Valencia– Le drammatiche immagini delle inondazioni nella Comunitat Valenciana hanno impressionato tutto il mondo. Grazie al podcast del collega spagnolo Jaume Soler, possiamo documentare la testimonianza della presidente del Real Club Nautico de Valencia Marisa Arlandis, che ricostruisce le terribili ore della notte del 29 ottobre e racconta come il RCNV si sia attivato con i propri mezzi per aiutare nella gestione dell’emergenza.
Al momento si contano 222 morti oltre a danni enorme alle infrastrutture. Il Governo Centrale guidato da Pedro Sànchez ha stanziato questa mattina un piano di aiuti per 10.600 milioni di euro.
Marisa Arlandis racconta quanto segue (dal minuto 7:18):
“Siamo costernati, tristi, partecipi e sorpresi, perché è una situazione che è arrivata con una dimensione catastrofica che ha superato tutte le aspettative per situazioni simili. La realtà è abbastanza dura, a livello umanitario è difficile e molto complicata da accettare per quelli che hanno perso assolutamente tutto e ancor più per quelli che hanno perso familiari e amici.
Noi, come molti sanno, ci troviamo nel lato sud del porto di Valencia, giusto al lato della nuova foce del fiume Turia, che fu realizzata dopo la grande alluvione del 1957. Il problema non lo abbiamo vissuto a Valencia città, a nord del Turia non c’è stato alcun problema mentre a sud del fiume è la catastrofe assoluta.
La sera del 29 ottobre, verso le 23, ho ricevuto delle chiamate telefoniche dagli assessori del Comune di Valencia. Ero già in pigiama e mi sono detta che era strano. Ho richiamato e sono rimasta sorpresa da quanto mi hanno detto. Era una chiamata diretta della sindaco di Valencia e del centro di coordinamento d’emergenza che si stavano mettendo in contatto con noi, perché loro conoscono bene le nostre infrastrutture e soprattutto i nostri mezzi.
Mi dissero che erano già in piena emergenza e avevano bisogno dei nostri mezzi, dei nostri gommoni e di personale. Conoscoscendo i nostri mezzi, risposi subito che avevamo 21 gommoni e li misi subito a loro disposizione rapidamente. Mi risposero che ne aveva immediata urgenza e coordinandomi con il capo dei pompieri, ci mettemmo immediatamente a loro disposizione con gommoni e skipper. Ovviamente avevano bisogno anche di persone addestrato. Iniziammo subito a organizzare gli equipaggi, dispositivi d’emergenza, gommoni e rimorchi perché i mezzi dovevano essere spostati lì dove ce ne fosse stato bisogno. Una notte assai stressante. Tramite le nostre chat, quella di ILCA, Snipe, altura, croceristi, abbiamo fatto delle chiamate di convocazione. Direttamente ho chiamato i 4-5 skipper che sapevo essere addestrati per situazioni urgenti, di difficoltà in mare e di cui avevo la massima fiducia. E che in dieci minuti potevamo essere al club. C’era bisogno d’urgenza e d’esperienza specifica. Ci siamo ritrovati in una trentina di persone, chi si occupava di mettere i gommoni sui rimorchi stradali, chi di preparare le attrezzature d’emergenza, chi i beni di prima necessità. Alla fine siamo riusciti a mettere in strada i mezzi e ci siamo messi a disposizione delle autorità, lì dove ce ne fosse stato bisogno.
E’ stata un’azione coordinata con il Comune di Valencia, con i pompieri, con la protezione civile. Si trattava di salvare quante più persone possibili, soprattutto nelle zone più colpite a sud di Valencia: Paiporta, Aldaya, Picanya che si erano inondate rapidamente dato che erano soggette a tutta l’acqua che stava scendendo rapidamente dal bacino del Jucàr, dalle cittadine di Requena e Utiel.
Una notte intensa, era tutto collassato. Abbiamo contribuito a salvare una quarantina di persona e questa è la cosa più importante per noi. Trenta in stato molto critico. Ce n’erano alcune che erano da ore appese a un lampione o altre che stavano su una cancellata di una fabbrica con l’acqua fino al collo. Gente che si era rifugiata dentro a un camion, in una posizione assai pericolosa. Non so realmente come fossero arrivati fin lì. Erano imprigionati dentro, con il livello dell’acqua che continuava a salire.
