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La corsa a World Sailing: Riccardo Simoneschi si candida al board, Gerardo Seeliger parla a Fare Vela

Milano– La situazione in cui versa World Sailing impone un cambio. La lotta per la successione al discusso Kim Andersen si è già aperta e conta su ampi favori tra le MNA (le federazioni nazionali) che il prossimo 1 novembre all’Assemblea di Abu Dhabi dovranno eleggere il prossimo presidente della vela mondiale.

Come noto si è già candidato lo spagnolo Gerardo Seeliger, business man e dirigente internazionale di lunga data e tutt’ora regatante nella classe Finn. Il danese Kim Andersen da parte sua ha annunciato che intende correre ancora e pare contare sull’appoggio residuo dei paesi scandinavi, Inghilterra e altre nazioni minori.

Gerardo Seeliger in Finn. Seeliger, 72 anni, madrileno con vasta esperienza professionale internazionale, è candidato alla presidenza di World Sailing. Foto Robert Deaves

Il rinnovamento di World Sailing, che dovrà si spera tornare a un ente di servizio per la vela e per i velisti, passa anche attraverso l’elezione dei nove vice-presidenti (cinque uomini e quattro donne per lo statuto WS) che vanno a comporre il Board. Tra i candidati, secondo quanto risulta a Fare Vela, vi sono ben tre italiani: oltre a Walter Cavallucci, dirigente già membro del Council, c’è Luca Devoti e, notizia di oggi, anche Riccardo Simoneschi, che ha annunciato la sua intenzione a candidarsi.

Fare Vela ha sentito sul tema proprio Gerardo Seeliger, il candidato alternativo a Kim Andersen, che ci ha dichiarato:

“Per quelli di noi che hanno goduto della vela a tutti i livelli e in molte classi, così come hanno avuto successo nel business e nella gestione sportiva, questo è il momento di fare un passo in avanti per rimettere in sesto World Sailing, per proteggere e far crescere lo sport che amiamo.
Sono profondamente onorato di avere il supporto e l’amicizia dei velisti e dei dirigenti in Italia. Senz’altro l’Italia deve essere orgogliosa di avere dei candidati altamente qualificati, con esperienza e completamente dedicati in modo volontario in un momento critico e decisivo come questo”.

Per approfondire la necessità di cambiamento abbiamo sentito nel dettaglio Riccardo Simoneschi. Il velista e dirigente genovese, con trascorsi importanti come sportivo e come presidente della classe Star ISCYRA e della classe Melges 24 oltre che direttore sportivo dello Yacht Club Italiano e organizzatore di eventi, ha una lunga esperienza all’interno di World Sailing (ex ISAF) ed è attualmente membro dell’Events Committee.

Riccardo Simoneschi, 60 anni, genovese. Si è candidato alla vicepresidenza di World Sailing. Foto Contin

“Sono 25 anni che sono dentro World Sailing”, esordisce Simoneschi, “dove ho ottenuto una serie di posizioni e successi, sempre legati alla capacità di ottenere un risultato e raggiungere degli obiettivi. Credo che in questo momento l’esperienza sia necessaria. Tutti quelli che si troveranno a correre per il Board di World Sailing dovranno essere indipendenti, meno politici e soprattutto persone disposte con passione a mettere il proprio bagaglio d’esperienza a disposizione della vela per rimettere in sesto World Sailing”.

Ma come vede l’attuale World Sailing Simoneschi?
“World Sailing è in una situazione economica drammatica, che ormai si è palesata, inoltre c’è uno scollamento consolidato tra la base e la dirigenza. Ha anche un problema atavico, di essere troppo focalizzata sulla vela olimpica, dimenticando la moltissima vela che si fa in tutto il mondo. Si trova in un momento in cui non sta facendo nulla per contrastare la concorrenza a livello mondiale di altri sport per guadagnare fette di appassionati. E’ una federazione talmente incentrata su se stessa, che non si accorge più che il suo compito sarebbe quello di promuovere lo sport della vela in tutti i Paesi dove deve crescere e potenziarla dove già esiste”.

Simoneschi non vuole entrare nei dettagli, ma è cronaca di questi mesi la polemica sull’esoso affitto della nuova sede londinese di WS al posto di quella ben più abbordabile a Southampton, nella tradizionale Ariadne House ancora “sfitta”, le cui dinamiche sono state oggetto di un passo falso clamoroso da parte di Kim Andersen. Vi è poi la rincorsa di sponsor mai manifestatisi, messa a bilancio “a priori” e la rincorsa delle sovvenzioni del Governo britannico post Coronavirus.

Parlando di un problema occorre sempre identificare delle soluzioni. Quali dovrebbero essere per Simoneschi?
“Spendere i fondi con trasparenza”, dice subito Simoneschi, “Ci sono diversi movimenti intorno a World Sailing e credo che la candidatura di Gerardo Seeliger possa essere trainante, per creare un Board dove le cariche possano essere decise a livello pratico e di gruppo. Il consenso attorno a lui sta crescendo in modo trasversale. Siamo legati tutti dagli stessi principi. Riavvicinare la base dello sport, far tornare in acqua i giovani, vederne sempre di più, aumentare il numero dei Paesi coinvolti. Perdere quella visione che aveva puntato tutto su degli aspetti elitistici, che sì devono esserci ma che non possono vivere da soli senza la base.

