Bermuda– E’ tutta una questione di foil… Fare Vela lo aveva analizzato in un precedente articolo e, puntualmente, questi primi dieci giorni di America’s Cup hanno confermato che la chiave della nuova AC è il volo. O meglio, la capacità di restare con gli scafi staccati dall’acqua, quindi con le sole appendici a contatto con la superficie del mare, il più a lungo possibile. Al di là delle tattiche di match race, dei buoni e degli scarsi, che pure ci sono, chi vola di più e meglio alla fine vincerà. Lo si è visto per esempio nella sfida del Round Robin 2 tra ETNZL e Land Rover BAR, dove, grazie ai suoi foil da vento leggero, lunghissimi e a forma di ala di pipistrello, i kiwi hanno ridicolizzato i britannici. In sette nodi di vento Aotearoa era in volo costante, mentre il Ben Ainslie furioso schiumava rabbia fino a essere letteralmente doppiato. L’AC50 kiwi volava, quello di Sua Maestà arrancava spesso dislocante e… quando si fanno 14 nodi contro 28, beh il duello proprio non c’è.
Alla fine dei due Round Robin abbiamo quindi chiesto al nostro esperto di aerodinamica Beppe Giannini un’analisi di quanto si è visto in termini di appendici alle Bermuda.
Diversi risultati delle regate disputate finora sono stati sorprendenti, con team apparentemente a corrente alternata. Questo avveniva anche nelle fasi preliminari delle Coppe multichallenger precedenti con monoscafi, ma adesso si direbbe in proporzione maggiore. Cercando di trovare una chiave di lettura, il motivo di gran lunga più verosimile sembra essere la scelta dei foil. Montare cioè foil ottimizzati per il vento che poi effettivamente si troverà sul campo di regata è il prerequisito fondamentale per un buon risultato con gli AC50.
Aspetti più apparenti quali sistemi di controllo sofisticati, potenza disponibile per l’idraulica e abilità di timoniere e tattico vengono in seconda battuta e sono fortemente condizionati da come “lavorano” i foil.
Ricordiamo che ogni team dispone di due set di foil, uno per vento leggero e l’altro chiamato All Purpose (AP), con crossover attorno ai 10 nodi. Il Protocollo poi consente un numero illimitato di modifiche entro il 10% in peso di ogni foil, con varianti anche importanti delle estremità (tip) oppure nel bordo di uscita del profilo, cosa questa molto meno rischiosa da un punto di vista strutturale. Naturalmente, le varianti si applicano quasi esclusivamente ai foil AP che devono operare dai 10 nodi in su, mentre quelli da vento leggero vedono un campo molto stretto tra 10 e 6 nodi, minimo per regatare. Come se non bastasse, in un set il foil di sinistra è in genere un po’ più “veloce” dell’altro, per sfruttare il primo bordo al traverso dopo la partenza.
A ogni foil e variante corrisponde un certificato di stazza, che infatti si stanno moltiplicando, e il certificato selezionato deve essere comunicato la sera prima della regata. Tale tempo è anche necessario per stuccare i nuovi pezzi eventuali, e si capisce quindi come la scelta della configurazione non sia affatto facile.
Vediamo ora un esempio pratico: Artemis ha dominato nettamente la fase delle regate di allenamento, caratterizzata però da venti sopra i 15 nodi. Nel primo scontro diretto con ETNZ (R14/RR1 del 29 maggio, quella dei molti sorpassi e della discussa penalità) il vento era sui 14 nodi, tutte e due le barche montavano foil AP e Artemis ha messo in mostra un’ottima velocità. Il giorno successivo il vento previsto era 12 nodi a calare: ETNZ per il rematch, che era una delle prime regate, ha mantenuto i foil AP. Artemis invece, che aveva un’altra regata importante con BAR a fine giornata, ha optato per i foil da vento leggero. Il risultato è noto: ETNZ era nettamente più veloce e quel che è peggio il vento non è poi calato, permettendo così a BAR (che montava anch’essa foil da vento leggero, ma meno spinti) di vincere indisturbata contro Artemis.
Però per la legge del contrappasso quando (1 giugno, R5/RR2) BAR ha incontrato ETNZ con 7 nodi di vento. I kiwi inauguravano in regata i loro foil “bat wing” incredibilmente esili e allungati, e BAR ne è uscita con le ossa rotte.
Considerando che la meteo degli ultimi giorni dovrebbe essere rappresentativa di tutto il mese di giugno, si direbbe che le carte devono ancora essere rimescolate per lo meno fino alla conclusione del RR2. ETNZ in ogni caso appare molto promettente.