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SailGP: il replay di Day 1, Team Japan in testa davanti agli aussie… A voi piace?

Sydney, Australia- Pubblichiamo il replay integrale della prima giornata del SailGP a Sydney. In testa alla classifica dopo tre regate e’ il Japan Team di Nathan Outteridge, vincitore della prima regata, che precede gli australiani di Tom Slingsby, vincitore della seconda e terza prova, ovvero i due favoriti della vigilia.

Nostro commento

Sailing Redifined… questo e’ il lemma di Russell Coutts e del SailGP. Dunque, tale “ridefinizione” della vela funziona o no? Guardando le riprese dalla spettacolare Baia di Sydney, sembra che nulla sia cambiato da Bermuda 2017, quando la Coppa prese nettamente la rotta di Auckland. Gli F50, pur se re-brandizzati SailGP e resi piu’ potenti, alla fine non propongono nulla di nuovo rispetto agli AC delle Bermuda. Stessa paretnza al traverso e velocita’ come unico dato interessante. Sbagliare una strambata, scendendo dal volo in foiling, o una virata comporta perdite enormi di terreno, con i Cat che si siedono sull’acqua in modo anche un po’ goffo. Poi guardi i log e vedi 20-23 nodi in bolina e 29-32 in poppa con appena dieci nodi di vento e dici, beh, in effetti, questi attrezzi vanno davvero veloci. Ma basta?

La velocita’, da sola, non emoziona. O meglio lo fa per un paio di minuti, o per alcuni incroci mozzafiato che dimostrano il perfetto controllo degli Slingsby, Outteridge o Besson al timone, ma dopo un po’ stucca. Ripetitiva. Senza nessuna manovra, se non l’alzare o  abbassare i daggerboard e vedere il timoniere che cambia scafo e ruota del timone. Sempre le stesse immagini e nessun focus sullo sforzo atletico, sui primi piani dei velisti che sudano, tirano, magari imprecano ma certo riempiono cuore e occhi. Tutto un po’ noioso, alla lunga e attraente per pochi minuti o per far da sfondo alle chiacchiere da lounge bar, proprio come nella Vip Area di un Paddock di Formula 1. Forse e’ proprio questo, il format televisivo di breve durata voluto da Coutts, a costituire la ragione principale di queste barche.

D’altra parte la potenza di fuoco di Larry Ellison, che finanzia tutto il circuito e insieme a Coutts arma tutte le barche, si puo’ permettere anche di finanziare riprese TV da urlo, ipertecnologia e invitare alcuni media chiave, ma bastera’? Un prodotto da vendere deve essere valido e questo qualche dubbio lo lascia. Senza la tradizione, alla fine, a noi pare tutto ripetitivo.

Senza il traino della Coppa America, quella vera che dura dal 1851, alla fine sembra un gia’ visto: potrebbero essere i GC32 o gli Extreme 40 delle Stadium Race ma, a ben vedere, ci siamo divertiti di piu’, per non dire immedesimati, con la diretta della Star Sailors League Final da Nassau o con le Medal Race della World Cup da Miami. Regate ravvicinate e ben riprese, incroci, manovre, stretto contatto tra barche e uomini (e donne). Incertezza fino alla fine.

Il fattore umano sugli F50, come gia’ alle Bermuda, tende a sparire. I velisti in tuta spaziale alla fine sembrano tutti uguali e la velocita’ guidata dall’imperativo categorigo Vento Apparente spegne le emozioni. Non succede (quasi) nulla se non ali che vagano su e giu’, destra-sinistra e poi sinistra-destra, per un’area di mare. In TV appaiono i boundieres e le linee di distanza. Dal vivo neanche quelle. Pubblico, a giudicare dalle barche ormeggiate appena fuori dalle zone a pagamento, a Sydney c’era e su Facebbok circa 200.000 persone hanno visto la diretta live in una sola mattinata. I commenti sui social si dividono tra critici e annoiati da una parte e tra entusiasti, soprattutto USA, dall’altra.

La tendenza a creare una vela show separata dai velisti praticanti, che si riscontra anche nelle ultime scelte di World Sailing, appare rischiosa. Conviene e riempie i portafogli di poche decine di professionisti al mondo ma rischia di svuotare i circoli velici, vera linfa della filiera velica. Chi, di fatto, puo’ andare su barche del genere senza essere un professionista? E chi puo’ farlo con la dovuta sicurezza a livello di base e nei circoli? A nostro parere l’evoluzione tecnologica non puo’ certo essere fermata, e la corsa al foiling e’ eccitante e foriera di sviluppi sempre piu’ interessanti in tutti i settori. Non siamo, pero’, sicuri che la semplice e sola velocita’ renda la vela piu’ bella da seguire. Continueremo a seguire il SailGP, in attesa dei monofoil AC75 della vera America’s Cup, magari sognando qualche duello con gennaker che scoppiano, virate sulle vele e orzate con bandiere di protesta… prima di svegliarci con la sensazione di aver visto per un paio d’ore solo delle ali volare sul mare.

 

La classifica

1 Japan flag icon Japan
Nathan Outteridge
28
2 Australia flag icon Australia
Tom Slingsby
27
3 Great Britain flag icon Great Britain
Dylan Fletcher Scott
22
4 United States flag icon United States
Rome Kirby
20
5 China flag icon China
Phil Robertson
19
6 France flag icon France
Billy Besson
19

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2 Comments

  1. matteo
    February 16, 2019 @ 13:55

    Noioso, quasi quanto un gran premio. Questo non significa suonargli il requiem, anche dal punto di vista commerciale. Ma la vela che può emozionare anche il grande pubblico è un’altra cosa.

    Reply

  2. Massimilano Ferretti
    February 16, 2019 @ 15:26

    Da una nazione,gli Stati Uniti padri del wrestling e dei dragster,dove finzione e adrenalina in 4 secondi di accelerazione,contano piú del sudore,quello vero,lo “spettacolo” della velocità non puó dare molto di piú.E se nn ci fosse la diretta tv con riprese dagli angoli nascosti sembrerebbe piú un gioco privato per ricchissimi…anzichè la pista privata dove correre in supercar,uno specchio di mare per navigare su una superboat.
    Viva le regate di flotta con 370 laseristi

    Reply

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