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Charter verso la #riapertura: servono date e protocolli certi ma la vela è in vantaggio

Roma– E se la nautica, e la vela in particolare, uscissero meglio di altri settori dalla crisi Coronavirus? Non solo possibile, ma anche probabile.
Dopo la riapertura della produzione del 27 aprile e della rete di vendita e della manutenzione al 4 maggio, adesso arriva il momento di privilegiare gli utenti, ovvero il Charter e la navigazione privata.

 

Barche da charter a Carloforte

La necessaria gradualità nella riapertura sta ormai arrivando agli esiti previsti. Le ultime indicazioni confermano che dal 18 maggio saranno possibili gli spostamenti regionali e da giugno quasi tutti quelli tra regioni. Raggiungere le proprie imbarcazioni, poterci pernottare e navigare, sempre con responsabilità e le opportune precauzioni, sarà quindi presto possibile.

Il settore del Charter, nello specifico, è oggetto di un’attenta e urgente valutazione ed è stato al centro di un altro incontro che Confindustria Nautica, attraverso il proprio responsabile dei rapporti istituzionali Roberto Neglia, ha tenuto oggi con i media specializzati italiani, tra cui Fare Vela.

Dopo la riapertura della filiera produttiva, della manutenzione e della rete vendita, l’accesso al Charter è diventata, quindi, la priorità. Si tratta di oltre duecento società che operano in Italia, che hanno bisogno di risposte certe per salvare la stagione dopo aver perso la primavera. Per i ponti di aprile e maggio, purtroppo, non poteva essere altrimenti, vista la necessaria attenzione verso la pandemia e la consapevolezza che una ricaduta sarebbe stata catastrofica. Ma adesso, in previsione di giugno e dell’estate, l’intero settore del Charter ha bisogno di risposte certe. Proprio su questo punto si è sviluppato l’incontro con Confindustria Nautica.

Risposte certe significa date e protocolli. “Sarei soddisfatto se dal primo giugno potremmo iniziare a riaprire i Charter“, è la previsione di Roberto Neglia alla nostra domanda, “Il che significherebbe dare due settimane alle società del charter per adeguarsi ai Protocolli richiesti”.
“Bisogna specificare che le trattative tra i vari settori industriali e il Governo avvengono sui tavoli istituzionali, sotto traccia”, spiega Neglia, “Protestare senza sedersi ai tavoli decisionali o senza proposte praticabili complica solo i rapporti e ritarda i risultati”.

Profilo basso ma efficace, quindi. Proposte che devono arrivare nei modi inevitabili per un Governo che, aggiungoiamo, deve gestire una pandemia senza precedenti. Che, contemporaneamente, deve risponedere a richieste dei più disparati settori e, al contempo, deve anche assicurare ossigeno immediato a settori della cittadinanza in seria difficoltà.

La nautica, in tutto questo, se facciamo un’analisi attenta e pacata, si è ben mossa. Sta avendo le risposte che cercava, prima e forse anche più di altri settori. Ha ottenuto, di conseguenza, anche un riconoscimento sulla sua importanza economica e turistica.
“Abbiamo preferito perfezionare le fattibilità concreta delle gestioni pratiche piuttosto che avere un’apertura intempestiva ma difficilmente realizzabile. Dopo aver visto le proposte arrivate per la ristorazione o le spiagge… forse meglio due settimane in più ma la possibilità concreta di lavorare davvero”.

“La domanda c’è. Sono molte le società di charter che stanno ricevendo richieste per i mesi di luglio e agosto. I clienti chiedono se è possibile confermare o no. Vi sono zone maggiormente richieste, come la Toscana, e altre che stanno segnalando difficoltà come la Sardegna, anche per l’ipotesi di “passaporto sanitario” che il governatore della Sardegna sta ancora paventando”, continua Neglia.
Stesso commento ci è pervenuto da Simone Todeschini di Water Tribe Be Skilled, che ha confermato le molte richieste e l’attesa di protocolli certi.

