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Londra, UK– A pochi giorni dal Mid Year Meeting di World Sailing, il futuro della vela olimpica, e con esso quello dell’attività di tutti i circoli velici, è quanto mai incerto. La governance di quella che era una volta la federazione internazionale, e oggi appare invece più un comitato intento a portare avanti un rinnovamento che sembra non conoscere le reali basi su cui si sviluppa l’attività velica, è stata sepolta da oltre ottanta Submission. Le proposte in vista delle classi per Parigi 2024 sono tutto e il suo contrario. Vi è addirittura una proposta che cambierebbe tutte le classi tranne Nacra 17 (protetta dal già contestato presidente Kim Andersen) e 49er.

Il concetto base di vela come sport di partecipazione, che nasce dalla frequentazione di yacht club e dallo sviluppo di classi nazionali, dall’esempio dei velisti più esperti, pare totalmente sconosciuto all’attuale board di World Sailing, che punta su una vela tutta velocità, capriole e scuffie, dall’esagerato uso di carburanti (per coach e gestori di regate) mentre si fa bella con una mano di “sustainability”, senza reali basi di flotte e limitata ad alcuni Paesi dai grandi mezzi. Il rischio di distruggere un mondo di circoli, velisti. ragazze e ragazzi che sognano un giorno di arrivare all’Olimpiade emulando le imprese dei grandi campioni della nostra disciplina, è concreto.
In più in World Sailing continuano a sottovalutare la causa anti-monopoli nei materiali olimpici, che invece sta procedendo rapida ed è già arrivata nelle sedi competenti della Comunità Europea. Una Causa che ha la potenzialità di ridimensionare a suon di sanzioni, per usare un eufemismo, i desideri di World Sailing. Si noti che non esiste alcun esempio in tutto lo sport di eventi che assegnano medaglie olimpiche o iridate con attrezzature monomarca. Pensateci, proprio non ci sono, dalle racchette da tennis agli sci, dalle biciclette ai bob… E invece World Sailing, invece di liberalizzare il mercato consentendo ai cantieri di produrre, pagando le dovute royalty ai detentori del marchio, le attrezzature che poi i consumatori finali (i velisti) sceglieranno, con evidenti benefici per qualità e costi, vorrebbe mantenere uno status quo di totale infrazione delle regole di mercato, basato su piccole lobby e rapporti specifici che privilegiano questo o quel produttore.
La lettera degli olimpionici
Su questi temi sono intrervenuti alcuni dei migliori velisti del momento, campioni che medaglie olimpiche le hanno già vinte e stanno impegnandosi per provare a vincerne altre. Una lettera aperta, pubblicata dal numero di maggio di Seahorse e rilanciata oggi dalla nota newsletter velica Scuttlebut Europe, ha il pregio di scoperchiare il vaso di Pandora delle macchinazioni del board di World Sailing. Lo fa dicendo cose semplici e note a chiunque faccia vela, ma che World Sailing pare far finta di non conoscere. Tra i firmatari appaiono Giles Scott, il finnista britannico oro olimpico a Rio 2016, il croato Sime Fantela, oro in 470 sempre a Rio, l’aussie Matthew Belcher, anche lui olimpionico di 470.

Photo Credit © Matias Capizzano
Questa la lettera aperta, nella nostra traduzione, con sotto la versione originale in inglese:
“Potreste non essere preoccupati dal fatto che l’Executive Committee di World Sailing intenda apportare cambiamenti notevoli per le Olimpiadi di Parigi 2024. E’ evidente però che chi si trova nella posizione di difendere il nostro sport e le sue caratteristiche, partendo dal livello dei club, capiscono il messaggio che stiamo cercando di spiegare, dato che crediamo per diverse ragioni che il futuro prossimo del nostro sport stia essendo messo a rischio. Molti di noi sono velisti che sono diventati olimpionici grazie agli yacht club che ci hanno accolto quando eravamo molto giovani e che hanno aiutato i nostri sogni. Alcuni di noi hanno poi fatto della vela una carriera professionale.
