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Cronaca di un Oro annunciato (e ben costruito), il bilancio finale dell’Olimpiade azzurra

Enoshima– La Regata Olimpica è finita, evviva la vela olimpica. Già, perché quanto visto nella Sagami Bay di Enoshima conferma come per intensità, tecnica e umanità la vela a cinque cerchi sia il meglio a cui possa aspirare ogni amante dello sport. Autentiche. Spietate. Senza appelli, le regate olimpiche fanno la storia e riempiono l’animo. Si passa dalla gioia alle delusioni più amare, così come l’Oro, il podio e l’Inno consacrano chi li conquista al vertice dell’ammirazione comune. Citius, altius, fortius. L’Olimpiade è sempre lei, anche in tempi di pandemia.

Caterina Banti, Gabriele Bruni e Ruggero Tita al rientro in Italia

Il mito di Olimpia si è abbeverato del sudore dei nuovi samurai. Tra questi dieci vincenti, vi sono due ragazzi italiani, Ruggero Tita e Caterina Banti. L’All in della Federazione Italiana Vela presieduta da Francesco Ettorre e del DT Michele Marchesini ha avuto successo. Il CONI aveva chiesto alla FIV una medaglia, dopo 12 anni di delusioni, e medaglia è stata. Per di più d’Oro, con la vela sul tappeto rosso d’onore a Casa Italia e in prima serata sulla RAI.
Per farlo la FIV ha scelto di concentrare tutte le munizioni sull’obiettivo più concreto, la classe Nacra 17 dove per tutto il quadriennio gli equipaggi italiani, gli stessi Tita-Banti e Bissaro-Frascari, avevano dominato le regate di tutto il circuito.
Ruggi Tita e Cate Banti hanno fatto il resto, insieme al coach Gabriele Bruni, mettendosi sotto nel modo giusto, quello dei vincenti, fatto di lavoro, lavoro e poi ancora lavoro, ricerca certosina della velocità e tanta umiltà in infinite sessioni d’allenamento a Cagliari, Trapani e Marina di Ragusa.

Ruggero Tita ha un lungo cursus honorum. Vanta un titolo italiano Optimist e uno mondiale in RS Feva nelle giovanili, a cui è seguita una continua scalata della piramide olimpica, passando dal purgatorio del 49er a Rio 2016 fino alla conquista del paradiso con la regata perfetta sfrecciando sui foil sotto al Monte Fuji. Oro olimpico a 29 anni, non senza aver conseguito una laurea in ingegneria informatica e aver costruito un metodo di lavoro fatto di serietà e concretezza regatando per le Fiamme Gialle.
La stessa tranquillità con cui Ruggi e Cate hanno celebrato la loro vittoria. Una gioia controllata anche nel momento dell’arrivo della Medal Race decisiva, testimonia come il loro Oro fosse davvero annunciato. Una medaglia costruita passo dopo passo, virata dopo virata, strambata dopo strambata, come ha scritto Ganga Bruni nel suo commento della vittoria.

Caterina Banti, 32 anni, da Roma sponda Aniene, una laurea in studi islamici, si è giovata della razionalità araba per completare Tita, evitando le tensioni e smussando anche quella paura di vincere che in molte occasioni passate aveva tarpato le ali ai velisti italiani arrivati a un passo dalla vetta.

L’Italia porta a casa l’Oro nei Nacra, il quinto posto e la delusione intima di Mattia Camboni negli RS:X uomini, arrivato a un passo dalla medaglia e vittima, insieme alla stessa FIV, di quella tensione del momento decisivo che ha frantumato le certezze costruite in una serie splendida e concreta, il bellissimo quarto posto di Marta Maggetti negli RS:X donne, il settimo posto di Silvia Zennaro, che ha preferito tentare l’impossibile piuttosto che accontentarsi (brava Silvia) della conquista della Medal Race nei Laser Radial, il bel sesto posto di Giacomo Ferrari e Giulio Calabrò nei 470 uomini e il tredicesimo di Elena Berta e Bianca Caruso nei 470 donne, uniche a mancare la Medal Race.

La delusione di Mattia Camboni. Foto SailingEnergy

Un po’ di numeri
Va detto che l’Italia aveva mancato la qualificazione nei Laser Standard, nei Finn, nei 49er e negli FX, lasciando a casa quattro classi su dieci. Soprattutto l’esclusione del Laser, e la conseguente assenza di un singolista italiano dall’Olimpiade (fatto accadutro in precedenza solo a Tallinn 1980), dovrà essere vista come un buco da riempire al più presto, coltivando la crescita internazionale dei molti ragazzi italiani che fanno benissimo nelle regate giovanili (ultimi Mattia Cesana, vincitore del Mondiale Youth pochi giorni fa, e Marco Gradoni, già a suo agio nel 470 mixed).

