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Volvo Ocean Race: domani parte la Leg 6 per Auckland, senza Vestas… e senza i risultati dell’inchiesta

Hong Kong– Si conclude domani il malinconico stopover cinese della Volvo Ocean Race, contraddistinto dalla collisione di Vestas con un peschereccio in cui ha perso la vita un pescatore cinese, il cui nome probabilmente pare destinato a rimanere nascosto al pubblico. Reso tributo agli sponsor e alle strategie di marketing (necessariamente legate a eventi sul territorio) della proprietà della regata, la Volvo Ocean Race torna a ciò che le riesce meglio, ovvero le grandi tappe oceaniche combattute sul filo delle singole miglia.

Hong Kong Stopover. HGC In-Port Race Hong Kong. 27 January, 2018.

Ma lo farà senza aver dato la necessaria trasparenza ai fatti: una collisione con un VO65 lanciato a 23 nodi di velocità al lasco che investe di notte una barca da pesca cinese, in un tratto di mare notoriamente ad alta densità di mezzi da pesca spesso senza le prescritte dotazioni. L’inchiesta c’è stata, ma le sue conclusioni non sono state almeno sin’ora rese note ai media e al pubblico. Il pescatore cinese deceduto è rimasto incognito, così come i fatti, anche se è verosimile che la dinamica dell’incidente sia stata verificata, e probabilmente anche ripresa, dai sistemi di bordo. Volvo Ocean Race e Vestas, in una situazione di crisi nel Paese del main sponsor, hanno preferito fornire pochissime informazioni. Forse una maggior trasparenza, per un evento così importante, uno dei tre maggiori della vela insieme a Olimpiadi e America’s Cup, sarebbe stata utile e necessaria. Ci auguriamo che tali dettagli, che potranno servire a evitare incidenti simili nel futuro, siano resi noti.

Immagine fornita dal Governo di Hong Kong in cui si vede Vestas, una zattera e l’elicottero che recupra il pescatore poi deceduto

Domani 7 febbraio, con start anticipato alle 11 locali, ossia le 4 del mattino italiane, parte infatti la Leg 6, 6.100 miglia da Hong Kong ad Auckland, la capitale mondiale della vela. Praticamente si tratta della rotta inversa rispetto a quella della Leg 4 che portò la flotta dei sette VO65 da Melbourne a Hong Kong. Stavolta saranno in sei, visto che Vestas ha annunciato l’impossibilità a partecipare viste le difficoltà nelle riparazioni post-collisione. Il team di Charlie Enright e Mark Towill, che si stava comportando molto bene in queste prime tappe, ha spedito la barca ad Auckland sperando di poter essere poi alla partenza della Leg 7. Ciò ovviamente comporta rinunciare alle ambizioni di classifica, con una lotta che a questo punto pare limitata al duello tra Mapfre e Dongfeng.

La Leg 6 è lunga 6.100 miglia teoriche e si sviluppa sulla rotta da Hong Kong a Auckland, in Nuova Zelanda. La parte iniziale vedrà la flotta attraversare il Mar Cinese Meridionale, passando nello Stretto di Luzon tra le Filippine e Taiwan. In seguito, entrerà in Pacifico per una lunga navigazione con prua sud-est, dovendo però evitare le numerose isole della Micronesia, prima di poter far rotta su Auckland.

La sesta frazione sarà ancora una volta caratterizzata strategicamente dal passaggio nord-sud dei Doldrum, le calme equatoriali, che si sono dimostrate decisive nella Leg 4.

“Credo di poter definire la tappa verso Auckland insidiosa.” Ha detto lo skipper di Dongfeng, Charles Caudrelier. “Dobbiamo attraversare i Doldrum e sappiamo bene che è un passaggio complicato e un po’ casuale e siamo preoccupati di essere quelli che restano impantanati sotto una nuvola questa volta. Però è una delle tappe migliori perché si arriva ad Auckland che è un posto fantastico e un posto dove le persone ne sanno molto di vela e amano questa regata”

Lo skipper spagnolo Xabi Fernández: “Sappiamo tutti quanto difficili possano essere i Doldrum e la scorsa volta per noi è stata dura. Ci siamo trovati a navigare lontano dai primi per 10 o 15 ore ed è stato terribile vedere gli altri andarci via…”

Le previsioni meteo per lo start di mercoledì alle 11 locali di Hong Kong indicano un vento da nord-est dai 12 ai 15 nodi, condizioni ideali per la partenza ma successivamente il vento dovrebbe aumentare via, via nei primi giorni.

“Questo tratto è sempre così.” Ha detto la skipper di Turn the Tide on Plastic Dee Caffari. “Mi ricordo che la scorsa edizione quando siamo partiti da Sanya (in Cina) abbiamo avuto condizioni di vento forte di bolina molto simili nello stretto di Luzon. E questa volta sarà lo stesso. La rotta non sembrerà evidente, perché dovremo quasi allontanarci dalla Nuova Zelanda prima di poter poggiare e mettere la prua verso la meta. E’ una tappa dura anche dal punto di vista psicologico.”

Questa sarà l’undicesima volta che la regata visiterà la Nuova Zelenda e la decima volta che l’arrivo sarà ad Auckland. Per molti velisti la City of Sails rappresenta la casa della Volvo Ocean Race, con oltre 350 atleti kiwi che vi hanno preso parte nel corso degli anni. In regata in questa tappa tutti e due gli italiani presenti, Francesca Clapcich a bordo di Turn the Tide on Plastic e Alberto Bolzan con Team Brunel.

Alberto Bolzan durante la Leg 3, Cape Town to Melbourne, day 02, on board Brunel. Photo by Ugo Fonolla/Volvo Ocean Race. 11 December, 2017.

“Dopo i buoni risultati ottenuti nelle In-Port Race disputate negli ultimi giorni si respira sano ottimismo: certo, regatare in altura è cosa diversa che manovrare sulle boe, ma a livello di performance ci siamo sentiti più competitivi del solito”, spiega Alberto Bolzan, “Abbiamo voglia di riscatto e siamo consapevoli che la momentanea assenza di Vestas 11th Hour Racing mette noi e Scallywag nella condizione di poterci avvicinare al terzo posto. Non ci aspettiamo sia facile perché la frazione presenta diversi fattori di rischio tattico: non a caso, proprio l’approccio ai Doldrums ha segnato il risultato della tappa conclusasi ad Hong Kong”.

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