello di cui si parla meno è del secondo utilizzo della potenza idraulica, oltre al migliore controllo dell’assetto e alla possibilità di montare foil più instabili / veloci: si tratta dell’azionamento continuo della parte superiore dell’ala, con il flap che viene aperto e richiuso con una frequenza nettamente superiore a quella degli altri AC50. Curiosamente, questo ricorda molto il “beast mode” che è stata la chiave del foiling di bolina e della clamorosa rimonta di Oracle nella Coppa a San Francisco, e come tale presuppone un grosso dispendio di energia da parte del sistema di controllo del twist. Da notare che non si tratta di pumping (certo non sarebbe il caso con vento apparente sui 50 nodi!) ma di una continua ricerca dell’equilibrio migliore tra spinta in avanti e ribaltamento, con effetto nettamente visibile nelle riaccelerazioni.

ETNZ, derive per vento medio
15/05/2017 – Royal Naval Dockyard (BER) – 35th America’s Cup Bermuda 2017 – Practice racing week

Per dirla tutta, l’unico tarlo rispetto a una brillante prestazione di ETNZ (a parte la possibilità di qualche altra collisione nella lunga serie di regate) sta nella costruzione di derive e timoni: in effetti, mentre il resto della barca è stato realizzato da Southern Spars, le appendici erano state assegnate a Cookson, che ha chiuso i battenti. Il lavoro è stato quindi eseguito in proprio dal team, si spera con risultati adeguati; ma a parte la recente rottura di un timone, quello che più preoccupa è il cedimento di una deriva da vento debole dopo solo due uscite ad Auckland. Entrambe le derive sono state rinforzate (entro i limiti del 30% in peso del Protocollo), ma non possono più essere sostituite se non da quelle per vento medio.

ARTEMIS
Con ETNZ, costituiscono la probabile coppia per la finale tra gli sfidanti. Barca senza particolari novità ma team questa volta molto solido. Si sono concentrati sulla navigazione, strambate sui foil e virate inferiori solo ai kiwi. In particolare, hanno infilato una serie di nove vittorie a zero in una fase delle regate di addestramento, va però detto che era con vento fresco. Sempre dopo ETNZ, sono quelli che muovono più frequentemente il flap e che danno l’impressione di non essere particolarmente in affanno quanto a pressione idraulica. Sono anche stati il primo team su cui si è notato il particolare balletto della deriva quando viene abbassata: da ripiegata (canted) contro lo scafo si porta in fuori alla larghezza massima, al momento di toccare l’acqua ha angolo di attacco (rake) nullo per non squilibrare la barca in virata, scendendo ulteriormente si porta all’angolo di attacco desiderato.

Artemis, si nota il timone sopravento con angolo di attacco maggiore

SOFTBANK TEAM JAPAN
Per un team creato per fare da spalla, stanno mostrando prestazioni più che dignitose. Il materiale chiaramente lo ricevono da Oracle ma sono bene organizzati e si concentrano su navigazione e messa a punto graduale della barca. Manovrabilità buona, tra l’altro sono stati i primi a mostrare (almeno pubblicamente) le virate sui foil. Buona manovrabilità e risultati positivi nelle regate di addestramento, c’è chi dice che navigano meglio di Oracle. Certo che fa un po’ impressione quando vengono richiamati all’ordine per prove comparative, come pochi giorni fa fianco a fianco con e senza fiocco.

LAND ROVER BAR
All’inverso di ETNZ, BAR ha costituito la grossa sorpresa in negativo di questa fase. La barca è risultata inequivocalmente lenta, stramba sui foil ma non così le virate, i grinder  continuamente in azione indicano problemi con il circuito idraulico e non si vede come l’eventuale arrivo di altri foil possa ribaltare la situazione. Aggiungendo lettere raggelanti del tono “ti amo comunque” che l’ineffabile consorte pubblica sui tabloid di casa, si capisce come Ben Ainslie possa vedere rosso e commettere errori come con i kiwi. Seriamente, nessuno riesce a ipotizzare la causa di quello che al momento attuale sembra un disastro; è possibile che alla radice ci sia la decisione di effettuare tutta la prima fase di navigazione nella Manica, in condizioni ben diverse dalla laguna delle Bermuda.

GROUPAMA TEAM FRANCE
Nonostante il lodevole impegno, la partenza in ritardo e il budget ridotto fanno sì che TF sia la vittima predestinata dei Qualifiers, e d’altra parte sono loro i primi a dire che questo è solo l’inizio in preparazione alla prossima edizione. Per giunta, l’unico team molto eventualmente alla loro portata, e cioè BAR, parte con un vantaggio di due punti avendo vinto le World Series.
C’è da dire che la velocità non è male grazie alle derive progettate da Martin Fischer, ma il sistema di controllo è evidentemente primordiale e pregiudica qualsiasi velleità. In compenso, questo li rende il team più aperto e disponibile. Come esempio l’informazione che la spinta verso il basso dello stabilizzatore del timone sopravento può arrivare a una tonnellata, anche se loro per motivi strutturali lo caricano meno.

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