La preparazione atletica nella vela sportiva è estremamente importante, sin dai primi anni passati sugli Optimist fino ad arrivare al Laser o ai doppi e alle barche foiling. Ne abbiamo parlato con Andrea Madaffari, velista e preparatore atletico tra i più esperti del panorama internazionale, con un lungo passato che va dall’America’s Cup sul Moro di Venezia fino alla collaborazione attuale con i Gruppi Agonistici Nazionali (G.A.N.) deglle squadre nazionali Optimist.
Gli ultimi risultati all’Europeo a squadre sul Lago di Ledro confermano una continuità di prestazione della squadra Optimist veramente incredibile della squadra allenata, seguita e diretta da Marcello Meringolo che ha nel suo staff, oltre al rule advisor Michele Ricci, proprio Andrea Madaffari che ne cura la preparazione atletica.
Abbiano chiesto ad Andrea Madaffari come segue questi ragazzi che provengono da varie parti d’Italia e come riesce a impostare il loro lavoro e avere una risposta di prestazione così importante e continuativa.
“In effetti è vero, la classe Optimist attraverso la sua organizzazione consente di avere queste risposte assolutamente positive, anche quest’anno all’Europeo tutti i ragazzi si sono piazzati bene, primo e terzo femminile, secondo il terzo maschile e poi in quest’ultimo Europeo a squadre hanno confermato continuità veramente importante. Questo percorso viene da lontano, come nello sport accade sempre, nel senso che tutti questi ultimi anni si sono ottenuti risultati eccellenti, ma quello che quest’anno ha sorpreso tutti è il fatto di avere una squadra veramente rinnovata.
Le squadre si rinnovavano spesso in maniera parziale, ci sono limiti di età per la Classe, che non consentono di avere per molto tempo ai ragazzi a nostra disposizione. In modo particolare, quest’anno, molti ragazzi nel Gruppo Agonistico Nazionale “GAN” sono molto giovani. La presenza di atleti così giovani ci ha messo nelle condizioni di rimboccarci le maniche e pensare di ripartire con un programma che doveva dare risultati che non prevedevamo potessero arrivare nel primo anno, ma eventualmente nei successivi.
Invece, per merito dei nostri giovani atleti, i risultati sono arrivati presto.
Spesso persone vicine all’ambiente o alcuni genitori rimangono stupiti del fatto che i ragazzi e ragazzini così giovani si allenino con così tanto impegno e non solo in acqua, dedicando una parte importante della preparazione all’atletica.
Tale impegno non dovrebbe assolutamente stupire, purtroppo stupisce velisti di una generazione un po’ anziana che non è abituata a pensare ad una preparazione atletica così massiva all’interno di una preparazione generale. Capita anche di avere qualche genitore un po’ perplesso sull’attività fisica proposta a ragazzi così giovani, mi chiedono “ma faranno pesi, cosa faranno, avranno problemi di crescita?”
Dubbi, insomma, e spesso poca conoscenza dell’allenamento e dell’attività fisica.
A chiarimento e per fugare questi timori vanno chiarite alcuni aspetti:
l’attività fisica a queste età non è solo importante ma è addirittura consigliabile. Non per niente la stiamo introducendo nel nostro paese nella scuola elementare.
Molti ragazzi della stessa età svolgono attività sportive di ancora maggior impegno, se solo pensiamo a un ragazzino di 13-14-15 anni che fa ginnastica artistica, nuoto, calcio,
ciclismo. Sono moltissime le specialità sportive che li coinvolgono con impegno in questa fascia d’età.
Impegno
La parola chiave è però impegno. Mi piace sottolinearlo anche in quest’occasione. Impegno è il valore della preparazione fisica, il valore dell’allenamento. L’impegno è uno dei caposaldi degli atleti di tutto il mondo, spesso si usa la parola “sacrificio” per indicare la attività vissuta da un atleta. Il sacrificio deve essere un’attività parziale, quasi di passaggio di qualche giornata particolarmente difficile, il sacrificio conduce regolarmente alla sospensione dell’attività, all’interruzione di un gioco di un piacere che il ragazzo ama. Il sacrificio non può dilungarsi, l’impegno invece è un valore che l’atleta, anche più giovane, mette sul tavolo per poter ottenere risultati che appagano il piacere del ragazzo stesso.
La parola impegno è la chiave di accesso all’attività sportiva, la fatica, la regolarità degli allenamenti di fatto sono un impegno che un ragazzo deve superare.
Allora la preparazione atletica diventa il caposaldo di un’attività che il ragazzo si porterà dietro fino a farlo diventare un atleta maturo capace di raggiungere alti traguardi, si crea una mentalità che verrà consolidata e non verrà più abbandonata.
I raduni
All’arrivo c’è una riunione nella quale dico già ai ragazzi quello che succederà riguardo all’attività nei giorni successivi, solitamente svolgiamo l’attività in due sedute giornaliere, una la mattina molto presto (solitamente verso le sette e mezzo), attività fisica di attivazione che a seconda delle previsioni meteo può diventare più o meno intensa, una seconda al pomeriggio al rientro dal mare.
