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Golden Globe: sono rimasti solo in cinque, van den Heede a Rio, tempesta per Kopar

Capo Horn– E alla fine sono rimasti solo in cinque. Con il ritiro ad Adelaide dell’australiano Mark Sinclair, a causa dell’eccesso di “flora e fauna” cresciuta sull’oipera viva del suo Lello 34 Coconut che ne aveva irrimediabilmente rallentato l’andatura, sono solo cinque i solitari vintage ancora in navigazione al Golden Globe Race.

Le posizioni oggi con van den Heede a Rio

L’attenzione e’ adesso posta sull’ungherese Istvan Kopar che si trova a dover affrontare l’ennesima tempesta nel Southern Ocean, praticamente lo stesso sistema che una settimana fa aveva portato al rovesciamento e al quasi naufragio di Susie Goodall, poi recuperata dalla nave cinese diretta a Punta Arenas. Kopar ha ricevuto istruzioni di dirigere verso sud, in modo da poter fuggire con andatura migliore, evitando la parte peggiore della depressione. Per riuscirci, pero’, dovra’ coprire almeno 180 miglia nelle 24h, il che su barche lente Anni Settanta non e’ poi cosi’ scontato visto che si tratta di 7,5 nodi.

La posizione e la rotta di fuga di Kopar

Proprio questo e’ il motivo principale che rende anacronistico questo evento. Obbligare barche lente, che non sono in grado di fuggire o di posizionarsi nei quadranti favorevoli delle depressioini del Southern Ocean, e’ stato un azzardo. E infatti si sono riviste le celebri capriole di cui erano piene le gesta veliche pre 1980, disalberamenti e recuperi alle basse latitudini. Con barche del genere si gira il mondo ai tropici, non si va da soli nel Southern Ocean.

PPL Photo Agency – Credit: Barry Pickthall / PPL
*** 2018 Golden Globe Race: Barnacle growth on Igor Zareskiy’s Russian Endurance 35 yacht ESMERALDA after 160 days at sea. The yacht was hauled out in Albany Western Australia for cleaning and replacement of a broken forestay.

Jean Luc van den Heede, intanto, si e’ concesso una capatina a Copacabana e si trova oggi al largo di Rio de Janeiro. I suoi controlli all’albero sono continui e anche iueri il 73enne navigatore francese e’ salito a riva per verificare le sue riparazioni al sartiame. Il suo vantaggio sull’olandese Mark Slats e’ sceso a 946 miglia e, con la bolina prevista per le prossime due settimane di risalita verso l’Equatore, tale distacco dovrebbe ridursi ancora.

 

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4 Comments

  1. roberto
    December 13, 2018 @ 08:51

    Girare il mondo il solitario per i tre capi è un’avventura per chiunque, anche per chi dispone di imoca o ultimates veloci ed ottimamente preparati…onore a questi solitari che rincorrono, come tutti, un sogno. Ricordo agli ipercritici di questo evento che appena qualche settimana fa una “semplice” (si fa per dire) tempesta atlantica ha decimato la flotta della route du rhum, costituita da barche e velisti al top. Non sarà una regata ufficiale e in grado di offrire contenuti tecnici interessanti come altre competizioni, ma rimane una sfida umana di grande livello, riservata a chi decide di essere pioniere, senza preoccuparsi della storia ufficiale della vela e della cantieristica. Provateci voi a girare il mondo in solitario, con una barca qualsiasi…

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    • Michele Tognozzi
      December 13, 2018 @ 11:28

      Ciao Roberto,
      certo che e’ un’avventura per chiunque. Noi abbiamo scritto che le barche del GG, per mancanza di velocita’, non hanno la possibiita’ di posizionarsi rispetto ai fronti in arrivo nel Southern Ocean o fuggire restando davanti alle depressioni come fanno i moderni racer. Da qui l’aumento dei rischi, testimoniato dalle scuffie in cui sono incorsi gia’ tre solitari. Massimo rispetto per l’avventura umana, ci mancherebbe. Solo che con barche del genere noi preferiremmo vedere solitari che fanno sì il giro del mondo, ma sulle rotte tradizionali, magari fermandosi in tutte le isole che incontrino. Poi, per carita’, ogni skipper e’ responsabile delle sue scelte. Un saluto

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      • roberto
        December 13, 2018 @ 11:55

        Credo che non ci sia nessuno, tra regatanti ed organizzatori, che non sappia da molto prima della partenza che barche del genere non possono scappare efficacemente dai fronti, è un elemento che fa parte del gioco, così come per gli imoca fa parte del gioco rischiare scendendo a 55° sud. Tutti sono responsabili di prepararsi al meglio per il tipo di avventura che intraprendono.
        Il mio intervento era motivato dal fatto che ogni aggiornamento su questa regata (ufficialmente solo “evento”) pubblicato su queste pagine virtuali diventa un’occasione di critica, motivata esclusivamente da la fatto che preferireste “vedere solitari che [con queste barche] fanno sì il giro del mondo, ma sulle rotte tradizionali, magari fermandosi in tutte le isole che incontrino”. Quella che descrivete è una crociera per i tropici, non la sfida di una vita, almeno per i velisti che partecipano al Golden Globe.
        Ho commentato perché sul serio non capisco questo insistere sul supposto anacronismo del Golden Globe; già il fatto che le liste di attesa per gli aspiranti fossero così folte dovrebbe far pensare che esiste un desiderio per questo tipo di vela (che è la praticata dalla maggior parte della gente; non tutti posseggono barche a foil).
        Si può anche essere contro questo tipo di evento, e naturalmente esprimere il proprio parere quando si vuole, ma leggendo queste pagine sembra che si voglia screditare l’idea per partito preso e persino (lo dico solo come provocazione) augurare che succeda qualcosa di davvero grave, solo per poter dire “ve l’avevo detto”. Altrimenti no si spiega perché ad ogni aggiornamento si sottolinea con insistenza che questa regata non s’aveva da fare…
        Un saluto

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  2. Aurelio
    December 13, 2018 @ 11:37

    Ricordo che molti problemi di questo giro sono stati causati dai timoni a vento imbarcati….questa regata non è solo un’avventura personale e degna del rispetto di tutti, ma anche un valido banco di test per materiali e quant’altro, di cui gioverà l’intero modo nautico senza distinzioni. Eventi come questo dovrebbero essere apprezzati e non criticati, per i valori che producono per tutti, anche per chi non è in grado ancora di comprenderne la reale portata. Quando Dumas ed altri venivano considerati matti ed incoscenti, cresceva con loro la possibilità di migliorare l’andar per mare e questo per tutti, perchè tornavano con un bagaglio di conoscenze che regalavano con la condivisione della loro impresa….leggete cosa ha detto poco tempo fa Malingri al quotidiano LaStampa….vedete voi….In ultimo come al solito invece di essere aperti e fiduciosi, si vuole mantenere del mondo della vela quell’alone di esclusività che ha portato le numerosisssssime medaglie della barzelletta olimpica all’Italia….Forza su un pò di positività, non è che tutti possono comprarsi una star, mi compro almeno un piccolo cabinato e navigo, sognando alla grande!!!

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