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America’s Cup: cade anche l’ultimo tabù Deed of Gift?

Chicago, USA- Sta per cadere anche l’ultimo tabù dell’America’s Cup, ovvero quel Deed of Gift che dal 1887 regola il più antico trofeo sportivo al mondo? Fino a Valencia 2007, per spiegare cosa fosse questo evento per il quale generazioni di velisti avevano perso il senno e potenti tycoon avevano sperperato autentiche fortune, si raccontava più o meno questa storiella. Immaginate di andare a disputare una regata nel luogo, alle condizioni, nei tempi e con le barche decise da chi quel Trofeo possiede. Se, per una rarissima congiunzione di circostanze vi riusciste, allora sarete a vostra volta voi a dettare le condizioni per le sfide successive e tutti dovranno strisciare ai vostri piedi.

Sir Ben Ainslie a bordo dell'AC45F di Land Rober BAR
Sir Ben Ainslie a bordo dell’AC45F di Land Rober BAR

Così è sempre stato, sin dal 1851, quando la Coppa delle Cento Ghinee all’Isola di Wight, ovvero l’atto originario della leggenda America’s Cup, dette il via alla più lunga saga sportiva moderna. Nel 1887 la versione definitiva del Deed of Gift, l’atto di donazione, stabilì poi le regole con cui la Coppa America è stata disputata per oltre 120 anni. Una caratteristica unica nello sport del XX Secolo, che rimandava ai primi challenger della Coppa Davis di tennis: un detentore e uno sfidante uscito da una selezione di pretendenti. Il defender aspettava, decideva poi la classe di barche della sfida successiva a intervalli di tre anni o, in caso di cambio di detentore e di emisfero, anche di cinque.

Il dominio yankee del New York Yacht Club fino al 1983, poi le rivincite di Dennis Conner sugli australiani, l’epopea kiwi prima e quella di Alinghi poi, fino alla lunga causa legale di Oracle Racing che l’America’s Cup vinse più in tribunale che sull’acqua di fine inverno a Valencia 2010, ben diversa dallo scintillio e dalla partecipazione della Coppa numero 32 del 2007, quella in cui Oracle fu sconfitto nella semifinale degli sfidanti da Luna Rossa, destinata poi a lasciare il passo ai neozelandesi, a loro volta battuti da Bertarelli & Co in una splendida finale conlusasi per 5 a 2.

Ebbene, è di questi giorni, alla vigilia dell’Act delle AC World Series a Chicago, la “windy city” che ospiterà sabato e domenica prossimi il secondo evento in suolo americano, la notizia che anche l’eredità dell’America’s Cup, il Deed of Gift, sarebbe prossima a una revisione. Lo scopo dichiarato sarebbe quello di garantire agli sfidanti una classe certa e cicli più brevi, di due anni, per disputare l’evento. Ne parla a fondo il Telegraph, citando fonti di Land Rover Ben Ainslie Racing, il team britannico guidato dal quattro volte oro olimpico Sir Ben Ainslie che si propone di ripotare la Coppa “a casa”, ovvero all’Isola di Wight.

Il rendering delle ACWS a Chicago
Il rendering delle ACWS a Chicago

La rivoluzione tecnologica dei catamarani prima e del foiling poi prosegue a ritmi serrati e le prestazioni a cui assisteremo a Bermuda 2017, con i nuovi AC50, saranno eccezionali, come alti saranno i rischi per i velisti che ci regatano sopra. In questo senso, il progresso tecnologico non può essere fermato e la Coppa, per sua definizione, ha comunque sempre rappresentato il vertice della tecnologia velico-sportiva. Regate veloci e brevi, vicino alla costa nel formato stadium, orari certi, velisti superman vestiti come alieni.Tutto molto bello.

