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ARC: il cat Hallucine primo a Saint Lucia, Sisi primo dei monoscafi. Il diario di Catty Sark (10)

Saint Lucia- Finale a sorpresa all’ARC. Il catamarano Nigel Irens Allegra di Bob Grimm non ha tagliato la linea d’arrivo a Rodney Bay di Saint Lucia, dirigendo invece su Le Marin, nella vicina Martinica. Il primo psoto overall in tempo reale va quindi a un altro catamarano, Hallucine, Marsaudon Ts5 di Regis Guillemot che ha concluso la traversata alle 4:52 UTC di oggi.

La partenza dei Cruising. Al centro con il gennaker bianco l’Azuree 40 Catty Sark di Francesco Buonfantino. Foto DVS

Il primo dei monoscafi e’ il VO65 austriaco Sisi, arrivato alle 14:25 UTC di oggi pomeriggio a Rodney Bay. In serata sara’ la volta del JP54 francese The Kid, con Jean Pierre Dick, a cui dovrebbe andare la vittoria in handicap in classe Racing. Il Frers 100 Ulisse di Patrizio Bertelli, con skipper Torben Grael, e’ atteso per domani sabato, nel pomeriggio. Ulisse sara’ quarto in reale ed e’ accreditao al momento di un terzo posto in Racing A secondo la stazza IRC.

Fra Diavolo, il Mylius 60 di Vincenzo Addessi, e’ ottavo a 432 miglia e il suo ETA a Saint Lucia e’ per domenica mattina. Per il Mylius, in tempo compensato, un onorevole terzo in Racing e un secondo in Racing A.

L’Azuree 40 Catty Sark di Francesco Buonfantino continua a guidare la classe Cruising C ed e’ 27esimo in reale con 811 miglia ancora da percorrere alle 8 UTC di oggi.

Questa la nuova puntata del Log di Catty Sark, inviataci dallo skipper Francesco Buonfantino:

“5 dicembre 0re 04.30

pos. 17° 28 ‘ N 43° 55’ W

Alle 12.30 si fa il punto, arrivano le classifiche e vediamo soprattutto quanto abbiamo percorso nelle ultime 24 ore ed oggi c’è stata la sorpresa: 226 miglia!!! Nel nostro piccolo mondo questa è un grande risultato, il record della barca, 9,41 di media per una barca lunga 12 metri al galleggiamento vuole dire che il coraggio è stato premiato. Il gennaker A3 è rimasto a riva fino a quando la luna non è tramontata. Correvamo sempre sopra i dieci nodi con punte che hanno toccato anche i 18 nodi e questo, di notte, fa un po’ impressione. E’ come stare in equilibrio su di un filo, tutto deve essere regolato alla perfezione pena una caduta rovinosa, allora la barca si gira verso il vento e tutto sbatte furiosamente. Per ripartire si mollano le vele per ritrovare, dopo qualche minuto l’assetto, sperando nel frattempo che non si sia rotto nulla.

Chi fa regate conosce la “straorzata”, (così si chiama questa cosa) ed ha certamente provato l’esperienza, ma viverla di notte, nel nulla di un mare con il respiro pesante fa impressione. Inoltre se rompiamo qualcosa, o se il gennaker “scoppia”, la regata è finita. Così si corre combattuti fra la voglia di continuare a fare miglia e quella di ammainare il gennaker e tornare in una condizione di equilibrio meno precario. Il tramonto della luna ha deciso per noi. Correre con il riferimento del chiarore lunare è un cosa, farlo nel buio più totale è tutt’altra cosi alle due della notte ammainiamo (manovra  che al buio non semplicissima con 22/25 nodi kn), apriamo il genoa e tutto si tranquillizza. Riprendiamo così i turni che erano saltati per la concitazione e si tornano a fare ben tre ore di sono continuo che paiono anche troppe”.

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