Featured

America’s Cup: le incredibili vele degli AC75, nostra intervista a Marco Capitani (Luna Rossa)

Cagliari– La nuova America’s Cup degli AC75 appassiona sempre di più. La massima sfida tecnologica e velica possibile, che è la sintesi stessa della Coppa, si realizza in questi monofoil dall’aspetto avveniristico ma dall’anima ancora indubbiamente velica. La pattuglia dei nostalgici dei monoscafi dislocanti si fa sempre più ristretta e c’è da scommettere che già dalle AC World Series di Cagliari vedremo delle sfide di altissimo livello sportivo e tecnologico.

Tra i settori dello sviluppo c’è anche quello delle vele e non potrebbe essere altrimenti visto che, pur con i loro foil e le linee aerodinamiche, gli AC75 hanno delle vere e proprie vele. Già, una randa (ops, sono due.. e la cosa ha un senso ben preciso come spiegheremo nell’intervista che segue), un fiocco e, in alcune situazioni, un Code 0. Si vele, con una loro forma e con infinite regolazioni, portate a livelli sinora sconosciuti nella vela contemporanea.

La doppia randa di Luna Rossa ripiegata per il trasporto dalla veleria all’AC75. Si notano le due superfici. Foto Borlenghi/Luna Rossa

Ne abbiamo parlato a fondo con Marco Capitani, uomo North Sails che fa parte del Design Team di Luna Rossa Prada Pirelli con il ruolo di Sail Designer. Toscano di mare, Capitani ha preso parte con questa a quattro campagne di Luna Rossa e vanta un lungo curriculum della vela Grand Prix, tra l’0altro come performance coach di Azzurra nelle 52 SuperSeries.

Marco Capitani, toscano dell’Argentario, è sail designer North Sails  nel programma vela di Luna Rossa

Lo sentiamo da quella Cagliari che sta diventando in questo inizio di 2020 la capitale del mondo velico. “Una bella città dove vivere”, ci dice Capitani, “dopo che hai finito il lavoro o la domenica ci sono luoghi stupendi da visitare e sì, qui si sta bene”.

Fare Vela Iniziamo dal principio, se li aspettava così coinvolgenti questi AC75?
Marco Capitani Beh, all’inizio quando sono stato chiamato da Luna Rossa per la campagna ero, come molti, un po’ nostalgico dei miei cari vecchi ACC5. Il mondo dei Tp52 è eccitante e di altissimo livello, ma il grado di ricerca e di sviluppo che si ha qui in Coppa è incomparabile con qualunque altro settore della vela. Se ti chiamano in Coppa America non puoi certo dire di no. E’ il massimo professionalmente parlando. Man mano che lavori nel progetto dici, però… Una volta viste le barche in acqua, seguito il grado di sviluppo, le problematiche e le sfide che si creano ogni giorno, viste le barche alzarsi in volo mi sono detto… “che figata”, questi AC75 sono impressionanti.

Fare Vela Come si approccia e quanto é difficile lo sviluppo del programma vela negli AC75?
Marco Capitani L’adozione della soft wing (la randa doppia, Ndr) ha portato a nuove domande. Grazie ai software North Sails abbiamo avuto una buona base di partenza. Poi la continua sinergia con il Design Team in fase di progettazione, con la convalida delle intuizioni e delle idee, ci ha portato alle prime verifiche una volta che abbiamo messo la barca in acqua. E lì abbiamo usato quella che North Sails chiama la North Design Suite, quindi facciamo tutti i test di convalida su quanto ci dicevano i software.
Di pari passo con lo sviluppo della barca e delle vele, continuiamo a sviluppare anche il software, dato che hai un riscontro reale tra mare e quanto previsto dal software e quindi piccole modifiche fatte in mare, che so… l’angolo di attacco di una stecca, devono essere apportate anche al software. In questa fase è uno sviluppo parallelo.

Marco Capitani al computer. Foto Luna Rossa
Luna Rossa con vento medio. Si nota la doppia randa. Gli ultimi quattro metri e il metro e mezzo in alto della wing sail secondo la stazza AC75 possono essere dotati di sistemi attivi di controllo. Foto Borlenghi

Fare Vela Cominciamo dalla randa… o meglio dalle rande.
Marco Capitani Venivo dalle barche normali e all’inizio mi sembrava abbastanza complicata. Ci facevamo anche problemi per come issarla e gestirla. Poi, lavorandoci tutti i giorni e imparando a usarla, abbiamo visto che non è poi così complicata come si potrebbe pensare. Pian piano la usi, ci esci in mare, come sempre diventa più semplice di quanto era all’inizio. Ricordo che la prima volta che l’abbiamo issata ci abbiamo messo un’ora, adesso impieghiamo solo venti minuti. E’ normale che sia così quando impari a usare qualcosa di nuovo.

