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Star Sailors League: i motivi di un successo (da far crescere ancora)

Nassau, Bahamas– La Star Sailors League piace e proviamo a capirne il perchè. L’abbiamo osservata dal vivo anche quest’anno a Nassau, toccando con mano le sensazioni di alcuni dei migliori velisti al mondo. Tutta gente con medaglie olimpiche, vittorie alla Volvo Ocean Race, presenze in America’s Cup, titoli di classi olimpiche o prospetti di talento che a breve raggiungeranno obiettivi simili.

Goodison cinghia in bolina

La Star Sailors League nasce dall’idea, un po’ visionaria ma molto concreta, di Michel Niklaus, un imprenditore svizzero che ha fatto fortuna del settore immobiliare per passare poi ai fondi d’investimento. E’ anche lui un velista, starista per la precisione, che bordeggia nel Lago di Neuchatel. E’ sulla cinquantina e ha un entusiasmo contagioso, capace di guidare un gruppo di professionisti che parte dal concetto base di “evento fatto dai velisti per i velisti”. Nel team collaborano professionisti come Rachele Vitello (media), Luca Modena (meteo) e Cicio Canali (shore team). Particolare decisivo, è in grado di finanziare in prima persona, di tasca sua per capirci, l’intero progetto. La Star Sailors League ha per il momento preferito rinunciare alle prime richieste di sponsor per andare avanti con il solo marchio. “Dobbiamo crescere poco a poco, continuare a trasmettere la portata della nostra idea”, spiega Niklaus.

Ok, ma qual è questa idea? Si tratta di semplificare la vela al suo livello più alto, quello dei campioni, partendo dalla considerazione che vi sono troppi titoli da assegnare e troppe regate di centinaia di classi diverse. Chi non è del settore, diciamolo, non ci capisce nulla e anche all’interno del nostro mondo viviamo in decine di sottonicchie, multiscafisti contro monoscafisti, foiler contro tutto il resto, oceanici che a volte neanche conoscono i regatanti tra le boe e viceversa. Insomma un gran caos.

I sei medagliati sulla Star “in piscina” SSL Finals
Final Day

Il concetto di trovare un “campione dei campioni” consiste nel far regatare insieme i migliori. Sì, ma come sceglierli? Per farlo si è scelta la Star, una delle barche di maggior tradizione e pedigree di tutta la vela. Qualcosa di lento ma anche di tremendamente bello nelle sue boline o in quel randone enorme che balla massaggiato dalle brezze nei lati di poppa. Ci voleva qualcosa di riconosciuto e la Star lo è: bastava leggere i nomi sul Trofeo del Campionato del Mondo, che faceva bella mostra di sé nel Salone delle feste del Nassau Yacht Club per arrossire d’emozione.

Il Trofeo del Mondiale Star e quello della Star Sailors League, un pezzo importante di storia della vela

Allo stesso tempo, però, la Star, ovvero la specializzazione su quella strana barca a bulbo che si porta come una deriva, non doveva avere il sopravvento sulla qualità dei velisti, che devono avere la priorità. Ecco quindi che alla Star Sailors League Finals vengono invitati i migliori del ranking di classe, che sono appunto gli specialisti, e alcuni VIP, scelti in base ai meriti sportivi o a criteri di gioventù o strategie di marketing. Il cocktail è esplosivo: una flotta di talento esagerato, che porta il campione del mondo Moth a lottare fianco a fianco con il plurimedagliato olimpico o il leggendario skipper degli oceani.

Le regate, viste dal vivo o sui canali social battuti a fondo dalla produzione media, sono splendide, sia che vi siano sei nodi sia che le creste delle onde imbianchino il mare turchese delle Bahamas. Vedere cinghiare Robert Scheidt e Paul Goodison come se fossero ancora sul Laser dei passati trionfi olimpici è sport allo stato puro. Così come Paul Cayard che, asciutto come i rivali-ragazzi che potrebbero essere suoi figli, dipinge le boline. O Francesco Bruni che mette in fila partenze splendide (tranne l’ultima, “Ma dovevavo rischiare un po’, con vento a 14 nodi era fondamentale essere davanti subito”). O Facundo Olezza che pompa il diretta il randone della Star come se fosse sul suo Finn. O il giovane laserista tedesco Philipp Buhl che dimostra come la freschezza tecnica e mentale dei velisti olimpici abbia alla fine il sopravvento, a prescindere dalla classe. Anche Ben Saxton, campione del mondo Nacra 17, fa un figurone alla prima regata su una barca che, udite udite, va in poppa, non ha i foil e non usa il gennaker.

Franck Cammas e Loick Peyron alle SSL Finals

Così è stato ammirevole Franck Cammas, che si è divertito un mondo e ha anche messo diversi piazamenti con il vento sotto ai dieci nodi. Il più figo di tutti era Loick Peyron, che a Nassau rappresentava perfettamente il ruolo del gentleman sailor, che con stile regata nella seconda metà della flotta ma a terra ha un carisma e una simpatia contagiosa. Dall’abbigliamento casual-trendy ai concetti chiave, “la vela è un continuo scambio di esperienze e i buoni sono buoni dovunque”.

