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I 400 anni dalla scoperta di Capo Horn… Noi c’eravamo, il diario delle celebrazioni di Giambattista Giannoccaro

Il 2016 è l’anno delle celebrazioni per i 400 anni della scoperta di Capo Horn. Era, infatti, il 29 gennaio 1616 quando gli olandesi Jacob Le Marie e Willem Cornelisz Schouten doppiarono per la prima volta l’estremità meridionale del Continente Americano dandole poi il nome, in omaggio alla loro città in Olanda, Hoorn.

Il 29 gennaio 2016 a Capo Horn si è svolta una serie di cerimonie, organizzate dall’Armada de Chile, per commemorare quell’evento e quel luogo icona per migliaia di naviganti di tutto il mondo. Era presente anche l’Angelique 2, il cat di Giambattista Giannoccaro e Valentina Zotta, che abbiamo imparato a conoscere per i loro reportage dalla Penisola Antartica.

Questo il diario di bordo di quella giornata, scritto da Giambattista Giannoccaro.

Il monumento all'Albatross e a Capo Horn ripreso da Valentina Zotta
Il monumento all’Albatross e a Capo Horn, tornato al suo splendore dopo il restauro, ripreso da Valentina Zotta

 

Durante la nostra lunga permanenza nel Canal Beagle abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad uno storico evento. Nei primi giorni dello scorso gennaio, Francisco, il responsabile del Club Nautico Micalvi di Puerto Williams ci recapitò una busta con l’intestazione dell’Armada de Chile, la Marina Militare Cilena.
Il Mittente era il Tenente di Prima Classe, Eduardo Moreno Letelier, Comandante della
Motovedetta Alacalufe che ci invitava per il successivo 29 di gennaio, ai festeggiamenti
organizzati dall’Armada per il 400° anniversario della scoperta di Capo Horn.

La scoperta di Capo Horn risale infatti al 29 gennaio del 1616 quando due olandesi, Jacob Le Marie e Willem Cornelisz Schouten doppiarono il Capo a bordo dello Hoorn (nome della nave che a sua volta prendeva il nome della loro città in Olanda).

Navigare Capo Horn, credo sia per molti velisti un grande sogno, ma coronarlo in occasione del 400° anniversario della sua scoperta è stata per me una delle sorprese più gradite del mio anno alla fine del mondo. Il programma della manifestazione venne presentato dallo stesso Tenente Moreno nel suo impeccabile inglese e con il supporto di un “Power Point,” in occasione di un briefing tenuto nell’elegante salottino de Club Micalvi, al quale parteciparono anche gli Skipper delle altre 6 imbarcazioni che, tra quelle presenti in quel momento a Puerto Williams, decisero di accettare l’invito.

Noi eravamo nel pieno dei preparativi per la spedizione in Antartide e la partecipazione all’evento avrebbe ritardato come minimo di una settimana la nostra partenza. Eravamo già molto avanti con la stagione e febbraio può essere molto duro in Antartide, ma rinunciare a questa irripetibile occasione mi sembrava davvero una follia, così salpammo alla volta del Capo alle 22h di giorno 26.

Foto Armada de Chile
Foto Armada de Chile

Un’insolita, leggera brezza da Ovest ci spinse per tutta la notte, girando progressivamente da poppa piena al traverso man mano che avanzavamo lungo la costa orientale di Isla Navarino. Lasciata Isla Lennox alla nostra dritta, attraversammo le 26 miglia di Bahia Nassau sino a superare Cabo Austin e Paso Mar del Sur, ritrovandoci così per le 10 del 27 febbraio sotto al fatidico Faro del Cabo de Hornos.

Avendo escluso l’ancoraggio mettemmo in acqua il dinghy e mentre io mantenevo Angelique II a una distanza di circa mezzo miglio da Caleta Leon, metà dell’equipaggio sbarcava sull’isola per raggiungere il Faro.
Infatti, l’unico possibile ancoraggio sull’Isola Hornos è Caleta Leon, sulla costa Sud Orientale, ma sul fondo giacciono 1001 tra catene, ancore, cavi e ogni possibile relitto su cui incattivare la propria ancora.
Inoltre, anche in condizioni di buon tempo, una forte risacca rende molto difficile, se non pericoloso lo sbarco con i battelli di servizio.
Un’ora dopo Valentina mi chiamava via radio per chiedermi di inviare nuovamente il dinghy per riportali a bordo. Completato il recupero della ciurma, lasciavo il comando a Valentina e a mia volta mi facevo portare a terra, accompagnato da Matteo e Luis che erano rimasti a bordo con me durante il primo sbarco.
Un ripida scalinata in legno collega la zona di sbarco di Caleta Leon con la cima della scogliera dove, una passerella in legno conduce sino al Faro dove fummo accolti dall’addetto della Armada de Chile, che lì vive insieme alla propria famiglia.