World Sailing ha completamente perso di vista una visione generale, generando dei prodotti confusi, che non si mantengono e che hanno spezzato il contatto con la base. Si pensi alla World Cup, che è diventata molto diversa da come era stata concepita all’inizio, perdendo il suo appeal in termini di numeri. Un fenomeno che purtroppo ha fatto sì che ormai in quasi tutti i Paesi si faccia fatica a mettere insieme un Campionato Nazionale di classi olimpiche, a parte il Laser e il Finn che vive del suo movimento Master, ritrovandoci spesso con 8-10 barche, che è nulla.
E non vale solo per l’Italia, ma anche per Francia, Germania e altri Paesi. Alla ricerca di un qualcosa, che poi non è stato sostenuto dalle necessarie mosse strategiche e mediatiche, si è perso il contatto con la realtà della base.
Bisogna tornare a considerare la vela in tutte le sue discipline, che sono moltissime. Certo, World Sailing, come tutte le federazioni, segue i soldi delle Olimpiadi, ma la promozione del nostro sport va molto oltre, anche presso il CIO. Il Comitato Olimpico Internazionale dà delle indicazioni, ma alla fine prende quello che c’è, mentre noi lo abbiamo invece utilizzato per ragioni politiche o commerciali di vario genere”.

La World Cup, diciamolo, è stata un fallimento… ”
La World Cup è andata in difficoltà quando invece di usare il progetto originale si sono inseguiti sogni di grandezza e modelli non realizzabili. La World Cup come era stata concepita doveva arrivare dalla base al top, attraverso una selezione graduale che portava i migliori al vertice ma non spezzava il meccanismo di contatto con la base dei praticanti. E le grandi classiche, Kiel, Hyeres, Palma, Genova, quelle da migliaia di velisti, facevano parte di questo progetto.

La gente va in barca a vela in regata perché a livello locale deve trovare soddisfazione e divertimento. Tra loro vi sarà un gruppo sufficientemente pronto che si sentirà in grado di raggiungere il livello più alto nazionale, e poi ancor più internazionale. Dando anche delle rotte certe a chi della vela vuole fare la sua professione”.

Simoneschi insiste sulla necessità di fare uno stacco dall’era Andersen. Guardare avanti. “La barca è rovesciata. Come la raddrizzo?”, chiosa il dirigente genovese.
“World Sailing sembra aver capito che ha bisogno di avere persone che vadano nel Board per darsi da fare, non per autorealizzazione o per farsi qualche giro per il mondo. Certo, non sarà facile, soprattutto dopo questa crisi COVID-19, andranno fatti dei tagli e delle scelte complicate, ma è certo che World Sailing ha bisogno di persone d’esperienza”.

Parliamo di classi olimpiche. Simoneschi fa parte dell’Events Committee, quindi ha preso parte dal di dentro alle dinamiche che hanno originato l’attualoe e contorto slot per il 2024.
“Continuano le voci insistenti sul fatto che le Olimpiadi potrebbero addirittura andare al 2022. Vediamo cosa i giapponesi saranno in grado di fare. Lo slot attuale è un ibrido politico uscito da una sequenza di processi decisionali veramente mal comndotti, sia all’interno dell’Events Committee sia del Council. Tengo a sottolineare che, pur essendo tra i primi ad aver organizzato eventi di double Offshore ed essendo in linea di principio favorevole a una medaglia offshore, al momento in cui si è deciso di procedere con il voto segreto, ho ricusato il mio voto e ho deciso di votare palesemente contro il keelboat. Non ero contrario all’idea in sé, ma a tutto il processo politico e decisionale che era stato messo in atto per arrivare a quella situazione. Il tutto in un sistema che era totalmente inconsapevole delle difficoltà organizzative e di reperimento delle imbarcazioni che avremmo dovuto affrontare.
Uno slot frutto di una gestione approssimativa del processo. A errore si è risposto con un altro errore. Non solo, con la crisi COVID e le Olimpiadi spostate di un anno vedo molto difficile per tutte le federazioni mettere in pista delle campagne olimpiche su tre anni con delle classi nuove. Di fatto si dovrebbe gestire uno sdoppiamento di classi per un anno. Molto complicato.

Il tema del Gender Equity è una tendenza portata avanti dal Comitato Olimpico Internazionale, che per qualche motivo il presidente di WS ha voluto portare avanti in modo quasi maniacale. La mia esperienza di rapporti con il CIO dice che loro ascoltano le federazioni e le loro proposte al fine di presentare il programma migliore. Una tendenza non è un obbligo, invece pare che nella vela sia stata utilizzata con questa accezione. Troppi mix non sono una cosa positiva.
Il tema dell’offshore potrebbe dare risposte alla questione dell’allargamento del rapporto con la reale base dei praticanti e dei cantieri, velerie, attrezzisti. Potrebbe avere un appeal mediatico, grazie ai contatti social durante l’evento. Ha, però, anche una serie di problemi notevoli: costi, barche davvero uguali, interessi economici sotto gli occhi di tutti. Credo possa avere un suo senso e un futuro, ma non sarà facile”.

Kim Andersen ha fallito nel suo tentativo di rinnovare la Governance. “E’ un tema importante, la costituzione di World Sailing ha comunque bisogno di un rinnovamento. La questione è stata però affrontata in un momento di scarsa fiducia e un approccio più graduale avrebbe aiutato. La cosa alla fine più importante è il processo con cui vengono prese le decisioni. La trasparenza. La storia dei voti suppostamente cambiati al Council è stata devastante. Il prossimo Board dovrà risolvere questo tema in tempi brevi.
Più della nazionalità conterà l’esperienza dei candidati, il loro valore. Siamo a un momento di svolta epocale e ci sarà bisogno di persone che sappiano riportare la vela al centro della sua federazione”.

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