Fare Vela Ci farebbe pensare a un utilizzo diffuso nel mondo della vela...
Marco Capitani Mah, non voglio dire che si arriverà a un suo uso standard ma non sarebbe un’ipotesi peregrina, anzi. Piuttosto potrebbe essere un problema di costi, perché alla fine si tratta di due rande e quando devi pagarne due invece di una… per l’utilizzatore normale potrebbe essere un problema. Devo dire, però, che se non proprio il pacchetto completo, alcune soluzioni delle soft wing si useranno anche nella vela convenzionale. Se non proprio la doppia randa, sicuramente i sistemi che usiamo per manovrarla.

Fare Vela E quali sarebbero?
Marco Capitani Beh, sono informazioni riservate, ma posso dire che dentro la vela ci sono una serie di sistemi che consentono di modificarne la forma in ogni situazione.

Fare Vela Dunque, vediamo, noi comuni velisti siamo abituati a un vang, un cunningham, una base, delle volanti, stecche. Cos’altro c’è?
Marco Capitani Il bello dello sviluppo e delle vele in 3Di North Sails è che all’interno delle skin vi sono una serie di sistemi che consentono di adattare le forme. Il Regolamento di Stazza lo consente, dato che vi sono due zone libere in cui puoi fare ciò che vuoi. Sono gli ultimi quattro metri e l’ultimo metro e mezzo. Lì puoi avere dei sistemi che ti consentono di controllare il twist della parte alta o della parte bassa. Sistemi che ti possono far aumentare o diminuire la profondità. Il regolamento consente di avere nel resto della vela dei sistemi non attivi, detti tethering, sulle stecche di una lunghezza massima di 60 cm. Questi, legati alla rotazione dell’albero, consentono di variare la forma della vela. Ripeto, all’interno delle zone libere invece possiamo fare tutto ciò che vogliamo.
Nel resto della vela, fuori da queste zone, non puoi avere sistemi attivi, quindi non puoi avere sistemi all’interno della vela che riescano a muoverla. Puoi avere solamente sistemi passivi, ovvero che non puoi regolare in navigazione.

Ineos Team UK: Si nota la struttura della doppia randa. Foto Ineos Team UK

Fare Vela Quindi una struttura complessa, ma meno di quanto si pensi?
Marco Capitani Alla fine sì, E’ come sempre una questione di abitudini. E’ tutta la vita che navighiamo nello stesso modo e ogni volta che c’è un’innovazione dici “oh che complicato…”, poi a forza di usarla sembra meno complicata di quello che è. Alla fine, rispetto a un’ala rigida, è più comoda. La issiamo, l’ammainiamo, la ripieghiamo dentro un sacco. Ovviamente stiamo parlando di due vele, una vicina all’altra, di 145 mq ciascuna, con stecche full batten.

Fare Vela Il livello di efficienza rispetto a un’ala rigida?
Marco Capitani Beh, siamo molto vicini. Il bello è che puoi rendere il profilo asimmetrico tra sopravvento e sottovento, in un mezzo come gli AC75 che passa da momenti diversi, un po’ come in un aereo. Dalla fase di decollo, dove l’ala deve avere una certa forma, o una volta che voli, in cui il profilo deve cambiare velocemente e adattarsi alla nuova situazione. Grazie alla soft wing riesci a fare velocemente questa cosa e grazie ai sistemi al suo interno si riesce a ottenere la miglior regolazione delle due superfici, quella sopravvento e quella sottovento. Una volta individuati i target delle due superficie, nei vari momenti e nelle varie transizioni, riesci a fare ciò che vuoi arrivando agli obiettivi che ti sei prefissato grazie ai software North Sails.
Con l’aiuto di tutto il resto del team, CFD più specializzato e VPP ad hoc, arrivi a continui sviluppi. La collaborazione tra sail designer e responsabili dei sistemi è continua, lavoriamo fianco a fianco e alla fine arriviamo alla forma che cerchiamo.
Un lavoro di squadra, come sempre in Coppa America. Ognuno ha bisogno dell’altro. Se voglio trasformare la forma della vela, il responsabile dei sistemi mi propone idee su come farlo e i progettisti ci dicono cosa vogliono ottenere.