La media dei piazzamenti nelle sei classi presenti fa un 6,0 tondo tondo. Se aggiungiamo le quattro classi non presenti, assegnando un DNC (iscritti più uno) nella classi non qualificate, la media terorica sulle dieci classi diventa un 13,4. Un risultato più che buono per l’elite, ma che dovrà essere aumentato nella media complessiva.

La FIV ovviamente è soddisfatta e ne ha ben donde. Il CONI di Giovanni Malagò aveva chiesto medaglia e Oro è stato. Ricordiamo che l’Italia non vinceva medaglie da Qingdao 2008 (Sensini argento e Romero bronzo) e un Oro da Sydney 2000 (Alessandra Sensini nel winbdsurf).

Berecz, Scott e Cardona sul podio olimpico. Foto SailingEnergy

Il medagliere non mente mai e conferma la Gran Bretagna come potenza leader della vela olimpica, con 3 ori, un argento e un bronzo (5 medaglie totali), seguita dall’Australia (due ori) e dall’Olanda (un oro e due bronzi). L’Italia è quinta nel medagliere grazie all’Oro di Tita-Banti, insieme a Danimarca (oro della Rindom nei Radial) e Brasile (oro di Grael-Kunze negli FX).
Sono 16 le nazioni andate a medaglia e la migliore nel rapporto presenze/Medal Race è l’Olanda 7/7, seguita dalla Gran Bretagna 9/10. L’Italia ha conquistato 5 Medal su sei classi in cui era presente. La Spagna, che ha vinto due bronzi, era presente in sei medal race sulle 10 classi qualificate.
Fanno stupore le zero medaglie per gli Stati Uniti, che ha qualificato in Medal solo tre equipaggi sui nove presenti. Paul Cayard, neo direttore tecnico della squadra olimpica americana, avrà di che lavorare.
La potenza Nuova Zelanda, vincitrice dell’America’s Cup, si deve accontentare di un solo argento, quello di Peter Burling e Blair Tuke nei 49er.

Le uniche nazioni presenti in tutte e dieci le classi erano Gran Bretagna, Spagna e l’ospitante Giappone.

Il medagliere (ori/argenti(bronzi)

1.GBR 3-1-1 (5)
2.AUS 2-0-0 (2)
3.NED 1-0-2 (3)
4.CHN 1-0-1 (2)
5.ITA 1-0-0 (1)
5.DEN 1-0-0 (1)
5.BRA 1-0-0 (1)
8.FRA 0-2-1 (3)
9.SWE 0-2-0 (2)
10.GER 0-1-2 (3)
11.CRO 0-1-0 (1)
11.HUN 0-1-0 (1)
11.NZL 0-1-0 (1)
11.POL 0-1-0 (1)
15.ESP 0-0-2 (2)
16.NOR 0-0-1 (1)

Il podio degli FX, con Grael-Kunze che bissano la vittoria di Rio. Foto SailingEnergy

Le storie
Il Finn celebra la sua leggenda olimpica con l’ultima partecipazione a Cinque Cerchi. Giles Scott onora il singolo dei campioni, che all’Olimpiade mancherà, confermando il suo Oro di Rio dopo ben sei vittorie su dieci prove e una Medal in rimonta dopo una partenza anticipata.
Martine Grael raddoppia anche lei e si conferma al vertice degli FX, facendo contento papà Torben, direttore tecnico della squadra brasiliana. Anne-Marie Rindom sigilla il recente dominio sui Laser Radial rimediando un momento di crisi a fine serie. Matt Wearn prosegue il dominio australiano sui Laser che dura ormai dal 2008, ma resta l’icona di Robert Scheidt che a 48 anni conquista comunque un ottavo posto nella più atletica e aerobica delle classi olimpiche.
Nei 49er i britannici Dylan Fletcher e Stuart Bithell fanno un dispetto ai favoritissimi kiwi Burling-Tuke.

Kiran Badloe

Favoriti invece nettamente vincenti nelle altre classi: l’olandese Badloe negli RS:X uomini, la cinese Lu negli RS:X donne, gli aussie Belcher-Ryan nei 470 uomini, le britanniche Mills-McIntyre nel 470 donne e… Ruggero Tita e Caterina Marianna Banti nei Nacra 17. Erano loro i favoriti e proprio loro due (tre con Ganga Bruni) hanno saputo cogliere il massimo alloro sportivo. Una medaglia conquistata con la forza interiore e la calma dei vincenti. Chapeau.

Le dichiarazioni del presidente FIV Francesco Ettorre a fine Olimpiade

Le dichiarazioni del DT Michele Marchesini a fine Olimpiade

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