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Vela olimpica: sognando Tokyo… i consigli di Luca Devoti per una buona campagna

Valencia, Spagna- Conclusi con non poche emozioni i Giochi di Rio, il movimento della vela olimpica è pronto a riprendere il cammino verso Tokyo 2020. Un nuovo ciclo inizia, alcuni velisti smettono, altri cominciano, altri ancora cambiano classe. Per tutti resta l’attesa per le decisioni che World Sailing prenderà sulle prossime classi olimpiche.

L'urlo dell'australiano Burton dopo la rimonta completata su Stipanovic che gli è valsa l'Oro. Foto Sailing Energy
L’urlo dell’australiano Burton dopo la rimonta completata su Stipanovic che gli è valsa l’Oro. Foto Sailing Energy

Come noto, a Barcellona l’11-12 novembre si svolgerà l’elezione per il nuovo presidente con tre candidati (il presidente uscente Carlo Croce, il canadese Paul Henderson e il danese Kim Andersen), elezione probabilmente decisiva anche per definire gli assetti della vela nei prossimi quattro anni. La scelta definitiva sulle classi, però, potebbe slittare fino al febbraio 2017, quando il presidente eletto potrà o no indire una “revisione” sulle stesse. Ciò sta provocando incertezza in diverse classi, con la possibilità di un’undicesima medaglia per il kite o un accorpamento del 470 in classe mista o ancora una ridefinizione delle discipline olimpiche. Una decisione rimandata al febbraio 2017 è ovviamente ben oltre i limiti della logica, ma la sensazione è che alla fine le attuali discipline possano essere confermate per il 2020.

La preparazione olimpica, intanto, deve necessariamente ricominciare. Al CICO di Formia abbiamo assistito ai primi movimenti della vela azzurra, che pare vada per la direzione tecnica verso la conferma del DT Michele Marchesini e di Alessandra Sensini come respondabile delle squadre giovanili.

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Alessio Spadoni, triestino, appena passato dal Laser al Finn ha ben esordito a Formia conquistando un bronzo dietro a Giorgio Poggi e Simone Ferrarese. Foto Taccola/FIV

Sul nuovo quadriennio, ospitiamo un’analisi tecnica (disponibile anche in inglese), con alcuni consigli per i velisti che vorranno iniziare la campagna, del nostro opinionista Luca Devoti. Principi certamente utili per i giovani velisti che vorranno provare a inseguire il sogno olimpico.

“Così, poco a poco, l’atmosfera di Rio sta svanendo e anche Rio fa parte del passato, siamo stati estremamente fortunati e il tempo e i venti hanno benedetto l’Olimpiade di Rio, che è stata leggendaria. Così che chi vuole vincere a Rio, chi vuole avere un giorno di gloria ha bisogno di iniziare ad allenarsi, a pianificare i quattro anni al fine di essere mella miglior forma possibile in Giappone. Questi sono i miei consigli su come arrivare a Tokyo nel modo migliore.

Iniziare ad allenarsi alla metà di novembre 2016, continuità è la chiave per vincere, scegliere una località con buon vento e clima durante tutto l’anno, fare di quel posto la tua casa, assaporare ogni minuto d’allenamento e pianificare il quadriennio subito e a grandi linee.

Usare i primi due anni per apprendere al meglio la conduzione, per dare il meglio nelle partenze, non perdere tempo nei materiali ma solo andate a navigare. Fatelo in gruppo e divertitevi a navigare almeno venti giorni al mese. Preparate il vostro corpo per le caratteristiche della classe che avete scelto, siate sicuri di raggiungere il giusto peso e lavorate molto sulla resistenza e fate in modo che i periodi di recupero siano i migliori possibili.

Imparate a conoscervi, la vostra mente e le vostre emozioni, scrivete un diario con la vostra storia sportiva, cercando di identificare le vostre ripetizioni comportamentali. Regatate ma non troppo, imparate un’alimentazione corretta, imparate ad andare a letto presto e dividete le sessioni di allenamento durante la giornata in modo da evitare di diventare ossessionati mentre cercate di spingere troppo su voi stessi.

