Livorno– La nascita di The Laser Class è uno dei temi del momento. La neonata associazione che si propone di fornire una nuova associazione ai laseristi ha tra i suoi advisor anche l’italiano Francesco Marrai, il miglior timoniere italiano del singolo olimpico degli ultimi dieci anni. Livornese, azzurro a Rio 2016, Marrai è stato fermato da controlli medici in questo quadriennio ma non ha certo perso la sua passione per il Laser, barca e classe in cui si sta impegnando collaborando con la AICL e, da qualche settimana, come coach della leggenda brasiliana Robert Scheidt in vista di Tokyo 2020.
A Francesco Marrai abbiamo chiesto, quindi, di spiegarci quali sono gli obiettivi e le modalità con cui The Laser Class si propone di operare in rapporto alla esistente International Laser Class Association. La vicenda, come noto, è complessa, visto che riguarda i rapporti con World Sailing, le normative antitrust, le cause legali sul marchio, l’indispensabile status olimpico, il ruolo dei produttori esistenti (Laser Performance, Performance Australia e Performance Japan) e di quelli nuovi potenzialmente selezionati da ILCA.
“Fondamentalmente si tratta di riportare i laseristi al centro della classe Laser”, ci spiega Marrai che sentiamo dalla sua Livorno, “L’obiettivo finale è quello che i Laser che saranno disponibili sul mercato siano davvero tutti uguali e che le decisioni della classe siano prese con un certificato metodo democratico”.
La questione delle differenze in passato registrate tra varie di diversa produzione, come i Laser australiani rispetto a quelli europei, è centrale. “Vogliamo formare un comitato che rielabori le regole di classe per diminuire le tolleranze, diminuendo così le possibilità di avare barche diverse”, continua Marrai, “La regola di stazza Laser aveva delle tolleranze tali che hanno dato luogo a barche alla fine mai davvero identiche. Lo sanno bene i velisti di alto livello che sceglievano tra barca e barca tra quelle proposte. Non deve essere più possibile passare in rassegna barche di diversa produzione per trovare la migliore, come abbiamo fatto tutti, me compreso.
Un Laser dovrà essere uguale, a prescindere da chi l’abbia costruito, sia essa la Laser Performance, gli australiani, i giapponesi, Devoti Sailing o Nautivera. I velisti dovranno avere accesso a barche totalmente one design, con facilità di forniture e prezzi competitivi.
L’apertura ai nuovi produttori non dovrà costituire un problema se le barche saranno totalmente identiche. E su questo aspetto abbiamo formato un Comitato Tecnico che ci sta lavorando.
L’altro aspetto è la governance della Classe. Aspiriamo a un metodo davvero democratico, dove le decisioni siano prese in modo aperto dopo consultazioni certificate. Non siamo contro l’innovazione ma solo al metodo per raggiungerla, che deve essere democratico. Se la maggioranza, con i dovuti procedimenti, deciderà di adottare una modifica tecnica o una vela diversa ben venga, purché sia fatto in modo trasparente e non sulla pelle dei laseristi”.
E il tema del riconoscimento da parte di World Sailing, aspetto che appare decisivo viste le dinamiche che regolano la vela internazionale? “Ci stiamo lavorando”, risponde Marrai, “anche se ci rendiamo conto che non si tratta di un processo semplice. La stessa Laser Performance sarà solo una delle parti e dovrebbe capire, come la stessa ILCA, che l’interesse dei velisti è primario. I rapporti con ILCA, al momento, non sono facili, né come EURILCA né come classi nazionali, ma ciò che vogliamo raggiungere è nel beneficio di migliaia di ragazzi in tutto il mondo che regatano su questa splendida deriva”.
Luca Cesena
March 2, 2020 @ 09:54
Non tolleranze minime sugli scafi, tolleranza 0 ci deve essere affinché le barche siano tutte uguali.