Cose molto drammatiche in cui la nostra gente è riuscita a partecipare senza alcun interesse personale. I comportamenti degli skipper più esperti sono stati molto utili nel gestire alcune situazioni agli ordini dei pompieri. Io sono rimasta tutta la notte a coordinare nel Club, facendo da contatto con il Comune e i pompieri per inviare i nostri mezzi lì dove serviva. E’ stato assai complesso e non abbiamo potuto far tutto ciò che avremmo voluto. Noi non abbiamo mezzi appositamente pensati per il salvataggio, che pescano poco. Siamo arrivati a varare mezzi, che normalmente movimentiamo con gru, a mano con una decina di persone a operare insieme ai pompieri. Le usavano dove ritenevano fosse necessario ma in alcuni casi pescavano troppo ed era difficile operare. Abbiamo quindi dovuto spostarci tra diverse località, per poter riuscire a operare con risultati. Nella zona di Sedavì, per esempio, lanciarono il gommone a mano, direttamente dall’autostrada riuscendo poi a salvare una trentina di persone.
Voglio ringraziare tutto il nostro personale, trasmettendogli quanto ci ha detto il Comune di Valencia, che ci ha ringraziato per tutto il lavoro che abbiamo fatto in un momento chiave. Siamo ancora a disposizione dei mezzi d’emergenza e siamo in costante contatto per ogni cosa di cui ci sia bisogno. Abbiamo anche messo a disposizione le nostre cucine per qualunque necessità. Uno dei nostri ristoranti ha preparato 400 pasti caldi, che abbiamo inviato tramite un convoglio della Guardia Civil del Mar e il furgone della Federaciòn Valenciana de Vela. Tutto è un poco scoordinato, in realtà, ed è ancora difficile riuscire a raggiungere alcune zone.
C’è adesso un vero fiume di gente che sta aiutando, ma occorre farlo in modo coordinato perché altrimenti si intasano le vie d’accesso. Ci sono persone che si fanno 15-20 km a piedi, con una pala, per raggiungere le zone d’emergenza. Restiamo in collaborazione con le istituzioni e qui al RCNV abbiamo un punto di raccolta e di distribuzione di cibo, coperte, prodotti d’igiene. Vi sono paesini a cui ancora non si è arrivati, fino a trenta chilometri da Valencia. Ci stanno arrivando anche offerte d’aiuto da grandi gruppi industriali, che mettiamo in contatto con il coordinamento d’emergenza del Comune di Valencia. A Chiva la situazione è particolarmente dura e pare che ci siano ancora molte vittime da trovare.
Abbiamo messo a disposizione anche i nostri spazi e i nostri spogliatoi, che sono molto grandi. Al momento l’attività del Club è sospesa. Non c’è navigabilità in sicurezza per i molti residui galleggianti arrivati dal Turia e il porto è chiuso all’attività sportiva e diportistica. Noi siamo a disposizione come punto di raccolta. Non siamo gli unici, ovviamente, tutta la Spagna ci sta aiutando. Come RCNV siamo a disposizione, come spazi e personale, per qualsiasi aiuto logistico e pratico.
Ora siamo in attesa che l’esercito entri finalmente nella zona a sud di Valencia, la zona zero di Paiporta, e ci metteremo agli ordini di chi è un professionista di queste situazioni”.
Un racconto drammatico e autentico. Ringraziamo il collega Jaume Soler per averci messo a disposizione il suo podcast.
Ricordiamo che il Real Club Nautico de Valencia è uno dei club sportivi più grandi di tutta la Spagna. Gestisce oltre mille posti barca e ha infrastrutture sportive all’avanguardia. Il RCNV ospiterà i prossimi Campionati del Mondo dei singoli olimpici nel 2026. Valencia è anche città candidata a ospitare la 38th America’s Cup, ma ovviamente ogni considerazione in questo senso è sospesa fino alla fine dell’emergenza.