Date certe e protocolli, quindi. Sì, ma quali per il Charter?
Detto della previsione del primo giugno per la ripartenza, vediamo come e dove sarà possibile fare charter. Gli studi INAIL hanno confermato che a favore della navigazione e del charter vi sono molti fattori:

– Esposizione a rischi inferiore ad altre attività
– Maggior monitoraggio e pochi contatti con persone al di fuori del gruppo certificato
– Aggregazione limitata

Se uno dei punti richiesti sarà, come pare, quello di tenere un giornale di bordo dei porti che si toccano o un Log di cosa si fa… Beh, nulla di più facile… Da sempre questo è infatti uno dei doveri di uno skipper responsabile. Per cui non sarebbe certo una difficoltà annotare chi, cosa, quando, come e dove ci si è mossi.

Per la vacanza in barca vi sono molte opportunità. L’immaginario di un microcosmo separato da tutto il resto, con gruppi omogenei se famigliari ma comunque controllati se conoscenti/amici, sta passando con l’Esecutivo. Molto più facile monitorare un equipaggio in barca che persone sulle spiagge e poi chissà dove. Il monitoraggio è variabile prioritaria, perché in caso di contagio si deve subito agire per isolare i contatti.
E in questo la vela è perfetta. Il livello d’aggregazione del Charter è basso per definizione. Per un anno, magari, si dovrà rinunciare alle flottiglie con balli di gruppo in coperta o in banchina, ma pazienza. Ci sarà comunque modo di navigare e di fare delle belle crociere.

Neglia chiarisce che si stanno predisponendo le procedure di sanificazione con ozono, richieste peraltro dalle stesse Società di Charter, e di igienizzazione delle barche. Sarà obbligatorio limitare i contatti tra gruppi diversi, ma anche questo appare fattibile, senza gridare alla catastrofe ma restando positivi. “Più che la limitazione delle persone imbarcate, si sta andando verso il monitoraggio costante e completo degli equipaggi”. Quindi, ancora una volta, la responsabilità degli utenti sarà fondamentale.

Per il noleggio senza skipper (bareboat) si sta puntando anche sui self check-in, in remoto utilizzando una delle molte applicazioni disponibili su qualunque tablet o smart phone.
L’autocertificazione sugli spostamnenti dell’equipaggio, prima dell’imbarco e dopo lo sbarco, sarà un’altro dei protocolli richiesti. Durante la crociera, ripetiamo, non si tratterà che di redigere il giornale di bordo, come fa e deve fare qualunque comandante avveduto e responsabile.

Il Governo ha richiesto espressamnente di seguire i DPCM e i prossimi Decreti Legge. Una volta scaduto quello del 27 aprile in data 17 maggio, quindi, avremo altre indicazioni per il periodo tra il 18 e il 31 maggio. Il privato deve fare la sua parte, agendo con responsabilità, ben sapendo che il rispetto delle norme è il modo più rapido per tornare il prima possibile a navigare.

Barche da charter, settore che attende i protocolli per la ripresa dell’attività . La previsione di Confindustria Nautica è per il 1 giugno

Una problematica che si sta prospettando, e di cui Confindustria Nautica sta discutendo con il Governo, è quella dei corridoi turistici che la Germania e altri paesi stanno portando avanti con Croazia e Grecia. Su questo i timori ci sono, inutile negarlo. La domanda straniera occupa una quota rilevante per le società di charter italiane.
“Ci stiamo lavorando, ma Italia e Spagna rischiano di ripartire in ritardo e il Governo sta agendo melle sedi europee per evitare perdite di mercato”, sottolinea Neglia.
Tale aspetto è legato poi alla riapertura dei viaggi aerei e delle frontiere, delle compagnie low cost e delle politiche regionali.
“Il caso della Sardegna rischia di diventare un serio problema”, spiega Neglia, “La proposta del passaporto sanitario ha già spaventato tutti e diverse società sarde stanno trasferendo le barche in Toscana o Lazio. Tali iniziative regionali non aiutano e anzi, dirò di più, fanno infuriare il Governo. Il risultato è solo uno: ritardare la riapertura”.

Positività e ottimismo, quindi, come negli altri settori della vela: navigazione, allenamenti, riapertura circoli, produzione e rete vendita. Stiamo uscendo da una pandemia senza precedenti, è bene ricordacelo sempre.

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