Te Aihe con due diversi fiocchi, uno per vento forte (sotto) e l’altro per vento leggero (qui sopra). Emirates Team New Zealand’s AC75 Te Aihe on the Waitemata Harbour in Auckland, New Zealand
36th America’s Cup. Foto ETNZ
Emirates Team New Zealand’s AC75 Te Aihe on the Waitemata Harbour in Auckland, New Zealand
36th America’s Cup. Foto ETNZ

Fare Vela E i materiali?
Marco Capitani A livello di materiali usiamo il top, che è il 3Di North Sails. Le vele sono modellate in Nevada. Mandiamo i nostri disegni a Minden… fortunatamente abbiamo un po’ di priorità visto che siamo in America’s Cup (ride, Ndr) rispetto a un programma normale. Minden ci rispedisce il mold on, ovvero lo skin come viene fuori dallo stampo, e poi i ragazzi in veleria qui a Cagliari rifiniscono la vela. Lo facciamo qui sia per una questione di riservatezza sia perché la vela viene attaccata a dei sistemi particolari che rendono più facile farlo qui. A volte, visto che può capitare di avere più vele in ordine, possiamo mandare uno dei nostri velai a Minden alla North Sails oppure alla sede italiana di Carasco.

Velai al lavoro

Fare Vela Veniamo alla vela di prua.
Marco Capitani Beh, alla fine si tratta di un fiocco simile a quelli che siamo abituati a vedere. Puoi regolare la superficie velica e la forma, modificando la testa o la base, ma alla fine si tratta di una vela abbastanza standard. Abbiamo visto in questa fase soluzioni diverse in tutti i team, magari quando arriveremo alla fase finale della Coppa America vedremo qualcosa di simile per tutti. Ripeto, questa è una fase di sviluppo.
Per regolamento puoi fare dieci rande, anche se alla fine sono venti considerando la randa doppia, e 29 fiocchi. Quindi c’è margine di sviluppo. Da tener presente che la vela appena viene navigata riceve un bottone ed entra nel conteggio, quindi non esistono più vele fatte solo per test come nelle passate edizioni della Coppa. Entro 24 ore dall’issata della vela devi dichiararla e riceve il bottone.

Fare Vela E quante ne avete fatte sinora…?
Marco Capitani L’informazione non è pubblica, visto che tutti i team cercano di capire cosa stanno facendo gli altri. Ovviamente anche noi abbiamo i nostri file, basati su ciò che vediamo, e contiamo le vele che vengono usate dai tre team rivali. Dobbiamo cercare di monitorare ciò che fanno gli altri.

Defiant, American Magic, unica barca non invelata da North Sails, segue un programma Quantum. 191003_ROSS_PORTSMOUTH_0005.DNG – AC75 Defiant sailing in Newport, Rhode Island.

Fare Vela E appunto, cosa stanno facendo gli altri? Cosa avete notato?
Marco Capitani Ognuno sta percorrendo strade diverse e ognuno ha fatto delle scelte particolari. Il regolamento è abbastanza aperto e hai grandi margini di scelta. Soprattutto nelle rande si possono avere forme geometriche assai diverse.
Magari non abbiamo visto neanche tutti i codici dei fiocchi. Quando saremo tutti a Cagliari sarà più facile avere un’idea delle scelte e dei range di ogni vela.

Fare Vela Le finestre di utilizzo delle vele di prua saranno ridotte, viste le velocità raggiunte…
Marco Capitani Beh, tutte le vele sono messe con una zip in ralinga, quindi non è così immediato cambiarle. Il 3Di aiuta molto, perché consente di avere dei range di utilizzo un po’ allargati. Alla fine devi avere vele specifiche ma non ti puoi neanche limitare a range minuscoli, perché devi poter avere margini elastici di utilizzo. Non ti puoi permettere di avere… che so… quindici codici diversi, non hai proprio il tempo di fare troppe scelte.

