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Cultura marinaresca: il Gran Pavese, come nacque e quando si usa

Prosegue la nostra serie di articoli su temi di cultura marinaresca curati da Fabio Bergamo*. Questo mese Bergamo tratta del Gran Pavese e del suo uso a bordo delle imbarcazioni a vela.

Il Gran Pavese issato su una delle navi scuola della Marina Militare italiana, il brigantino Palinuro.
La bandiera nazionale, in grande formato, è issata sul picco (asta inclinata della randa di mezzana) altre tre più piccole sono collocate in testa ai tre alberi.

Il Gran Pavese o Gran Galà di Bandiere è il festone delle bandiere del Codice Internazionale dei Segnali (CIS-INTERCO) esposto su qualsiasi tipo di imbarcazione, a vela o a motore, in particolari circostanze o eventi, come ad esempio: il varo di una nuova imbarcazione, le feste nazionali del proprio paese o del paese ospitante, le feste patronali del porto di ormeggio, le visite ufficiali delle alte cariche dello Stato o di Personalità politiche internazionali, quando richiesto dall’Autorità Marittima locale. Esso viene issato longitudinalmente da prua a poppa; sulle barche a vela, le bandiere seguono la linea che va dallo strallo di prua allo strallo di poppa (paterazzo), passando in testa d’albero.

Il Gran Pavese, che non si espone mai in navigazione, è formato da 40 bandiere delle quali: 26 alfabetiche, 10 numeriche, 3 ripetitrici e 1 col simbolo dell’intelligenza. Le dimensioni standard delle bandiere sono 30 cm x 45 cm.

Esso va issato insieme alla bandiera nazionale ed ammainato dopo di essa; può essere in singola o duplice serie (quest’ultimo viene installato nelle imbarcazioni a due o più alberi) aumentando il numero delle bandiere esposte.

Le bandiere devono essere distanziate l’una dall’altra in base alla lunghezza che il festone deve coprire: i due guidoni posti alle due estremità inferiori devono trovarsi alla stessa altezza. In testa d’albero deve essere presente la bandiera nazionale, più piccola di quella esposta in corrispondenza del pulpito di poppa, normalmente inserita nell’asta metallica portabandiera.

Quando non si dispone del Gran Pavese si può esporre il Piccolo Pavese costituito semplicemente della sola bandiera nazionale che va posizionata in testa d’albero.

Sulle navi della Marina Militare Italiana e su quelle ove è presente il personale di ruolo, le bandiere del Gran Pavese devono seguire una precisa sequenza espositiva ed essere issate da coloro che hanno l’incarico di segnalatore e nocchiero di bordo.

Il contesto storico

La nascita del Gran Pavese è inserita negli accadimenti avvenuti durante le “Guerre di Lombardia”. Tali conflitti si combatterono nel XV secolo, nell’Italia Settentrionale, a scopo di conquista territoriale, tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, affiancati dalle loro rispettive alleanze.

Le guerre durarono circa 30 anni (1423-1454) concludendosi nella firma della Pace di Lodi che decretò la nascita delle cinque potenze politiche ed economiche (Repubblica di Venezia, Ducato di Milano, Medici di Firenze, Stato Pontificio e Regno di Napoli) che portarono al superamento delle città-stato ed i comuni medievali fino ad allora esistenti. Le Guerre di Lombardia vengono suddivise in cinque periodi bellici e fu nel terzo periodo (1431-1433) segnato da quattro battaglie (quelle di Delebio, di San Romano, di Soncino e la fluviale di Cremona) che nacque il Gran Pavese.

Una Galea veneziana del XV secolo

La Battaglia fluviale di Cremona e la creazione del Gran Pavese

Dopo essere stati sconfitti nella Battaglia di Soncino, i Veneziani tentarono di invadere Cremona, risalendo il fiume Po, con una flotta di 37 galee e 80 galeazze comandate da Niccolò Trevisan, allo scopo di portare aiuto al Conte di Carmagnola che da alcuni giorni assediava la città lombarda. Per contrastare tale attacco il Ducato di Milano approntò e fece partire da Pavia, una flotta di 56 galee e 100 galeazze, comandata dal valoroso capitano Pasino degli Eustachi.

A poca distanza da Cremona, precisamente nelle acque del Po, adiacenti il comune di Casalmaggiore, i due schieramenti giunsero allo scontro: la flotta milanese mosse un primo poderoso attacco alle navi veneziane nella notte del 21 giugno, a cui seguì quello decisivo sferrato all’alba del 22 giugno del 1431.

Per i veneziani, l’esito chiaramente nefasto della battaglia, indusse il Comandante Trevisan a battere la ritirata, prima del completo annientamento; lui stesso si diede alla fuga, travestendosi, per non essere riconosciuto e catturato. La flotta veneta fu letteralmente assediata con quasi tutte le galee e 40 galeazze predate e catturate dai soldati milanesi, subendo pesanti perdite (3.000 soldati uccisi e 8.000 fatti prigionieri): molte galee veneziane, più lente e pesanti ed aventi un pescaggio maggiore delle navi milanesi, si arenarono sui fondali più bassi del fiume Po, venendo abbordate e catturate con estrema facilità.

Preso atto della vittoria, Pasino degli Eustachi, ordinò che le navi milanesi, nel fare rientro a Pavia, esponessero in segno di trionfo, sugli alberi, sulle sartie e gli stralli, le bandiere ed i vessilli delle navi sconfitte, insieme alle uniformi degli ufficiali catturati.

Da questo gesto, compiuto in segno di esultanza per la conquista della vittoria sul nemico, nacque così la tradizione oggi a noi nota come “Gran Pavese” che prevede appunto la esposizione delle bandiere del codice internazionale dei segnali, sulle imbarcazioni, in particolari occasioni.

Il termine Gran Pavese è riferito a Pasino degli Eustachi per due ragioni: perché era cittadino di Pavia e per il suo grande merito nel portare alla vittoria la flotta ducale su quella veneziana, impadronendosi altresì di ben 70 navi nemiche, poi condotte a Pavia. Gli storici sostengono che Pasino degli Eustachi nel creare il Gran Pavese abbia preso spunto dalle bandiere, i vessilli e gli scudi dei soldati (gli scudi erano detti pavesi) esposti sui bastioni del Castello di Pavia, quando a corte erano in visita personalità importanti. La Battaglia di Cremona del 1431 (più nota come Battaglia di Pavia) è ricordata e festeggiata a Pavia ogni anno col Palio del Ticino.

(Fabio Bergamo – continua)

Veliero francese del XIX secolo, armato di 80 cannoni e ornato col Gran Pavese e le bandiere delle sei Potenze Europee che firmarono il Primo Trattato di Parigi successivo alla caduta dell’Impero di Napoleone Bonaparte (1814). Il Dipinto fu realizzato dall’artista francese Jean-Jérôme Baugean (1764-1819).

*Fabio Bergamo,

Campano, scrittore e divulgatore, appassionato di navigazione a vela, collabora con Farevela e varie riviste a tema di sicurezza stradale. È Autore di una poesia sulla Legge, dal titolo “L’Abbraccio Materno della Legge” – conservata nel Duomo di Ravello, in costiera amalfitana – che tradotta in francese e in portoghese, è giunta già ai bambini del Mali, del Benin, e del Brasile; tra i suoi numerosi lavori, ha elaborato la proposta di legge per introdurre la Revisione periodica della carrozzeria delle auto col bonus riparativo per i conducenti virtuosi, e ha dedicato uno scritto in memoria dei magistrati Falcone e Borsellino, premiato di recente a Roma in Campidoglio.

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