Alla fine ha vinto Paul Goodison, alla sua prima regata in Star, e non poteva esserci spot migliore per l’idea della SSL. Soprattutto dopo l’epico finale con mezza prua di vantaggio sull’indemoniato Robert Scheidt, che proprio non ci stava a lasciargli la vittoria. “E’ stato un onore per me regatare qui insieme a tanti campioni”, ha detto Goodison durante la premiazione alla cena di gala, “devo molto a tutti voi. Non ero sicuro di accettare l’invito, visto che avevo paura di fare una brutta figura in Star, ma la cura da “mastino” del mio prodiere Frithjof Kleen, a cui sono debitore, e la possibilità di vedervi in azione, mi ha consentito di farcela. E soprattutto grazie a Michel che sta portando avanti un’idea vincente”.

Il serratissimo arrivo tra Goodison e Scheidt. Foto Borlenghi

Insomma tutti felici. Il montepremi di 200.000 dollari (ai vincitori ne sono andati 40.000, ai 25esimi classificati 600), l’invito e le spese pagate ovviamente sono un incentivo, ma pian piano l’idea sta iniziando a trasformarsi in un concetto che sta conquistando velisti e appassionati. Il tutto, va detto, grazie a uno sforzo mediatico notevole, in tutto per mezzi degno della Coppa America. Per la sola produzione TV, quella che sui social ha entusiasmato tutti, sono stati spesi 200.000 euro e l’intero evento ha superato il milione. Cifre che solo la passione e l’energia di Niklaus possono permettere a un privato.

La Star Sailors League ha ricevuto lo status di special event di World Sailing, al pari della Volvo o del Match Racing Tour o della Coppa. A Nassau c’erano inviati di World sailing, le Giurie e i Comitati erano di primissimo livello. I velisti normali possono identificarsi nei campioni, sognare di essere sulla loro stessa linea di partenza, condividere con loro quattro chiacchiere e una birra al bar del Club. Come era sempre stato nella vela, dove i velisti vivevano in una sorta di democrazia perfetta, senza primedonne o mixed zone di sorta.

Le riprese sono state eccellenti, mancava solo il drone (per ora) ma a fare spettacolo è l’intensità dei velisti, come si era già visto a Rio 2016, dove lo sforzo dei finnisti o il movimento continuo dei laseristi faceva audience. Già, questo è il dato che fa però ancora riflettere. Come trasmettere questo formato al pubblico dei non velisti? Il fattore tifo è fondamentale, e l’attenzione nel rivestire velisti e Star con i colori nazionali serve a questo. Ai velisti la SSL piace, ma siamo (nel mondo) stimati in centomila praticanti e una milionata di più o meno direttamente interessati.

La qualità delle riprese (e su questo chapeau) e dei commentatori potenzialmente c’è. Occorerrà lavorare sull’esportazione del prodotto vela, ma le basi sono state gettate. Un coinvolgimento del pubblico in loco sarà altrettanto fondamentale. A Nassau c’erano quest’anno due regate separate, la SSL e le regate degli sloop delle Bahamas, per capirci quelli che per trapezio hanno il tavolone con i più pesanti appesi in fondo. L’una non seguiva l’altra ed è un peccato.

Bahamian Sloop alla Best of the Best Regatta. Foto Borlenghi

Il concetto della SSL per i prossimi due anni prevede di arrivare a una sorta di ranking mondiale che, a prescindere dalle classi, porti a definire i migliori e a loro saranno riservate le finali. Durante la stagione si svolgeranno quattro eventi SSL che contribuiranno alla ranking, il richiamo all’ATP del Tennis è evidente. In teoria tutti hanno la possibilità di arrivare in fondo. E questo fa bene a tutta la vela, dove l’immedesimazione del velista amatoriale con il campione è sempre stata un motivo di traino. E se un campione come Francesco Bruni dice a Loick Peyron che “uno dei miei sogni è navigare su un multiscafo oceanico con te, anche solo per mezz’ora”, e l’arguto Loick risponde “magari anche più di mezz’ora…”, figuriamoci cosa possa provare un ragazzino del Laser 4.7 nel vedere queste regate sul suo Facebook.

Tutto questo, sena l’investimento privato, non sarebbe possibile. Ma visto che quell’investimento c’è, e nato un po’ visionario promette adesso di crescere, bisogna approfittarne. Il passo successivo è il pubblico generalista e per quello servono campioni (che ci sono), identificazione nazionale e un prodotto mediatico di qualità.

Paul Cayard e Phil Trinter. Foto Morelle/SSL

Lo spiega benissimo Paul Cayard, al solito efficace nelle analisi: “Come regatanti abbiamo tutti un grande senso di gratitudine verso Michel Niklaus per la sua passione e visione nel creare la Star Sailors League. La sua visione per i prossimi cinque anni è di avere quattro Grand Slam seguiti dalle Finali ogni anno. Sta acquistando cento Star e aprendo basi in varie località nel mondo per far sì che questa vision diventi realtà. Sta continuamente migliorando la copertura dell’evento e i follower online stanno crescendo esponenzialmente. Questo è uno degli eventi migliori che sono emersi nel nostro sport da molto tempo”.

Paul Goodison e Kleen, dietro Scheidt e Boening. Foto Borlenghi

 

 

 

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