Les Sables d’Olonne- E’ un Giancarlo Pedote centrato nel suo consueto “conterà arrivare alla fine”, quello che si presenta ai media italiani oggi a Les Sables d’Olone, a tre giorni dal via del decimo Vendee Globe, che partirà domenica 10 novembre alle 13:02 da Les Sables d’Olone. Con il suo Imoca 60 foiling del 2015 Prysmian e unico italiano tra i 40 skipper in regata, il velista fiorentino è alla sua seconda partecipazione consecutiva al giro del mondo in solitario senza scalo e senza assistenza dopo quella del 2020, in cui concluse all’ottavo posto.
“I miei favoriti? Da quando ho visto negli ultimi mesi potrei dire Charlie Dalin su Macif Santé Prevoyance e Yoann Richomme su Paprec Arkea. Credo, però, che una regata così sia impronosticabile e per quanto mi riguarda non voglio parlare di aspettative, perché non raggiungerle potrebbe provocare frustrazione e sono convinto che l’affidabilità sarà decisiva. Nessuno me lo toglie dalla testa. Non rompere nulla ti consente di arrivare in fondo e l’ottavo posto di quattro anni fa è solo un buon piazzamento a cui non voglio però pensare. Mi rendo conto che con la mia barca del 2015, che è stata sì aggiornata ma che non può competere in determinate condizioni con gran parte delle 19 barche varate negli ultimi tre anni, arrivare alla fine senza avarie sarà una delle condizioni per far bene”.
Il Vendee Globe rinnova quindi la sua leggenda, con la consueta invasione di pubblico sulle banchine di Les Sables d’Olonne. Il giro del mondo in solitario, che ha in Yannick Bestaven il campione uscente, non ha mezze misure. Si parte da Les Sables d’Olone, in Vandea, e si ritorna a Les Sables dopo aver lasciato a sinistra i tre grandi Capi: Buona Speranza, Leeuwin e Horn. Chi si ferma in un porto e riceve assistenza viene squalificato. Nel 2020-21 il tempo del vincitore fu 80 giorni 3 ore e 44 minuti. In meno di 24 ore arrivarono altri sette solitari, tra cui appunto Giancarlo Pedote con Prysmian, ottavo, che impiegò 80 giorni e 22 ore.
Gli Imoca 60 foil sono ormai delle macchine da corsa oceanica, dove il velista non esce praticamente mai dal suo abitacolo e dove tutto si basa nel seguire h24 il pilota automatico e i target del software di navigazione e di gestione dei carichi. “La vita a bordo è dura dal punto di vista fisico e praticamente non vediamo più il mare”, dice Pedote, “per dormire mi devo legare e diventa difficile persino cucinare a causa dei continui sbalzi della barca sui foil. Devi per forza seguire gli strumenti e la percezione di quanto facciamo è cambiata moltissimo. Rivedendo i primi Imoca 60 con derive e questi Imoca foiling di terza generazione, beh, si tratta ormai di due discipline differenti. Non recrimino, ho scelto questa vita e va benissimo così, solo noto che questa disciplina sta cambiando velocemente. Quasi non te ne accorgi, come quando riempi una borraccia una goccia d’acqua alla volta, ma alla fine hai qualcosa di diverso da quando avevi iniziato”.
Come già nella The Ocean Race in equipaggio, questi Imoca 60 sono veloci sì, ma fanno in un certo modo rimpiangere i giri del mondo con le coperte spazzate dall’acqua. Ormai gli skipper restano chiusi nei loro abitacoli e tutte le manovre sono gestite dall’interno. Sarebbe impensabile, del resto, stare in coperta o in pozzetto a quelle velocità e con getti d’acqua spray a 25-30 nodi che spazzano di continuo la barca. Resta, però, il dubbio se questa sia davvero la strada migliore per una vela oceanica che dal rapporto tra uomo e mare ha sempre tratto il suo fascino. Le decine di migliaia di persone presenti a Les Sables, infatti, sono attratte proprio da questa leggenda di un uomo che gira il mondo da solo a vela, non certo dai record di velocità.
A proposito di velocità, Pedote spiega come le prestazioni del suo Prysmian siano migliorate con i recenti cantieri e la nuova prua, ma che “Nel frattempo anche gli altri sono migliorati e hanno fatto ricerca, nessuno qui se ne sta sul divano a guardare telenovelas, ma hanno barche velocissime. Io preferisco mantenere la mia scelta di priorizzare l’affidabilità, se per esempio rompi un timone devi semplicemente ritirarti, non ci sono alternative. Se hai un’avaria grave, non regati il giorno dopo come in America’s Cup, ma di fatto comprometti il risultato finale”.
Per il lato umano della regata, Pedote dichiara che: “A poche ore dalla partenza della Vendée Globe, le emozioni sono intense e contrastanti. Da un lato c’è l’adrenalina e la voglia di tornare a sfidare il mare aperto, dall’altro la consapevolezza che ogni miglio percorso sarà una prova per me, come navigatore e come uomo. Vivere questo momento significa staccarsi da tutto, dalle proprie abitudini, dagli affetti più cari, e fare i conti con sé stessi e con il mare, in un viaggio che dura diversi mesi e che ti mette a nudo in ogni senso. È una prova fisica e mentale, ma anche emotiva: essere lontano dalla mia famiglia, da mia moglie e dai miei figli, è la parte più difficile. Ma loro sono sempre con me, in ogni pensiero, e sono la mia forza quando le cose si fanno dure. In mare si è soli, ma al tempo stesso mai veramente soli.”
Tra gli impegni ufficiali al Villaggio Vendee, le richieste obbligatorie dell’organizzazione, i rapporti con gli sponsor e le interviste, Pedote dice di non veder l’ora di partire: “Restare al Villaggio è ormai stancante, la barca è pronta, io sono pronto e non vedo l’ora che sia domenica per trovare un po’ di silenzio e tranquillità”.
“Vedo che, nonostante sia ancora una regata molto francese, vi sono progetti italiani che stanno crescendo e potrebbero essere al via alla prossima edizione. So che quello di Francesca Clapcich è a buon punto, così come Ambrogio Beccaria ci sta lavorando”, conclude Pedote.
I quaranta skipper del Vendee Globe rappresentano dieci nazioni. La regata è appunto ancora molto francese, con ben 26 skipper transalpini a cui si aggiungono tre svizzeri, tre britannici, due tedeschi, un giapponese, un cinese, un ungherese, un belga e appunto l’italiano Pedote. Sono sei le donne in regata.
I nostri favoriti? Sicuramente Charlie Dalin, secondo nella scorsa edizione, e quel Louis Burton che regata sempre in modo aggressivo e appassionante.
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