Fare Vela Veniamo ai Code 0.
Marco Capitani Sì, il regolamento obbliga a stazzare almeno un Code 0. La regola è abbastanza libera e si sono già viste scelte diverse, più o meno grandi, più o meno corte d’inferitura. Il regolamento dà margine anche di sfruttare la fantasia e alle prime regate vedremo forse scelte assai diverse per poi avere una standardizzazione ad Auckland. Ovviamente i Code 0 li useremo con vento leggero, stando attenti a individuare bene il crossover tra Code 0 e fiocco, ovvero quando e dove finisce il vantaggio di usarlo e inizia invece il drag.
C’è tanto da fare. Siamo molto impegnati e le giornate sono molto lunghe. In questa fase iniziale il margine di guadagno o di perdita può essere più consistente e quindi in questa fase ci impegnamo al massimo, come fanno i ragazzi che studiano i foil e tutto il resto del team.

La veleria di Luna Rossa a Cagliari. Foto Borlenghi/Luna Rossa

Fare Vela L’interazione con il design team sarà fondamentale…
Marco Capitani Certo. Continua e costante. Le varie fasi del decollo, la transizione al foiling e il volo hanno sempre bisogno della forma ottimale delle vele. Il vento apparente all’inizio sarà largo, poi nel volo diventerà molto stretto e le forme devono poter cambiare radicalmente ed è quanto cerchiamo di fare. Al di là del fatto che devi accoppiare la vela al tuo foil, poi devi anche abbinare la vela al flusso per cui deve cambiare in maniera drastica la forma. La soft wing ti permette di farlo, grazie alla sua forma asimmetrica e ai sistemi di controllo di cui parlavamo prima. La soft wing consente di fatto di modificare in modo veloce ed efficiente la forma della vela ed è un gran vantaggio. Profili assai diversi a seconda della fase che stai facendo.

Fare Vela Lei ha una lunga esperienza nella vela Grand Prix, soprattutto nei Tp52 con Azzurra. Sono paragonabili i due mondi?
Marco Capitani No, qui siamo a un livello ancora più alto. Nei Tp52 una volta che hai sviluppato il piano velico e hai fatto una settimana di test e target, alla fine, sei a posto. La Coppa ti assorbe completamente, non c’è tempo di fare altro. Qui ogni giorno vai a cercare qualcosa per guadagnare qualche secondo e attorno a noi vi sono altre trenta persone che nei loro settori cercano di fare altrettanto. Il confronto è continuo. Progettisti, sistemisti, velai, siamo tutti a contatto quotidiano, fianco a fianco, il feedback è continuo.

La soft wing può essere issata e ammainata normalmente. La manovra si effettua in una ventina di minuti

Fare Vela Ma, così per sapere, i cinquanta nodi li avete già toccati…?
Marco Capitani Non si può dire (ride, Ndr), ma certo andiamo veloci… A livello di sicurezza i cockpit per tutti a bordo sono fondamentali, così come limitano il windage al minimo, che a queste velocità diventa decisivo.

Fare Vela Quando tornerete in acqua?
Marco Capitani Presto. Ormai siamo quasi pronti. Abbiamo approfittato della pausa per l’albero per fare qualche altro lavoretto che era comunque in programma. Ai primi di marzo dovremmo navigare. Siamo vicini.
INEOS lo abbiamo qui. Siamo curiosi di vedere Emirates Team New Zealand, che è già in viaggio. American Magic fa un po’ più il misterioso e navigherà ancora un po’ a Pensacola. Crediamo che a fine marzo lo vedremo comunque qui a Cagliari.
Alla fine tutti hanno fatto scelte diverse ma comunque interessanti. Pensavamo di essere più lontani ma la sensazione è alla fine ci ritroveremo tutti molto vicini e in aprile dovremmo avere le prime risposte. Va detto, però, che ciò che vedremo a Cagliari potrebbe essere diverso da quello che vedremo in barca due dopo la prossima estate. Non solo pretattica, magari si tratta di un piano di sviluppo particolare già previsto dai team. Sarà un mese eccitante.

Fare Vela Non c’è dubbio, non vediamo l’ora di essere ad aprile.

Con Marco Capitani nel settore vele di Luna Rossa Prada Pirelli lavora il coordinatore sail design Juan Enrique Garay. I sistemi della soft wing fanno capo a Gwenole Bernard e Bruno Guilletat.
Nel Sail Loft lavorano Michele Bella, Fabio Corsini e Maximiliano Valli.

Quattro team , quattro scelte differenti. Chi avrà fatto meglio?

Articoli Correlati

1 Comment

  1. Electrosoft@libero.it
    February 23, 2020 @ 09:56

    Buongiorno. Avete scritto “motoscafi dislocanti” anziché “monoscafi dislocanti”

    Reply

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *