Amsterdam, Olanda- Che la Classe A sia sempre stata all’avanguardia dello sviluppo progettuale non è cerro una novità. Per definizione, una classe “a restrizione” come è appunto la A Class, sviluppa all’interno di parametri prederminati soluzione in continua evoluzione. E l’ultimo DNA F1 A Class dell’olandese Holland Composites ne è una conferma.
Così lo descrive il nostro esperto di aerodinamica velica Beppe Giannini: “A parte la costruzione tutta in autoclave con scafi monoblocco, quello che colpisce è la ricerca esasperata della riduzione di resistenza aerodinamica con traverse carenate, soft deck al posto del trampolino, rotaia del boma a filo, e di resistenza indotta mediante sigillatura della randa sulla piattaforma. Interessanti le cifre fornite: in bolina sono disponibili circa 15 kg di spinta propulsiva, mentre il vento apparente è di 30 nodi (13 nodi velocità barca con 17 nodi di vento)”.
Una barca decisamente “cool”, ma che si inserisce anche nella lunga diatriba all’interno della classe, tra fautori dello sviluppo continuo e libero e coloro che ritengono che il continuo rinnovamento tecnologico possa alla fine danneggiare i numeri dei regatanti che non riescono a restare aggiornati.
Romano Less
April 14, 2016 @ 15:50
Bello! è giusto a mio avviso che resistano classi a restrizione,
le uniche concepite per dare ai progettisti spazio di studio e
quindi vie di innovazione continua. Il progresso negli ultimi
decenni è stato travolgente, ciò nulla toglie al fascino e al
valore delle barche classiche, pezzi di storia ancora vivi e
regatanti, basti vedere Star e Dinghy.
Però fossilizzare una classe per non danneggiare chi ha un
modello vecchio non mi sembra di grande aiuto. Un conto
è proporre un monotipo – che sia il più rigido possibile per una
competizione paritaria- altro è porre a confronto la capacità
inventiva nell’ambito di parametri fissi.
IMHO e senza pregiudizio.