Ma è troppo facile per gli amministratori e per per quelli che controllano la vela allontanarsi da questo sport che erano stati chiamati a far crescere e gestire.
Basicamente il nostro sport è ed è sempre stato basato su tre pilastri fondamentali: i velisti, i club e le classi. La vela sta affrontando un periodo critico nel suo lungo coinvolgimento con le Olimpiadi ed è pericoloso pensare che “la cosa non mi riguarda”. Ebbene, ci riguarda.
La proposta più estrema di WS sposta il focus da classi accessibili come il Laser Radial a dei format ipertecnologici che richiedono un totale cambiamento di barche e attrezzature assai costose. E’ addirittura possibile che sino a otto su dieci delle attuali classi olimpiche siano scartate per Parigi 2024, distruggendo le speranze di innumerevoli giovani velisti che stanno sognando un giorno di rappresentare il loro circolo e la loro Nazione diventando loro stessi atleti olimpici. E ovviamente i velisti e i Paesi meno dotati di fondi economici sarebbero i più colpiti.
Ciò che virtualmente è un completo cambiamento nelle classi non solo distruggerà gli enormi investimenti fatti anno dopo anno da quelli che inseguono il sogno olimpico, ma esigerà un pesante pedaggio ai circoli velici che vogliono promuovere lo sport. La vela agonistica è basata sui club, dove i giovani velisti iniziano a navigare con le derive d’iniziazione, spesso dopo che gli altri soci li hanno aiutati a muovere i primi passi imparando a nuotare… L’acqua è la nostra arena.
Per tutti quelli che sono coinvolti nei circoli velici la questione che merita un’attenzione immediata è che il format olimpico sotto esame da WS vede il Finn, il 470 maschile e femminile, il windsurf maschile e femminile, il Laser e il Laser Radial tutti a rischio per la Regata Olimpica 2024. Solo il 49er e l’FX rimarrebbero. Il range dei pesi e delle corporature dei velisti (fattore fondamentale nella vela olimpica, che sin’ora ha sempre garantito a tutti i pesi di essere rappresentati, dai 60 ai 100 kg, Ndr) ammessi all’Olimpiade si ridurrebbe ancora di più.

Invece WS propone un radicale cambiamento ponendo l’enfasi sul foiling e sui materiali foiling, cosa già avvenuta nella flotta dei Nacra 17, con un sostanziale aumento dei costi e della complessità (certamente il foiling Nacra è spettacolare… ma in alcune condizioni è più lento del suo predecessore non foilante e ha un limite sui 23 nodi, che si riduce ancor di più con onda formata, ridicolo per una classe olimpica, Ndr).
Il piano è di usare la vela olimpica come veicolo per introdurre il kitesurf, sulla base di punteggi soggettivi, salti tra le onde, foiling, eventi da spiaggia tenuti non in una base velica olimpica ma in una nuova base di Olympic Surfing.
E’ nostra ferma opinione che il kitesurfing si sia guadagnato il diritto a essere considerato uno sport in proprio, e debba volare sui suoi propri meriti e non usare la vela per promuovere il suo desiderio di essere incluso nei Giochi Olimpici e i suoi interessi commerciali. La realtà è che il kitesurf non ha bisogno di un circolo velico per essere praticato… i “rider” solo devono portarsi dietro la loro attrezzatura e trovarsi una spiaggia. Ci sono anche azioni avanzate di Cause anti-trust e dispute su chi realmente detenga le attrezzature commerciali che saranno usate e i marchi che controlleranno le forniture.
Chi propone questi cambiamenti radicali a ciò che noi conosciamo come “vela olimpica” argomenta che è il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) a richiedere un tale cambiamento all’interno della sua Olympic Agenda 2020. Ma è lo stesso CIO a negare un tale arbitrario procedimento, asserendo solo che il CIO stesso è in negoziati con ognuna delle 35 federazioni degli sport olimpici.
Per molte buone ragioni un aspetto rilevante è l’equità di genere. Ma la vela ha sempre promosso le donne, cosa confermata solo un mese fa dall’ultima audizione degli atleti al CIO. La vela olimpica ha sempre avuto un 45 per cento di tasso di partecipazione femminile, ovvero la media totale attuale tra tutti gli sport olimpici.
Infine, questi aspetti cruciali sono stati messi a votazione per mezzo di un “voto elettronico”. Quanto distante dalla realtà della vela è un voto elettronico remoto? Nessun dibattito faccia a faccia tra i rappresentanti delle federazioni nazionali, invece un processo in remoto eseguito con un click del mouse… Il risultato potrebbe essere una serie di classi olimpiche interamente composto da classi monopoliste che pagano un fee.
I club, il tuo circolo velico, sono il fondamento della vela agonistica. Tu sei anche il potere alla base della tua federazione nazionale. Sono eletti da te e loro sono lì solo per rappresentare la tua visione.
Se tu sei contro tali preoccupanti cambiamenti epocali al nostro sport, allora è urgente che tu supporti questa richiesta al CIO e a WS: “La selezione dei materiali olimpici e degli eventi per Parigi 2024 deve essere sospesa dal CIO fino a che tutte le considerazioni coinvolte siano apertamente, democraticamente e trasparantemente votate, con attenzione particolare sugli effetti che tali drammatici cambiamenti di attrezzature avranno sui velisti che sognano di essere olimpici e sui club che hanno nutrito in loro sogni”.
Se sei d’accordo con le nostre preoccupazioni per favore contatta la tua propria federazione, dì al tuo club e alla tua associazione di classe di fare lo stesso e lavora a fondo per assicurarti che non supportino questa distruttiva proposta portata avanti dall’Executive Committee di World Sailing nelle prossime settimane.
Il tempo è poco. Il futuro del nostro sport è nelle mani di tutti voi.
Un gruppo di velisti preoccupati.
Sime Fantela
Giles Scott
Mathew Belcher
Hannah Mills
Luke Patience
Panagiotis Mantis
Victor Kovalenko (Coach)”
Inviate i vostri commenti sull’argomento, commentando questo articolo qui sotto o sui social.
E’ stata anche lanciata una petizione sul tema che sarà indirizzata all’EC di World Sailing:
Firmatela qui se siete d’accordo
Versione originale
Sailing Clubs: Time is Short
You may not be aware that the Executive Committee of World Sailing intend to bring major changes to the Paris Olympics of 2024. It is paramount that those who are in a position to defend our sport and its character, starting at club level, understand the message that we are trying to convey as we believe for many reasons that the very future of our sport is being put at risk. Some of us are sailors who became Olympians because of yacht clubs who embraced us when we were very young and supported our dreams. Some of us even went on to make sailing into a career.
But it is too easy for administrators and those who control sailing to become removed from the sport they have been appointed to help to manage.
Fundamentally our sport is and always has been based upon three fundamental pillars: sailors, clubs and classes. Sailing is facing a critical period in our long involvement in the Olympic Games and it is dangerous to think that ‘this does not matter to me’. Well, it does.
World Sailing’s far-reaching proposal moves the focus from accessible classes like the Laser Radial to a technology-driven format demanding wholesale replacement of expensively acquired boats and equipment. It is now possible that up to eight of the 10 current Olympic sailing disciplines will be dropped for Paris 2024 – crushing the hopes of countless young sailors who are dreaming of some day representing their club and country and becoming Olympians themselves. And of course the less well-funded the sailor – and the sailing nation – the more they will be hurt.
What is virtually a complete change in classes will not only wipe out the enormous investments made year after year by those chasing the Olympic dream, it will take a heavy toll on the sailing clubs that support the sport. Competitive sailing is based on the clubs, where young sailors start sailing in starter dinghies, often after members have helped them take their first step by learning to swim. The water is our arena.
For everyone involved in club sailing the issue that needs your immediate attention is that the Olympic format under consideration by World Sailing sees the Finn, 470 Men and Women, Windsurfer Men and Women, Laser and Laser Radial all possibly dropped for the 2024 Olympic Regatta. Only the 49er and 49erFX will remain. The range of sailor weights and body sizes with a place in Olympic sailing will reduce even further.
