Itajaì– Con il terzo posto di 11th Hour e il quarto di Biotherm si è conclusa la terza tappa di The Ocean Race, la più lunga nella storia del giro del mondo a tappe. Holcim PRB, secondo dietro a Team Malizia a Itajaì, conserva la testa della classifica, con cinque punti di margine sul team monegasco.

Classifica della Leg 3
1. Team Malizia — 5 punti
2. Team Holcim PRB — 4 punti
3. 11th Hour Racing Team — 3 punti
4. Biotherm — 2 punti
5. GUYOT environnement – Team Europe — DNF — 0 punt
Classifica overall (dopo la Leg 3)
1. Team Holcim-PRB — 19 punti
2. Team Malizia — 14 punti
3. 11th Hour Racing Team — 13 punti
4. Biotherm — 10 punti
5. GUYOT environnement – Team Europe — 2 punti
NOSTRO COMMENTO
Una tappa che era giustamente attesissima. La più lunga nella storia della ex Whitbread e VOR, con i tre grandi capi e due oceani del sud da passare in successione. A nostro avviso, però, questa tappa non ha fatto che aumentare la nostalgia per le grandi frazioni nel Southern Ocean vissute dai Volvo 70. I limiti di navigazione imposti dalle zone d’esclusione, sin troppo alti, e i pozzetti completamente protetti degli Imoca 60 hanno reso impossibili le leggendarie immagini dei timonieri in azione in planate infinite con le coperte spazzate da fiumi d’acqua nebulizzata. Scene che, alimentate dai racconti dei marinai protagonisti, purtroppo sono adesso destinate solo all’oblio.

La tecnologia aumenta le prestazioni, certo, ma non è detto che questo sia sempre un bene per la diffusione della vela. Se escludiamo alcune eccezionali riprese dai droni, le immagini provenienti dagli Imoca sono alla fine sempre le stesse. In azione sono i piloti automatici degli Imoca 60, barche perfette per la vela in solitario e il Vendee Globe ma che non sembrano esaltare il senso di una regata in equipaggio. I turni al timone, i cambi di vele nonostante gli imperativi categorici imposti dai vmg alle andature portanti.
I velisti stessi, intendiamoci sempre bravissimi e tosti, restano quasi sempre al riparo dei pozzetti coperti, davanti agli schermi dei computer di navigazione. Ok il progresso, ma resteranno irripetibili quelle immagini dei marinai completamente fradici nelle loro mute stagne, legati alle life line, al timone o alle scotte di randa e vele di prua, che hanno costruito la leggenda del giro del mondo. Scatti che, alla fine, proprio esaltando il rapporto dell’uomo con un mare enormemente più grande di lui, costituivano il vero fascino di questa regata.

Lo skipper di 11th Hour Charlie Enright: “È sicuramente una sensazione di positività e di conquista, più di quanto potessi immaginare. Questa tappa è stata estenuante. È stata la prova più difficile. Non è andata come avremmo voluto. Ma credo che tutti i team avrebbero detto lo stesso. È stata estremamente impegnativa. Ha messo alla prova persone e barche. La resilienza dimostrata dal nostro gruppo è stata assolutamente eccezionale. A volte è necessario essere più forti nei momenti più difficili e sono davvero orgoglioso del nostro team”.
“Sono soprattutto molto, molto felice”, ha dichiarato lo skipper di Biotherm Paul Meilhat. “Siamo riusciti a portare nel sud una barca nuovissima e abbiamo dovuto affrontare molti problemi per arrivare fin qui. Naturalmente, sono anche un agonista e quindi non posso dire di essere molto contento del quarto posto. Ma so cosa abbiamo passato per arrivare fin qui e nel complesso il bilancio è molto positivo”. ”
Entrambe le barche hanno subito danni significativi durante la navigazione da Città del Capo, come la randa e i timoni di 11th Hour Racing Team, o il foil e la scassa di sinistra e la via d’acqua dallo scafo di Biotherm.
La corsa per essere pronti per la tappa 4 è quindi iniziata. Prima ancora che le cime d’ormeggio delle barche fossero fissate in banchina, lo shore team e i tecnici erano già saliti a bordo per dare un’occhiata a ciò che li attende.
Le barche devono essere varate prima delle regate pro-am che si terranno a Itajaí tra due settimane. È un lavoro impegnativo.
April 9, 2023 @ 10:34
Alla sicurezza non ci pensi? Vacci tu ad essere sferzato dalle onde gelide per 40 giorni se ti piace lo spettacolo.
April 9, 2023 @ 23:05
Gentile Luca,
stiamo parlando del giro del mondo a tappe per equipaggi professionisti, non di una regata per tutti. Fatto da decine di supervelisti dagli anni della Whitbread e della Volvo Ocean Race, basta guardare l’albo d’oro o sentire i racconti dei veterani, da Torben Grael a Paul Cayard, a Ian Walker e molti altri, che sono stati sferzati dalle onde gelide e sono restati per i loro turni al timone o alle scotte. La sicurezza è sempre stata la priorità, da sempre. Il fattore umano, e la sfida estrema agli oceani, erano il fascino di questa regata, da chi l’ha fatta definita l’Everest dei mari. Abbiamo scritto che gli Imoca 60 sono adattissimi al Vendee Globe e alle grandi regate in solitario, a nostro parere meno a un giro del mondo in equipaggio. Non altro.
Saluti
April 10, 2023 @ 07:59
buongiorno,
scusate, ma mi son perso un pezzo… non dovevano regatare insieme VOR e Imoca ? che fine hanno fatto tutti gli altri?
non si trova nessuna notizia al riguardo, ovviamente volutamente.
April 10, 2023 @ 20:47
Salve Marco,
i VO65 hanno regatato solo nella prima tappa Alicante-Capo Verde e torneranno a regatare nelle ultime due tappe in Europa fino all’arrivo a Genova. In sostanza, nessuno ha trovato il budget per gestire un giro del mondo completo.
Ne abbiamo parlato diffusamente all’inizio di The Ocean Race a gennaio.