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Dieci domande a… Santiago Lange

Seconda puntata di “Dieci domande a…”, la rubrica curata da Stefano Beltrando di QI Composites. Questa volta le dieci domande sono per Santiago Lange, l’esempio vivente de “Il curioso caso di Benjamin Button” l’uomo che invecchiando ringiovanisce. Poliedrico protagonista del panorama velico che l’ha visto in qualunque ruolo, da progettista a velista a campione olimpico nel 2016 a Rio.

Santiago Lange

1. La tua data di nascita?
22-9-1961

2. Quante Olimpiadi?
Ben 7 edizioni dei Giochi Olimpici, nell’88 con il Soling, nel 96 con il laser, nel 2000 col Tornado. Nel 2004 ad Atene, nel 2008 in Cina (bronzo in entrambe) a Rio nel 2016 con il mitico Oro nei Nacra 17 ed infine settimo ai giochi di Tokio.

3. Quante Coppa America?
2007 (Victory), 2013 e 2017(Artemis)

4. Quelli come te e come Jean le Cam danno una botta di fiducia a tutti quelli che vorrebbero navigare tanto ma non ne hanno ancora avuto il tempo. Ci lasciate credere che il limite temporale non esista, che non ci sia la data di scadenza. Continui a divertirti o la vela è un lavoro che continui a fare perché è
quello che ti viene meglio?
No, no assolutamente, io mi diverto moltissimo. Mi sono ritirato dalle Olimpiadi nel 2008 ma poi per coincidenza Cecilia Carranza venne a parlarmi per dei consigli dato che non voleva continuare con il suo precedente partner. Senza farmi illusioni le ho quindi chiesto se volesse continuare a navigare con me e
da lì mi sono reso conto che quello che mi interessava davvero era fare le Olimpiadi. Ero entrato in una fase della vita nella quale avevo deciso di seguire le mie passioni senza compromessi, per questo sono ancora qui a provarci un’altra volta. Lo sport mi dà delle emozioni che nient’altro può darmi.

5. Alle Olimpiadi di Rio tra i primi a festeggiare la tua vittoria c’erano i tuoi figli, entrambi come atleti e non spettatori. Credo sia un record anche questo. Sei tu che hai guidato i tuoi figli fino alle Olimpiadi?
E’ stato un momento incredibile ed indimenticabile poter andare alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi nello stadio olimpico assieme ai miei figli. E’ qualcosa che rimarrà impresso nella mia memoria per sempre, difficile da esprimere. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, non è stato un piano predefinito, la vela è sempre stata un gioco in famiglia. Per me la cosa importante è che facessero le loro scelte e che fossero felici. Accidentalmente Klaus e Jago hanno si sono impegnati molto intensamente per partecipare alle Olimpiadi e ce l’hanno fatta. Non so se andare alle Olimpiadi con i figli sia un record ma non importa, importa che sia stato un momento speciale per la nostra famiglia.

6. Come organizzi i quattro anni della tua preparazione olimpica?
C’è un percorso. Penso sempre prima a quali siano le aree principali che determinano il successo di una campagna, velocità della barca, preparazione atletica, vele e soprattutto se investire più fondi negli allenamenti o nelle regate. Fondamentale avere una visione accurata della direzione degli investimenti
di tempo e soldi. Ricordando sempre che il tempo è una risorsa definita e limitata e le scelte devono tenerne conto.

7. In percentuale quanto pesano velocità, boat handling e tattica sul Nacra 17?
La boat speed è la principale, stiamo lavorando sulla conduzione di bolina. Ovviamente e come abbiamo visto alle ultime olimpiadi, se sei lento non importa quanto sei bravo a scegliere i bordi perché intanto la barca più veloce ti batterà sempre. Riguardo boat speed e manovre, data la brevità dei percorsi non riesco a separare questi due elementi, sono la stessa cosa.

8. Che barca ti faresti regalare per una navigazione randagia in Mediterraneo per i prossimi 10 anni?
Come regalo per i prossimi 10 anni, adorerei avere un catamarano super high tech, leggerissimo e velocissimo.

9. Se dovessi fare un grosso team partendo da zero, prenderesti in considerazione solo il valore della persona o anche la sua nazionalità? In altre parole secondo te funziona meglio mescolare latini ed anglosassoni o no?
Domanda interessante, intanto indipendentemente dalla competizione prescelta, c’è bisogno di gente intelligente, di esperienza ed in grado di fare squadra assieme; questo è l’aspetto fondamentale. E’ giusto e arricchisce le potenzialità del team avere personalità differenti nel mix e solitamente questo vuol dire nazionalità differenti. Personalmente mi trovo molto bene nel lavorare con team internazionali.

10. Devi decidere tu 5 barche/tavole per le Olimpiadi, quali scegli?
Se fossi World Sailing non selezionerei per classi ma per visioni. La visione è quella di barche che possano rappresentare il maggior numero di nazioni, dobbiamo rappresentare ogni angolo della terra.
Devono essere accessibili, diffuse, economiche; per esempio Laser e Windsurf. Poi in parallelo serve qualcosa che rappresenti il mondo foiling e le sue performance, che sia il moth, il Nacra 17 o classe A.

Per il resto si può essere più tradizionali o innovatori a seconda della strategia ma quello che non mi piace è che oggi si perde tempo a discutere del tipo di classe o della resina con la quale fare le barche, invece di chiederci come fare per diffondere lo sport, come lo presentiamo, come lo promuoviamo per
spingere il pubblico ad appassionarsi per praticarlo o vederlo. Belle regate in bei posti ben raccontate, accesso all’area delle barche. Questi sono aspetti molto più importanti rispetto alla decisione se fare o meno la testa d’albero del Laser in carbonio o far volare il Nacra di bolina.

Stefano Beltrando (2-continua)

Stefano Beltrando, Foto Borlenghi/Luna Rossa
Stefano Beltrando, professionista tra i più apprezzati nel mondo della vela hi tech con la sua QI Composites che si occupa di test non distruttivi e sui materiali, cvura questa serie d’incontri con alcuni dei più noti protagonisti del mondo velico.
Dieci domande a… è una serie che si propone di raccontare la passione per un mondo stupendo e altamente professionale come quello della vela sportiva.
Precedenti puntate:

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