Instead World Sailing propose a wholesale switch of emphasis to foiling and foiling equipment, as has already happened to the Nacra 17 fleet – with the substantial increase in cost and complexity (certainly the foiling Nacra is spectacular… but in some conditions it is slower than its non-foiling predecessor).
The thrust is to use Olympic Sailing as a vehicle to introduce kitesurfing, a subjectively scored, wave-jumping, foiling, off-the-beach event held not at the Olympic Sailing venue but at a new Olympic Surfing venue.
It is our firm opinion that kitesurfing has earned its right to be called a sport of its own, and should fly on its own merits and not use sailing to promote its desire to be included in the Olympic Games – and its commercial interests. The reality is that one does not need a sailing club to go KiteSurfing – ‘riders’ just have to pack their gear and find a beach. There are also menacing issues of ongoing anti-trust lawsuits and disputes about who really owns the commercial equipment that will be used and the patents that will control supply.
The proponents of these wholesale changes to what we know as ‘Olympic sailing’ argue that the International Olympic Committee (IOC) demand such a switch within their Olympic Agenda 2020. Yet the IOC themselves deny any such arbitrary decrees – stating only that they remain in ‘ongoing negotiations’ with each of the 35 Olympic Sport Federations.
For good reason a major issue today is gender equality. But sailing has always promoted women – this was reconfirmed only this month by the IOC’s latest competitor audit. Olympic sailing already boasts a 45 per cent women’s participation rate – the average across all current Olympic sports.
Finally, these crucial issues are intended to be decided by means of an ‘electronic vote’. How removed from the grassroots of sailing is a remote electronic vote? No face-to-face debate between representatives of Member National Authorities, instead a remote process executed by the click of a mouse… The result could be an Olympic line-up made up entirely of fee-paying manufacturer classes.
The clubs – your sailing club – are the foundation of competitive sailing. You are also the power behind your Member National Authority. They are elected by you and they are only there to represent your views.
If you are against such hurried major changes to this sport then we urge you to back this demand to the IOC and World Sailing: ‘That the selection of sailing equipment and events for Paris 2024 be frozen by the IOC until all of the issues involved are openly, democratically and transparently scrutinised focusing in particular on the effects that dramatic changes of equipment have on the sailors who dream to be Olympians and on the sailing clubs who have nurtured their dreams.’
If you agree with our concerns please contact your own National Federation, tell your Yacht Club and Class Association to do the same and lobby hard to ensure it does not support the destructive proposals to be put forward by the World Sailing Executive Committee later this month.
Time is short. The future of our sport rests with each of you.
A group of concerned sailors.
Sime Fantela
Giles Scott
Mathew Belcher
Hannah Mills
Luke Patience
Panagiotis Mantis
Victor Kovalenko (Coach)
From the May issue of Seahorse magazine:
www.seahorsemagazine.com
May 2, 2018 @ 15:24
È assurda una cosa del genere. Eliminare gia nel 2024 8/10 classi olimpiche. Tutto questo preccupa i grandi dela vela ma sopratutto noi giovani che ogni giorno cerchiamo di dare il meglio per essere un passo avanti ad ogni avversario. Il bello delle classi olimpiche è che, prima di queste, c’è un percorso da fare passando per le classi giovanili. Ogni volta che ci si ritrova per un nazionale, europeo o mondiale si rittovano quelle persone con cui si è avversario in acqua ma grandi amici a terra. Ecco, questo è quello che fa della vela uno sport affascinate e perpetuo oltre al fatto che l’andare per mare sia una cosa straordinaria, passare e frontare ogni onda è sinonimo di non errendersi mai nella vita. Detto questo vorrei porre un interrogativo: secondo voi eliminando o alzando i costi delle imbarcazioni, quanti giovani vedranno nel loro futuro la vela professionistica? Quanti tra una decina di anni potranno vivere quello che noi abbiamo vissuto e viviamo oggi? La World Sailing ha pensato a tutto questo prima di prendere una decisione sulle classi olimpiche?
