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Mylius Cup: race test sul 65 FD Oscar 3 (video on board)

Capri– La Mylius Cup ha portato nelle seducenti acque di Capri il proprio Made in Italy di qualità. Belle barche, otto esemplari per la precisione: yacht veloci per la regata ma allo stesso tempo vivibili e comodi in crociera, il tutto con una punta di passione che Alberto Simeone, Mario Sassi e Mauro Montefusco, i tre soci fondatori di Mylius, e Luciano Gandini, il socio di maggioranza, trasmettono in ogni occasione, dalla messa a punto di un piano di coperta all’organizzazione di un piacevole evento serale.

OSCAR 3, Sail n: ITA 17230. Foto Studio Borlenghi

Con il supporto del gruppo Twinpack, Mylius Yachts pare destinata a una notevole crescita, e i programmi sentiti a Capri e la soddisfazione degli armatori lo confermano.

Abbiamo avuto l’opportunità di effettuare un race test reale, senza simulazioni, partecipando alle prime due regate della Mylius Cup a bordo del 65 FD Oscar 3 dell’armatore padovano Aldo Parisotto e con il supporto dei vertici di North Sails Italy Alessio Razeto e Daniele Cassinari, che hanno curato il set di vele in 3Di Endurance, e di un gruppo di ottimi professionisti, impegnati nella messa a punto della barca in vista dei prossimi impegni (151 Miglia, Giraglia e Rolex Maxi). Un’occasione unica per testare le reali potenzialità della barca.

Il nostro video in regata su Oscar 3:

Un minimaxi veloce e dinamico ma anche assai confortevole e marino, questo ci è sembrato il Mylius 65 FD dopo averlo vissuto in regata, con venti tra i 12 e i 25 nodi e onda di un metro nelle Bocche di Capri. La coperta flush deck consente facilità di manovra in regata senza intaccare la tipica estetica Mylius, che anzi viene esaltata dalla tuga appena accennata e dall’ampio pozzetto, ideale per il duplice uso, teatro di tattico, randista e tailer in regata e ampio prendisole in crociera.

Oscar 3 in bolina subito dopo la partenza. Foto Ferri/Studio Borlenghi
In bolina

Sono i dettagli, che il piede del velista-cronista tocca, calpesta o semplicemente sfiora a dare la sensazione che questa barca, ma in generale tutti i Mylius, siano stati ideati e realizzati da chi il mare e le regate le conosce a fondo. E questo è certo un merito del team prtogettuale guidato da Alberto Simeone e del continuo scambio con gli armatori, nel caso di Oscar 3 con lo stesso Parisotto, che da architetto affermato, ha dato il suo tocco nelle scelte degli interni, con l’uso di un tenue eucalipto affumicato. Anche l’armatrice, Elena Parisotto, ha dato il suo contributo in alcune scelte degli interni. “Come giusto che sia in barche di queste dimensioni, dove la collaborazione tra cantiere e armatori è fondamentale”, spiega Parisotto. E in questo Oscar 3, la filosofia Mylius di piccole serie ampiamente customizzate ha trovato una felice sintesi.

Al lavoro sui gennaker nel quadrato di Oscar 3 prima della regata. Foto Tognozzi

La piccola falchetta, appena sufficiente per appuntare il piede nei momenti di vento leggero quando l’equipaggio si sistema sottovento, le guide e le maniglie sottocoperta, evidentemente pensate per rendere agevoli gli spostamenti a barca sbandata, gli intelligenti gavoni laterali portamaniglie e attrezzature (short sheet, pastecche e simili), il sistema di regolazione (Ubi Maior e Antal) del punto di scotta dei fiocchi, la pulizia delle drizze, la ben disposta e calibrata elettronica B&G. Dettagli che apprezzi nel loro vero uso, quello di una barca a vela sbandata in navigazione di bolina o pronta a scattare al lasco.

La cabina armatoriale a prua. Foto Tognozzi

La potenza della barca, con cui in bolina abbiamo toccato agevolmente target di 9,8 nodi con 14 nodi di vento, viene esaltata dal carbonio per scafo e albero (Hall Spars), ma poi quando si scende sottocoperta c’è tutto quanto si possa desiderare per una veloce crociera, disposto in modo ergonomico ed esteticamente valido.

Alessio Razeto (North Sails) tiene il briefing prima della partenza. Foto Tognozzi

Anche alle portanti, grazie ai gennaker A2 e A1,5, Oscar 3 si è rimostrato reattivo e scattante, oltre che sensibile agli spostamenti dell’equipaggio, con quella sensazione di “schiacciare” la barca nelle raffiche tipica dei monotipi ma che non ti aspetteresti da un 65 piedi. Invece, il Mylius 65 FD, reagisce e fila 13/14 nodi con un angolo tra i 148 e i 152 di TWA con appena 12 nodi di vento reale. Il piano di coperta e la disposizione dei winch elettrici (uno centrale su cui Daniele Cassinari opera con certosina sapienza), due laterali per il genoa e due per le drizze/transfer, appare logico e facile.

In bolina con 20 nodi di Scirocco. Si nota il canale strettissimo tra randa e fiocco 3

La regata è andata bene, Oscar 3 ha vinto (1-1) dopo dei bei duelli con gli altri Mylius, soprattutto il Mylius 18E35 Frà Diavolo di Vincenzo Addessi (2-2) e il 15E25 Ars Una (3-3) di Biscarini-Rocchi. La messa a punto capillare del rig, con attenta regolazione delle diagonali, è proseguita in vista dei prossimi impegni, che proseguiranno con la 151 Miglia Trofeo Cetilar in Toscana (la barca fa base a Cala de Medici).

Una strambata

Un bell’evento, in conclusione, con delle vere barche a vela in regata, perché questo sono i Mylius. Si ha l’impressione di trovarsi su un cruiser di livello, ma poi scopri che sei su una barca da regata in senso ampio, con tutti gli aspetti legati all’agonismo che trovano soddisfazione. Capita anche di scendere sottocoperta, sistemare i parabordi nell’ampia cala a prua o correre verso poppa con la scotta del gennaker in una strambata e trovarsi a pensare che, sì, magari per una grande regata d’altura in Mediterraneo questi Mylius vanno proprio bene. Miglio dopo miglio in quelle stesse acque dove magari gli stessi armatori navigheranno in relax la prossima estate.

In poppa con Capri sullo sfondo

Su Fare Vela di giugno-luglio il race test completo del Mylius 65 FD.

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