La flotta degli yacht riunita a Capo Horn per le celebrazioni del 29 gennaio 2016. Foto Armada de Chile
La flotta degli yacht riunita a Capo Horn per le celebrazioni del 29 gennaio 2016. Foto Armada de Chile

Così come la famiglia conosciuta lo scorso ottobre a Faro Fairway nello Stretto di Magellano, questo sottufficiale dell’Armada da tempo aveva fatto domanda per essere assegnato al controllo di uno dei fari nella Regione Magellanica in cui l’Armada prevede la presenza di famiglie.
La loro attesa è stata premiata con l’assegnazione al prestigioso Cabo de Hornos proprio nell’anno del suo 400° anniversario.

Visitato il faro e firmato il registro delle visite, ci avviammo verso il monumento che sorge sul Capo, proprio a strapiombo sul Canale di Drake.
Nonostante il cielo plumbeo e una fastidiosa pioggerellina, sarei potuto restare ore ad
osservare il Drake schiantarsi sulle scogliere del Capo in uno stato di totale trance;
inevitabile se come me sei cresciuto a pane e mare, sei giunto sin la partendo da casa tua, con il tuo guscio galleggiante e navigando per 30.000 miglia.
Ma il senso di responsabilità prevalse sulle emozioni, ricordandomi che Valentina e il
resto della ciurma erano proprio li sotto il Capo, in attesa del nostro rientro.

La passerella in legno che conduce al monumento. Foto Zotta
La passerella in legno che conduce al monumento. Foto Zotta

Giunti in barca ci avviammo verso Caleta Martial, appena 10 miglia a nord, punto di
incontro con gli altri yacht e la motovedetta Alacalufe. Non appena completate le operazioni di ancoraggio, fummo contattati via radio dall’Alacalufe che
dandoci il benvenuto ci invitava, insieme a tutti gli altri equipaggi, a un Asado (letteralmente “arrosto”, tipico piatto di carni alla brace di Argentina, Cile e Uruguay) per cena. Incuranti degli oltre 25 nodi di vento, intorno alle 19 raggiungemmo con il dinghy l’Alacalufe che, al contrario di tutte le altre imbarcazioni, aveva ancorato ben distante dalla spiaggia.
Ad attenderci sul ponte il Tenente Moreno, il suo secondo e, a eccezione dei marinai
addetti all’asado, praticamente l’intero equipaggio. Con la consueta simpatia e ospitalità ci offrirono di visitare la Motovedetta, il ponte di comando, gli alloggi ufficiali, la mensa, le cucine e soprattutto il secondo ponte dove i marinai assenti al nostro benvenuto si prendevano cura dell’asado che cuoceva su un enorme barbecue.
Varata nel 1989, la motovedetta Alacalufe, con le sue 107 tonnellate di stazza e i suoi 33 metri di lunghezza, è assegnata al dipartimento di Puerto Williams con compiti di Polizia Marittima oltre che di soccorso.

Via, via che gli altri equipaggi arrivavano a bordo, vassoi stracolmi di ottima carne correvano tra la “barbacoa” e i locali mensa e in particolare verso quello di fronte alle cucine dove il nostro equipaggio si era accomodato.
Considerata la quantità di carne che i miei ragazzi ingurgitarono quella sera, mi è sembrò chiaro che la dieta di Angelique II andava rivista, incrementando significativamente la percentuale di carni rosse se avessi voluto allontanare qualsiasi rischio di ammutinamento, una volta salpati per l’Antartide.
La serata trascorse in modo assolutamente gradevole e informale, soprattutto considerando la location che ci ospitava, con il Comandante Moreno grandissimo padrone di casa.

L’indomani gli altri yacht salparono alla volta del Capo, mentre noi approfittammo per continuare i lavori di preparazione alla nostra imminente spedizione.
In tarda mattinata salutavamo via radio la Motovedetta Alacalufe che salpava lasciando il ruolo di “padrone di casa”, alla più grande Motovedetta Cabral al comando del Capitano di Corvetta Jorge Minuetti Leon.
Con le sue 532 tonnellate di stazza e 43 metri di lunghezza, il Cabral fu costruito nei cantieri navali dell’Armada a Talcahuano ed entrò in servizio nel 1996 come Motovedetta. Nel 2000, pur mantenendo il suo armamento bellico, venne implementato a bordo un moderno equipaggiamento idrografico, trasformandolo così in una unità addetta alle ricerche idrografiche dell’Armada.

Giambattista Giannoccaro (a sinistra) con il Tenente Moreno sull'Alcalufe. Foto Zotta
Giambattista Giannoccaro (a sinistra) con il Tenente Moreno sull’Alcalufe. Foto Zotta