Ribadisco ancora il concetto che prima delle classi olimpiche esistono le classi giovanili.
Purtroppo il futuro è di noi giovani e i grandi, certe volte non vedono ciò che vediamo noi fino a quando non è stato perso.
In seguito alla via visione dei fatti auguro alla redazione di FARE VELA e ai lettori un BUON LAVORO E UNA SANA LETTURA,
Cordiali saluti
ROCCO LUIGI D’AMICO
May 2, 2018 @ 17:02
Ciao Rocco, ottimo commento. Hai colto nel segno. World Sailing rischia di rovinare un’intera filiera che parte dai giovani e, attraverso i circoli velici, arriva su su fino alla vela professionale. Buon vento a te,
May 4, 2018 @ 16:16
L’accenno alla vela professionista mi lascia perplesso. Mai conosciuto in 40 anni qualcuno che ha portato a casa la pagnotta con la vela. Forse 10-20 persone negli anni ’80 e 10 nei ’90. Ma da allora in poi nessuno più. In barca negli anni ’80 poi ci si andava per il piacere di stare con gli amici, nessuno pensava alle olimpiadi come obiettivo. Era tutto semplice: nessun certificato, NESSUNA Assicurazione, costi d’ iscrizioni accettabili, nessuna burocrazia. Mho per fare du’ bordi di bolina in regata devi perdere due mesi per le burocrazie e accedere a un mutuo per coprire tutte le spese necessarie solamente ad iscriverti ad una regata… poi arriva tutto il resto
May 3, 2018 @ 09:53
Non si può che condividere la preoccupazione dei firmatari.
Il Circolo Velico è dovunque e da sempre il motore, il punto di socializzazione, il catalizzatore delle passioni, il crogiolo dei futuri campioni.
L’abbandono progressivo delle classi più diffuse e tradizionali a favore dei nuovi “strumenti” di acrobazia e velocità, mette a nudo l’ambizione/necessità di WS di rendere la vela sempre più adrenalinica e spettacolare per le note esigenze di cassa e di sopravvivenza in un mondo olimpico ormai dominato dagli interessi degli sponsor (TV in primis). Ma le nuove classi, per i costi, i monopoli, i continui aggiornamenti e la modesta qualità strutturale (leggi durata), sono praticamente “inaccessibili” alle possibilità , non solo della maggior parte dei Circoli, ma addirittura di un gran numero di Federazioni, a cui mancano le necessarie, spropositate risorse economiche.
Contro questo gigantesco sbarramento cozzano intere generazioni di giovani, appena escono dalle scuole e dalle attività sociali, per i quali il sogno olimpico resterà appunto… un “miraggio”.
Evidentemente WS, non da oggi, vive fuori da questo mondo reale, dominata dalle lobby dei costruttori ed infiltrata sempre più dalle organizzazioni di Classe, che ne condizionano, se non addirittura ne dettano i programmi.
Ciò che amaramente stupisce è che nella pletorica struttura di WS sono numerosi i personaggi che hanno un passato di autentico prestigio. E’ a loro che bisogna rivolgersi, e credo che a loro sia indirizzata l’accorata lettera dei nuovi giovani campioni. Buon vento !
May 3, 2018 @ 16:32
Secondo me, guardandola stavolta con occhio professionale e non facendomi coinvolgere come velista, cercherei di capire meglio il perché la WS si stia orientando verso certe scelte. Non credo che sia tutto e solo ascrivibile agli interessi economici dei costruttori delle nuove classi o alla miopia della WS
Provo a fare qualche ipotesi: la vela olimpica è una disciplina pesante per il paese che la organizza, spesso con investimenti considerevoli.
La costruzione delle basi a terra, l’organizzazione e gestione delle regate, a cui si contrappongono l’aleatorietà delle giornate di regata e una scarsa o nulla “visibilità” mediatica delle regate, comportano un ritorno improbabile in termini di media coverage e quindi un costo secco e in grande parte irrecuperabile per gli organizzatori.
