Kerguelen– La flotta un po’ acciaccata di The Ocean Race sta passando tra ieri e oggi dalle isole Kerguelen, il desolato e remoto arcipelago amministrato dalla Francia che si trova al centro del Southern Ocean nel sud Indiano.

Team Holcim continua nella sua cavalcata solitaria e, nelle ultime 24 ore, è finalmente ridisceso in latitudine dopo essere rimasto sempre intorno a un più sicuro 37° – 38° Sud sin dalla partenza da Cape Town. Il motivo è presto detto: gli inseguitori Biotherm, 11th Hour e Team Malizia sono riusciti, navigando al limite della zona d’esclusione ai 45° Sud, in pieni Quaranta Ruggenti, a riportarsi nello stesso sistema meteo in cui si trova il leader. Holcim si è quindi opportunamente posizionato tra gli inseguitori e il prossimo waypoint, il cancello geografico situato prima della Tasmania che assegnerà punti.
Alle 13:00 CET di oggi 6 marzo, Team Holcim PRB, dopo aver lasciato le Kerguelen a dritta ieri, aveva circa un giorno di vantaggio, 469 miglia, su Biotherm. Terzo 11th Hour a 531 miglia. Quarto Team Malizia a 535 miglia. Holcim PRC si trova a 2.600 miglia dallo scoring gate della Tasmania.

Va detto che la presenza della zona d’esclusione condizionerà moltissimo le strategie degli Imoca 60, limitati nelle opzioni a sud dell’Australia e della Nuova Zelanda, per non parlare dell’obbligo di risalire in latitudine prima della discesa verso Capo Horn, a conclusione della traversata del Pacifico australe.
Questa misura, unita ai pozzetti totalmente protetti degli Imoca 60 e alle barche affidate ai piloti automatici, sta invero togliendo un po’ di fascino a questa The Ocean Race. Mancano, infatti, le leggendarie immagini dei timonieri con le coperte spazzate dalle onde mentre i vecchi Volvo 70 filavano a più di 20 nodi nel Southern Ocean. Questi Imoca vanno veloci alle portanti, certo, ma la sensazione è che si perda quel fascino che aveva fatto la leggenda del giro del mondo in equipaggio, in cui il fattore umano era evidente. Barche, insomma, che ci sembrano più adatte a un Vendee Globe in solitario che a un giro del mondo in equipaggio.

Ne abbiamo parlato con gli skipper stessi dureante un collegamento in diretta con il Southern Ocean, in cui Robert Stanjek, skipper di GUYOT rientrato a Cape Town dopo la delaminazione allo scafo, ha spiegato come “Il confine tra sicurezza e prestazioni sugli Imoca 60 portati in equipaggio completo, sia davvero sottile. La gestione della barca, portata sempre al massimo, non è affatto semplice nelle condizioni del Southern Ocean”.