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Caso Laser vs ILCA, la versione di Laser Performance…, ma facciamo un po’ di chiarezza

Londra– La lunga battaglia tra ILCA e Laser Performance rischia di diventare, se non lo è già, una vera e propria guerra commerciale. Laser Performance ha pubblicato formalmente la sua posizione riguardo a non essere ancora un “Approved ILCA Builder” secondo le nuove procedure volute da ILCA per adeguarsi alle direttive di World Sailing, a loro volta obbligate a rispettare le normative internazionali antitrust. Ciò, di fatto, risponde a quanto comunicato il 26 gennaio da ILCA, con la lista dei sette nuovi cantieri licenziatari in fieri.

 

Laser marchiati ILCA pronti per l’ormai prossimo Mondiale Laser di Melbourne, in Australia

Alla fine, bisognerà ricordare a tutte le parti che ai velisti del singolo più diffuso al mondo interessa solo una cosa, regatare su questa splendida deriva, la migliore disponibile sul mercato e adatta a tutti. La questione non è nel nome del brand, l’amatissimo Laser o l’ILCA Dinghy, ma in tutto ciò che di commerciale a essi è collegato, alla indispensabile filiera di cui il Laser fa parte e allo status di classe olimpica, da cui tale filiera dipende.

La materia è alquanto complessa. Riguarda normative internazionali e licenze commerciali. Converrà, quindi, fare un po’ d’ordine. Fissiamo alcuni punti chiave emersi dagli ultimi mesi di dibattito:

– L’esistenza delle filiere giovanili Laser dipende essenzialmente dallo status di classe olimpica. Senza Olimpiade il Laser continuerebbe a esistere, ci mancherebbe, ma come successo per molte altre derive, uscirebbe dalle filiere nazionali, dalle classi giovanili (fondamentale l’intuizione e la progressione 4.7, Radial e Standard). Diventerebbe una, sempre splendida, deriva da club, da Master e da circuiti nazionali, senza l’attuale qualità di velisti al massimo livello. Da qui anche la diversa potenzialità del business.

– World Sailing nel maggio 2019 ha collegato la conferma dello status olimpico 2024 per il Laser (singolo maschile con l’armo Standard e singolo femminile con la vela Radial) all’adeguamento alle norme Antitrust imposte dalla Comunità Europea. Nel caso ILCA non si fosse adeguata, la classe RS Aero, prescelta dopo la valutazione ai Trial di Valencia nel marzo 2019, sarebbe subentrata come classe olimpica, con tutto ciò che ne consegue a livello di classi propedeutiche. Il potente cantiere britannico RS aveva già presentato un programma di Open Builder in rispetto alle norme FRAND. ILCA era obbligata ad adeguarsi.

L’azione presso l’Antitrust, iniziata ormai tre anni fa da un gruppo di stakeholder, tra cui Devoti Sailing e la veleria ZaoliSails, verteva sulla libera produzione di materiali usati nelle discipline olimpiche. Non vi sono precedenti in altri sport di materiali monotipo, che addirittura prestano il nome di un brand (come è il marchio registrato Laser) a una medaglia olimpica. Al di là di questo, bisogna comprendere che, una volta arrivata all’Antitrust in Commissione Europea, la vicenda prosegue de facto per impulso degli uffici comunitari, non più per azione degli stakeholder. In pratica, una volta accertata l’eventuale violazione, la CE procede d’ufficio fino a ricomporre l’infrazione oppure a sanzionare chi sia stato a compierla. L’azione, quindi, non si ferma e va avanti a livello comunitario. World Sailing non può che adeguarsi e invitare le parti interessate (ILCA o gli altri cantieri produttori di materiali olimpici) a fare altrettanto.

– Si discute di un aumento dei prezzi conseguente alla liberalizzazione del mercato. Discutibile ma probabilmente si verificherebbe il contrario. Materiali di miglior qualità a prezzi concorrenziali. A questa testata risulta che una barca Laser/ILCA di uno dei nuovi cantieri in esame potrebbe essere venduta sui 5.500 euro (contro le 5.645 Sterline a listino Laser Performance, ovvero 6.652 euro al cambio attuale).

– Laser Performance Europe nel suo comunicato individua in Performance Sailcraft Australia (PSA) un potenziale prossimo accentratore del mercato. Ma ciò non sarebbe compatibile con i sette cantieri licenziatari in esame, tra cui lo stesso Devoti Sailing (Polonia/Repubblica Ceca) e l’italiana Nautivela, che sta già distribuendo le nuove vele marchiate ILCA.
Allo stesso tempo LPE ipotizza che vi sarebbero poi manovre per modificare i rig, con nuove vele hi tech allo studio e caricare quindi sui velisti nuovi costi. Di vele hi tech, di fatto, se ne stanno vedendo molte, ci stanno provando un po’ tutti, ma il dibattito qui sarebbe ben più ampio, tra mantenimento della base solida del vero valore del Laser (l’attrezzo velico per eccellenza) e necessità di adeguamento tecnologico. Pro e contro. Comunque passi graduali indispensabili, come è stato già fatto per le parti alte in carbonio e la vela MKII per lo Standard.

– La gestione commerciale del marchio Laser e quella della classe (ILCA) implicano a ricaduta la denominazione delle barche e degli eventi, i fee pagati a World Sailing, le royalty dovute ai detentori del brand, la partecipazione a forniture speciali come quelle per esempio delle barche olimpiche (che per Tokyo farà PSJ, La Performance giapponese) o degli Youth Worlds. Il business è grande, ma ai velisti questo interessa poco.

ILCA Dinghy e Laser… due brand diversi per la stessa (meravigliosa) deriva. Foto ILCA

Lo status olimpico è decisivo ed è esattamente questo ciò che ha mosso prima gli stakeholder e poi la stessa ILCA. Per Laser Performance d’altra parte il business è enorme, visto che è licenziataria per tutti i territori a parte Oceania (PSA) e Giappone/Corea (PSJ). Senza la presenza all’Olimpiade Laser Performance Europe non avrebbe avuto nulla da modificare. Così come RS produce i suoi RS Aero, Melges i suoi M14 o Devoti Sailing i suoi D-Zero. La presenza all’Olimpiade, che ripetiamo origina poi tutte le filiere giovanili prescelte dalle varie federazioni, è decisiva. Non per qualche centinaio di regatanti Master che felicemente continuerebbero a regatare sull’amato Laser, quanto per migliaia di giovani in tutto il mondo che sognano di misurarsi con l’infinita e splendida selezione della vela olimpica.
La soluzione? Complicata, ma con una sola certezza, più del nome ai regatanti interessa divertirsi e continuare a regatare su una barca lunga 423 centimetri, ben costruita e uguale per tutti.

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