Non focalizzatevi sui risultati, concentratevi sulla vostra curva d’apprendimento. Imparate a regatare con lo smart phone spento una settimana prima dell’evento, dimenticate i social network e tutte le distrazioni. Imparate che il tuo sport è il tuo lavoro e imparate a dare il meglio in ogni momento.

Non esagerate nell’allenamento, mantenete le sessioni non troppo lunghe dato che quando lo sono troppo, di fatto, state imparando a navigare lentamente, dato che è impossibile mantenere sempre al massimo l’intensità, sebbene allenandovi con continuità diventerete migliori ogni giorno di più.

Trovate un buon coach che abbia una visione semplice e positiva. Dimenticate la politica sportiva, non fatevi coinvolgere da nessuna questione, solo centratevi sul fatto di essere al meglio nonostante il sistema di selezione o le condizioni del vento. Pensate positivo, pensate che potete farcela.

Giles Scott, oro nei Finn a Rio. Foto Sailing Energy
Giles Scott, oro nei Finn a Rio. Foto Sailing Energy

Una volta che il lavoro di base è stato svolto, dopo due anni di solido lavoro, nel terzo anno lavorate sui materiali per essere sicuri di essere tra i più veloci della flotta. Imparate tutto sulla vita ideale dei materiali, degli scafi e delle vele. Prendetevi cura della vostra barca, amatela. Regatate nel modo più intenso possibile e i risultati saranno via via migliori. Se vi sarete qualificati, userete l’ultimo anno per preparare i Giochi.

Non viaggiate troppo, dimenticatevi d’andare avanti e indietro dal Giappone come un maniaco. Allenatevi duramente e andate laggiù con la mente aperta e positiva, arrivate alle Olimpiadi riposati e pronti.

Questo è ciò che facciamo alla Dinghy Academy, dove inizieremo il 15 novembre. Valencia è la nostra scelta, dove costruiremo il nostro gruppo d’allenamento, dove faremo della nostra passione la nostra vita, dove diventeremo un gruppo di amici. Alcuni vinceranno, altri no, ma tutti riceveranno il meglio dalla sfida, dal fatto di provarci. La più grande sfida sportiva che ci sia, qualificarsi per essere uno dei 10.500 atleti che gareggiano ai Giochi, cercare di essere tra i mille che riportano a casa una medaglia e che avranno la gioia di salire per un giorno sul podio degli dei”. (Luca Devoti)

 

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1 Comment

  1. Rinaldo Agostini
    October 13, 2016 @ 12:13

    Bravo Luca, hai espresso nel migliore dei modi, quello che era il pensiero di Valentin Mankin.
    Tutto quello che hai scritto (o quasi) era la filosofia di Valentino, era tutto quello che avevamo messo in pratica, nella preparazione Olimpica per Savannah 1996. Purtroppo da quella Olimpiade, venne fuori solo il Bronzo di Alessandra, ma sicuramente la Squadra che avevamo allora era fortissima.
    Fortissima nella preparazione, nelle attrezzature, in tutti i suoi componenti…..peccato che noi Allenatori ci lasciarono in una casa di Savannah, a guardare le regate su Internet. Solamente io, riuscii a diventare Volontario e Driver dei Motoscafi di Assistenza alle regate, e allora riuscii a seguire le regate del Tornado dei fratelli Pirinoli, solamente dalla terza prova. Caro Luca hai dimenticato di dire, che chi desidera diventare atleta Olimpico, nella vela, si dovrà allenare in tutte le condizioni meteo, e non fissarsi solo sulle condizioni abituali del luogo dove si svolgeranno le regate, perché ogni volta le previsioni basate sulla media delle condizioni meteo marine, e’ sempre stata disattesa.
    Per esempio per Savannah, andammo a fare le selezioni Olimpiche a Venezia, dove si diceva, c’erano le stesse condizioni…….pochissimo vento e tanta corrente….peccato che poi nella realtà ci fu parecchio vento e onda formata……… Ergo, allenatevi in tutte le condizioni e non mettetevi in testa di essere solo forti in una condizione di vento piuttosto che un’altra, nel caso non si verificasse il vento a voi propizio, partireste già con un handicap psicologico destabilizzante. Buon vento e buona vita……!!!! Rinaldo Agostini Coordinatore Squadra Olimpica Savannah 1996 e Sydney 2000.

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