La ricerca spasmodica di interessare quel pubblico generalista caro a sponsor e tv non rischia però di far perdere gli appassionati? La nicchia velica interessa sempre meno? Lascia, in tal senso, perplessi la scelta di ridiscutere la forma stessa della Coppa, che proprio dalla sua unicità e dalla sua “difficoltà” di vittoria traeva molta della sua leggenda. La necessità di trasformarla per renderla più moderna e appetibile a televisioni e sponsor è evidente. Si veda, in tal senso, il formato ridotto a due ore, con tre brevi regate da 20 minuti, proprio delle ACWS, ideato per garantire orari fissi alle televisioni… salvo poi vento e correnti dell’Hudson che ci mettono lo zampino… Il modello della Formula Uno continua a essere citato dai rivoluzionari, a cui si è aggiunto lo stesso Ben Ainslie. A esso va fatta risalire l’idea di avere una classe fissa per ogni ciclo tecnologico.

“Io stesso sono un po’ tradizionalista”, ha detto Ben Ainslie al Telegraph, “Amo la storia e l’eredità dell’America’s Cup e le vecchie barche. I 165 anni di storia, l’Isola di Wight, la Regina Vittoria… E’ vitale mantenere tutto ciò. E inizialmente io ero anche scettico sull’adozione dei multiscafi. Ma per me ciò che è accaduto nel 2013 (quando Ainslie vinse la Coppa con Oracle Team USA, aiutandoli a rimontare da 1-8 fino alla vittoria finale di 9-8, Ndr) ha catturato un più ampio immaginario pubblico, rendendo assolutamente chiara quale sia la nuova direzione.

Si tratta a questo punto di riunire i team e dire, ‘Sì, abbiamo questa incredibile storia e questo sistema dfi regole vecchio di 150 anni ma noi siamo elastici e lavoreremo per renderla ancora più bella. Si tratta di costruire sulle basi e sul potenziale attuale'”.

In tutto questo Russell Coutts, attuale padre padrone dell’evento con ACEA dopo il defilamento di Larry Ellison, ha dettato la rotta. La domanda che lui e gli altri attuali gerenti dei team dovrebbero forse porsi è se questo rinnovamento necessario non finirà per svuotare di contenuti l’evento, rendendolo sempre più uguale a una delle tante regate che si disputano nel mondo ogni anno. La leggenda conta e sarà interessante capire fino a che punto il Deed of Gift sarà ritoccato. Un valore inalienabile, dicono mettendo le mani avanti in ACEA, sarà sempre la finale tra il defender e il challenger. Come arrivarci sarà invece materia di riforma, sperando, almeno per molti di noi velisti, che non diventi tutto noioso come la Formula Uno… con il pubblico in attesa della scuffia per ridestare l’utente sprofondato nel divano di casa.

 

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2 Comments

  1. Marco Morosi
    June 9, 2016 @ 11:08

    Tanto la Coppa DEGLI Americani, perchè evidentemente il nostro errore è sempre stato quello di chiamarla Coppa America, rimarrà sempre agli Americani
    ACEA è disponibilissima a parlarne, modifiche di regolamento per fare ancora più milioni di dollari, non c’è problema !
    L’importante è che la Coppa rimanga in America… parliamone !
    Benny Benny, tu che sei volpone come il buon Russell, tu che hai RUBATO la Coppa Degli Americani (quindi in effetti non c’è stato furto) escogitando un sistema meccanico/elettrico assieme al tuo Russell per tenere la Coppa a casa… Di sicuro tu sarai il primo ad appoggiare qualsiasi idea dei tuoi amiconi Americani, chissà, magari per una volta ti fanno pure portare a casa la CDA per una stagione, l’importante che poi la riporti a casa sua eh !!
    Ma di cosa stiamo parlando ??
    Volete farmi credereche vogliono fare diventare una regata “pulita” come tutte le altre (per quanto può essere pulita una regata a bastone…..) la CDA eliminando il Deed of Gift ??
    Voglio proprio vivere per vedere… ahahah
    Lunga vita alla VOR, al Vende Globe, e a tutte le regate che non siano la CDA !
    Marco

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  2. Antonio
    July 18, 2016 @ 21:02

    Il New York Yacht CLub avrà qualcosa da dire, e deve dirlo perchè sia possibile modificare il Deed of Gift

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