Completate le manovre di ancoraggio il Cabral ci contattava via radio per invitarci, a sua volta, a un cocktail e offrendosi anche di trasportarci a bordo con i loro battelli di servizio.
Così per le 19:00 tutti pronti in coperta per salire su un bellissimo Zodiac Milpro (la linea di gommoni Zodiac dedicati all’uso militare) che ci conduceva comodamente e all’asciutto a bordo del Cabral, dove ci attendeva un’accoglienza 5 stelle, magari più formale rispetto all’Alacalufe, ma certamente outstanding.
Ci congedammo relativamente presto in quanto l’indomani ci aspettava una levataccia.
Avevamo appuntamento alle 07:00 sotto al Capo Horn, dove insieme ad altre unità dell’Arnada avremmo atteso che le Autorità Cilene, completata la cerimonia sull’isola, sarebbero state trasferite a bordo di una nave della Marina per la celebrazione di un rito in mare.
Così per le 5 del mattino eravamo già pronti a salpare e in flottiglia ci avviammo verso il capo. Con la sola randa a riva, i 20 nodi di vento da Ovest ci spingevano su un gran lasco ad oltre 9 nodi, perdendo cosi subito contatto con la flottiglia.
Superato l’Isolote Carrasco, il vento si portava a bolina larga obbligandoci a dare una mano di terzaroli e a mettere a riva un po di tela a prua.
Giunti sotto al Capo, oltre al Cabral e all’Alacalufe, altre 3 unità dell’Armada erano all’ancora:

la Motovedetta Hallef di 107 tonnellate e 33 metri di lunghezza, al comando del Tenente di Prima Classe Litoral Marcelo González González;

la modernissima Motovedetta Marinero Fuentalba, di 1.800 tonnellate di stazza e 81 metri di lunghezza, al Comando del Capitano di Fregata Jorge Castillo Fuentes;

il Trasportatore Aquiles di 4.760 tonnellate e 103 metri di lunghezza, al comando del Capitano di Fregata Gonzalo Rodríguez Vicent, sul quale navigavano le Autorità Cilene e a bordo del quale si sarebbe svolta la cerimonia in mare.

Il cielo restava plumbeo, la pioggia era cessata, le autorità cilene erano sbarcate per celebrare la cerimonia sul Capo, gli altri yacht, a secco di vele o con poca tela a riva, continuavano a navigare intorno all’Aquiles e noi decidemmo di goderci quell’indimenticabile momento mettendo a riva tutta la tela che avevamo, lanciandoci in uno slalom a 12 nodi tra le unità della Marina Cilena, per la gioia del mio giovane equipaggio. Intorno alle 9 un elicottero della marina iniziò a fare spola tra l’Isola e l’Aquiles, segno evidente che la cerimonia a terra si era conclusa e che le Autorità stavano rientrando bordo per la celebrazione in mare. Infatti, dopo poco mezz’ora, venivamo contattati via radio dal Cabral che invitava noi e gli altri yacht a portarci a poppa dell’Aquiles disponendoci a pettine.

E così, mentre un assoluto silenzio calava intorno al Capo, dal ponte più alto dell’Aquiles una bandiera olandese realizzata con petali di fiori veniva lanciata in mare, seguita da alcuni colpi di cannone che chiudevano ufficialmente le Celebrazioni de 400° Anniversario della Scoperta di Capo Horn. Erano ormai le 11 e mentre gli equipaggi degli altri yacht raggiungevano il Capo con i battelli di servizio messi a disposizione dell’Armada, noi decidemmo di far rotta su Porto Toro, dove avremmo passato la
notte prima di proseguire per Puerto Williams; avevamo già visitato il Capo e i preparativi per la nostra partenza per l’Antartide ci richiamavano all’ordine.

L'Angelique 2 tra le navi dell'Armada. Foto Zotta
L’Angelique 2 tra le navi dell’Armada. Foto Zotta

I festeggiamenti si conclusero domenica 31 gennaio quando il Capitán de Navío Patricio Espinoza Sapuna, Governator Maritimo di Puerto Williams, nel contesto del cocktail di commiato offerto nei locali dell’Armada a Puerto Williams, premiò gli skipper degli yacht partecipanti alle celebrazioni con una bellissima medaglia commemorativa, alla quale si aggiunse anche un secondo medaglione offertoci dal locale Club Nautico Puerto Williams.

In molti, tra i naviganti incontrati in Patagonia deridono e snobbano coloro che da tutto il mondo raggiungono Puerto Williams per imbarcarsi sui charter che da qui salpano alla volta di Capo Horn. Dicono che il Capo è quello che si doppia nel contesto di una vera traversata ed in effetti esiste un’associazione chiamata Cape Horners che accetta solo coloro che hanno doppiato il capo durante una traversata senza scalo di almeno 3.000 miglia, che abbia toccato i 50 gradi di latitudine sud sia a ovest che a est di Capo Horn.

La targa commemorativa posta per celebrare i 400 anni della scoperta di Capo Horn. Foto Armada de Chile
La targa commemorativa posta per celebrare i 400 anni della scoperta di Capo Horn. Foto Armada de Chile

Non ho idea di quante siano le persone al mondo che hanno davvero i requisiti per entrare in quella classifica; non molti e certamente nessuno tra i denigratori.
Io penso che le emozioni che quel luogo trasmette valgono un viaggio, anche se in aereo sino a Puerto Williams e poi in charter sino al Capo.
E ve lo dice uno che con la propria barca, partendo da casa sua, lo ha ormai doppiato 3 volte, di cui 1 nel contesto di una crociera di 3.000 miglia che ha toccato i 65° di latitudine Sud.

Giambattista Giannoccaro

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