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Learning to Fly: impariamo a volare sui Persico 69F (1-continua)

ValenciaFoiling or not to foiling? Beh, il dilemma è ormai risolto, vista la rapidità con cui la nuova disciplina del foiling sta rivoluzionando tutta la vela sportiva. Anche per noi di Fare Vela è arrivato quindi il monento di provare la barca che più si adatta a un concetto di foiling facile per tutti, il Persico 69F.

Siamo venuti a Valencia per prendere parte al Valencia 69F Grand Prix, timonando uno dei 69F messi a disposizione del circuito 69F, un gruppo professionale che ci ha fatto un’ottima impressione, con Dede De Luca, velaio One Sails e manager dei 69F, a farci da anfitrione.

 

L’obiettivo è capire quanto un velista abituato alla sempre magnifica vela tradizionale, con lunga esperienza in derive, monotipi e altura, possa trovarsi a suo agio sui 690 centimetri in carbonio e sui foil del 69F. Si tratta di una barca davvero per tutti? Lo scopriremo in questa settimana, con tre giorni di allenamento e altrettanti di regate, da venerdì a domenica prossimi. Una Pasqua con uova ripiene d’adrenalina o un’uscita di scena a orecchie basse?

Seguiteci in questo Learning to Fly, miniserie che ci porterà a volare (speriamo) per la prima volta.
La curiosità è molta, così come l’umiltà di osservare, chiedere e ascoltare i consigli di chi navigherà con noi. Regateremo con Mateo Majdalani ed Eugenia Bosco, due argentini al top mondiale della classe olimpica Nacra 17 appena rientrati a Valencia dal Trofeo Sofia a Palma, e con Pietro De Luca, ex laserista che fa parte dell’organizzazione 69F.

Oggi prima giornata interessantissima e piena di sorprese. Innanzitutto la pioggerellina, che a metà aprile a Valencia non si vede praticamente mai ma che oggi ci ha accompagnato per tutta la giornata, in cui abbiamo navigato con un vento da NE sui 6-7 nodi e onda formata.
Esordio bagnato esordio fortunato? Beh, sì, perché questa prima uscita ci ha incuriosito davvero. I consigli di Dede De Luca sono stati utili: timone ben saldo in mano, piccolissime correzioni e massima sensibilità nel percepire ciò che il 69F ci racconta. Una barca dalle rapide accelerazioni e dal dolce sollevamento. Quando passiamo dagli 8 nodi dislocanti agli 11-13 e poi anche 16 in volo con gennaker, non si notano effetti bruschi o potenziali pericoli. “La velocità è tua amica”, ci spiega De Luca e in effetti la sintonia tra timoniere e log appare assoluta.

Al lasco con gennaker. 14 nodi con 6 di vento reale

La sensibilità al timone è massima, così come le due posizioni di seduta, in pozzetto e sulla terrazza, sono ben pensate e facili da condurre anche per un neofità della nuova specie foiling.
I movimenti del vecchio finnista assecondano la barca, così come Eugenia Bosco si muove come una gatta schiacciando, spingendo o schienando alla bisogna. Pietro alla randa è in lavoro continuo e, di fatto, sono loro a portare la barca, con il timoniere che deve, come insegnavamo i saggi, “solo” andar dritto e concentrarsi sulla velocità ottimale, con minimi spostamenti orza-puggia.

Il passaggio sull’onda in bolina è agevolato dal lift del foil. Appena puggi un po’ per acquisire la vmg ottimale per passare l’onda si percepisce che l’appendice magica “solleva” quanto basta la barca per evitare tonfi sordi. Una piacevole sensazione, unita all’estrema facilità di virate e strambate, almeno con i 6-7 nodi di oggi.
Abbiamo toccato i 16,5 nodi al lasco con appunto 6-7 nodi di vento reale, con il gennaker ovviamente sempre cazzato causa apparente tutto a prua, mentre in bolina abbiamo navigato sempre tra i 6 e i 7,5 nodi.

Per adesso va bene così. Ci siamo divertiti moltissimo e imparare a volare sui 69F ci è sembrato davvero alla portata di molti velisti. Va detto che il lavoro “sporco” lo fanno il randista e il prodiere-flying controller, che di fatto portano e regolano la barca sensa soluzione di continuità, facendosi un bel c..o.
Domani sarà un’altra giornata e vedremo se la “bestia” sarà domabile anche con il vento più sostenuto che pare ci attenda.

Learning to Fly (1-continua)

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