Capo Horn- 55° 58′ 65″ S e 067° 17′ 25″ W. Queste le coordinate di una roccia alta, bruna e aguzza come i denti del diavolo che si spinge fino a spezzare il Southern Ocean. L’Everest di ogni marinaio. Il punto più temuto e, insieme, più desiderato. Capo Horn. Ed è da laggiù, all’estremità delle Americhe dove il Sud Pacifico e l’Atlantico australe s’incontrano, che tra la serata del 23 e la mattina del 24 dicembre transiteranno Yoann Richomme e Charlie Dalin, i due leader del Vendee Globe. Richomme, che ha seguito una rotta più settentrionale rispetto a Dalin, è tornato in testa da sabato sera e sembra destinato a transitare per primo lasciando il grande Capo alla sua sinistra.
Alle 19 CET di oggi domenica 22 dicembre, Paprec Arkea aveva costruito un vantaggio di 24,3 miglia su Macif, con ancora 630 miglia prima dell’Horn. Il duello tra Richomme e Dalin è uno dei più spettacolari nella storia del Vendee Globe e della vela oceanica. La loro continua sfida in velocità li ha portati ad avere un vantaggio di 1.200 miglia sul passaggio di Armel Le Cleac’h del 2016, con 47 giorni e 34 minuti da Les Sables a Capo Horn. Tutto lascia prevedere, quindi, che tale primato sarà migliorato così come quello tra la Tasmania e Capo Horn.
Seb Simon si è detto un po’ stanco con il suo Groupe Dubreuil che è salito a 409 miglia di distacco e pare destinato a doppiare l’Horn nel giorno di Natale.
Tra gli inseguitori da segnalare l’avaria di Sam Goodchild, decimo, che ha perso in mare la vela di prua. In un’ora, e con non pochi sforzi, l’inglese è riuscito a recuperare la vela e a ripartire.
Giancarlo Pedote ha faticato non poco a superare una zona d’alta pressione che lo ha tenuto a basse velocità per tutta la giornata di sabato. Prysmian oggi ha ripreso velocità e alle 19 era 19esimo a 3.988 miglia da Richomme.
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