Mi vengono in mente le olimpiadi invernali, con i loro enormi trampolini per il salto con gli sci o i lombriconi delle piste da bob, usati solo per le gare e poi dimenticati e lasciati in semiabbandono. E anche lo sci si sta trasformando, con l’ingresso del freestyle e dello snowboard , un po’ l’equivalente di kite e foiler.
Non mi stupisco quindi che la WS sia alla ricerca spasmodica di soluzioni per evitare che la vela prima o poi sia tolta dai Giochi e finisca in un calendario tutto suo.
Sono stupito del modo in cui lo fa, questo si.
Ma quindi cosa fare per mantenere vivo l’interesse per la vela olimpica?
Puntare sulla spettacolarizzazione delle gare/classi, come sta facendo la WS, a discapito della tecnicità e della accessibilità, o viceversa?
E quindi la vela olimpica deve rappresentare per forza la massima evoluzione (o spettacolarizzazione della vela), o invece rappresentare al meglio quello che la vela significa?
E siamo sicuri che con la spettacolarizzazione si risolva ogni problema di ritorno economico per gli organizzatori?
Perché se il problema è la visibilità/comprensibilità delle regate per il pubblico, non è che se organizzo regate con i kite improvvisamente sono tutti lì a guardare dei fazzoletti sullo schermo che filano come missiletti.
E se il problema invece fosse lo scarso coinvolgimento dello spettatore negli sport velistici?
Non mi sembra che vediamo tutti i giorni nei parchi o nelle palestre delle nostre città gente che si allena con il giavellotto, con il lancio del disco (no, non è il fresbee), tirando martelli, che corre saltando siepi e pozzanghere o che lancia pietre su laghetti ghiacciati.
Eppure sono sport olimpici. Che seguiamo con facilità e coinvolgimento quando li vediamo, e anche se magari non riusciamo ad apprezzare il gesto atletico, il tecnicismo che c’è dietro un salto in alto o un salto triplo, riconosciamo subito l’Atleta Italiano, lo seguiamo e facciamo il tifo per lui
Forse questo manca agli sport velici in genere: la fruibilità e la riconoscibilità della nazionalità e quindi l’identificazione, più che avere a disposizione l’ultimo sviluppo tecnologico che richiami i non appassionati.
Io suggerirei, invece di mettersi di punta contro la WS, di partire da suggerimenti di cose basiche su migliorare la fruibilità, e vedere come vanno.
Tipo colorare le rande, le ali, le vele con le bandiere nazionali. Non una bandierina, ma l’intera velatura principale. Tipo timone Alitalia, per capirci
Tanto le vele sono standard, tutti avrebbero vele più pesanti o più rigide, il peggioramento sarebbe per tutti.
Però sarebbero facilmente identificabili gli equipaggi, anche nelle regate viste da lontano si potrebbe sapere subito quale nazione è in testa
E poi l’obbligo di almeno una telecamerina a prua, giroscopica stabilizzata e rotante. Anche queste uguale per tutti e con posizionamento obbligato. E sulle boe.
Poi cambierei i percorsi (questi si) e alcune regole di ingaggio in boa, e sul chi si becca una penalità e perché, rendendo più immediatamente comprensibile chi è davanti e chi dietro e di quanto, insomma più simili ad un circuito delimitato, tipo AC45, che liberi di vagare alla ricerca del refolo
E rimetterei il Flying Dutchman, la più bella deriva mai creata, e anche la più oscenamente complicata che abbia mai portato .. ma questo è un problema tra me e la WS 🙂
May 4, 2018 @ 15:58
Mha, Oddio ….. con l’attuale partecipazione alle regate c’è poco da distruggere. Ci hanno pensato già in molti negli ultimi 20 anni ….. La vela invece di essere uno sport inclusivo ha fatto di tutto per divenire divisivo e i risultati sono che si cancellano regate per mancanza di iscritti o nei campionati si diventa “Campioni d’Italia” con 10 partecipanti. Avanti, continuiamo così, con assicurazioni, tessere, certificati e andremo tutti a giocare a bocce, almeno fino a quando anche loro non metteranno una bella assicurazione nel caso dovese cascare una boccia sul piede !!!!!