La seconda seduta del pomeriggio è un’attività defaticante, questo lo schema che si segue per tre giorni. Tutti gli esercizi proposti fanno parte di un piccolo bagaglio di esperienza, i ragazzi lasciano il raduno acquisendo e imparando l’esecuzione degli esercizi. Tutto questo inserito con le riunioni e uscita in acqua.
Di fatto è un’attività che coinvolge un impegno generale, potremo definirla come un’attività funzionale con piccoli attrezzi, dedicata alla stabilità e alla ricerca delle migliori soluzioni di equilibrio che consentano quindi di tonificare tanti muscoli poco allenabili in maniera, diciamo, tradizionale.
Usiamo, quindi, bosu, fitball, elastici e naturalmente tanta attività a corpo libero. Non mancano esercizi respiratori di stretching e defaticanti al rientro dall’attività in acqua.
Durante i raduni diamo molta importanza all’attività didattica, dedicando una buona parte del tempo a far sì che loro imparino l’esecuzione. Non esistono esercizi particolarmente pericolosi, ma ci sono esercizi che diventano pericolosi per la cattiva esecuzione dei ragazzi. Dobbiamo far si che questi ragazzi possano allenarsi in totale sicurezza. L’importante è che i ragazzi lascino il raduno “sapendo fare”, magari poche cose, ma
bene, questo è uno degli obiettivi che mi prefiggo ad ogni raduno.
L’importanza della corsa
Una parte importante è quella che dedico alla corsa, non tanto perché in barca i ragazzi debbano correre. Abbiamo testato e abbiamo provato insieme a Marcello Meringolo l’impegno aerobico che coinvolge i nostri giovani atleti e abbiamo capito che la base aerobica è importante, sulla barca possono esserci condizioni meteo impegnative, che richiedono al ragazzo un impegno abbastanza intenso, per cui l’attività aerobica è una parte fondamentale. Tutti i ragazzini dell’Optimist corrono mezz’ora e questa è una cosa che fa parte ormai da anni di questo format di allenamento che noi proponiamo. I ragazzi che entrano nel gruppo sanno che ci sarà una corsa di mezz’ora, questa è la base sulla quale loro devono lavorare.
Correre mezz’ora non è facile per un ragazzino di 13-14 anni. Quello che facciamo noi non è solo convincerli a svolgere questa attività, loro rispondono bene, sono molto carichi sono molto “impegnati”, in questo loro percorso, noi dobbiamo portarli a fare bene, dobbiamo fare in modo che loro lavorino bene, che lo facciano correttamente con le scarpe giuste e con il passo giusto.
Il valore della corsa è un valore nel quale io credo pur non essendo io stesso un corridore. La corsa ha un valore incredibile, ha il valore della fatica, della difficoltà ma superabile passo dopo passo, questo induce in ogni atleta la possibilità di confrontarsi con la propria personalità.
Ho proposto la corsa da sempre, l’ho sempre introdotta nella preparazione in Coppa America, nell’Optimist e proposta a tutti i ragazzi che alleno, olimpici o nelle attività delle classi olimpiche.
Propongo un’attività didattica dove i ragazzi svolgono una fase di apprendimento
quando siamo in presenza al raduno e una fase di attività quando sono da soli.
Collaboriamo e collaboro con i loro rispettivi tecnici e allenatori, in modo che i ragazzi a casa possano continuare con facilità il programma proposto.
Quest’attività viene fatta giocando, sorridendo, chi ama fare sport lo fa con piacere; veramente ci tengo a dire questo perché molte volte sembra che allenarsi, impegnarsi, fare fatica, sia una sorta di punizione alla quale i ragazzi sono chiamati, magari per volontà dei genitori o chissà. Sfatiamo quest’idea, perché i ragazzi mentre lavorano giocano e fanno cose che amano. Attività spesso in gruppo, spesso facendo delle staffette e spesso giocando a fine allenamento per mantenere la loro naturale competitività e farli confrontare.
Lo faccio con cose semplici, come stare in ginocchio su una fitball per esempio o chi riesce a stare in equilibrio su una corda, tutte cose che aiutano lo spirito di gruppo, pur essendo il nostro uno sport individuale.
I risultati vengono, i ragazzi si divertono e non vedono l’ora di ritornare in gruppo, questa credo sia per me la vera soddisfazione. I ragazzi vincono regate, europei e hanno queste stagioni stupende che meritano per la loro capacità. Io cerco di aiutarli a vivere questo percorso in maniera sana e proficua.
La mia soddisfazione sta nel vedere al rientro “un batti cinque”, abbraccio, un sorriso, quando scendono dal pulmino e mi vengono incontro. Questo vuol dire che quello che stanno facendo non è una fatica, ma un piacevolissimo gioco e basta”.
(Andrea Madaffari)