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Il relitto di Ad Maiora ritrovato a Bengasi completamente distrutto, la ricostruzione della vicenda nelle parole di Bruno Cardile

Bengasi, Libia– In una Libia senza pace si inserisce l’esito della vicenda del trimarano Ad Maiora, che, come si ricorderà, fu abbandonato dallo skipper Bruno Cardile e dal suo equipaggio, lo scorso 22 ottobre durante l’ultima Rolex Middle Sea Race. Ad Maiora è stato ritrovato su una spiaggia nei pressi di Bengasi (Cirenaica, Libia) lo scorso 6 gennaio da un poliziotto libico, che ne ha segnalata la presenza. Da un commento di un ragazzo libico sull’account Facebook di Ad Maiora si rileva la presenza del relitto su una spiaggia in località Sidi Ali:

Da notare come Bengasi si trovi a sud est rispetto a Malta, per cui è perfettamente plausibile che le burrasche da Maestrale e le correnti del Canale di Sicilia abbiano spinto il relitto, che era appunto stato avvistato l’ultima volta presso le isole maltesi, sulle spiagge della Cirenaica. Ovviamente il relitto risulta spogliato di tutti le attrezzature, fatto che purtroppo non sorprende vista la situazione attuale della sponda sud del Mediterraneo.

Ricordiamo che l’ORMA AD Maiora era l’ex Fleury Michon IX di Philippe Poupon. Lo skipper Bruno Cardile ha diffuso oggi la notizia, con un video con le foto del relitto ormai completamente distrutto, con il seguente commento, che riportiamo integralmente:

“Il trimarano AD MAIORA ritrovato in Libia dopo 3 mesi

Senza limiti, questa orribile storia che nel giorno dell’Epifania (un giorno più indicato non c’era) ha fatto ritrovare ad un poliziotto libico quello che resta di AD MAIORA sulla spiaggia vicino Bengasi, in zona di guerra ed infatti è stato scambiato da qualcuno per un aereo da guerra turco!

Senza più scafi laterali, lo scafo centrale, con le traverse ridotte ormai a 4 miseri monconi, si è spiaggiato spezzando il timone, come si vede dalle macabre foto. Parte della poppa è stata portata via durante qualche burrasca lungo le oltre *600 miglia* percorse alla deriva dal luogo in cui AD MAIORA si è ritirato dalla regata.

Dopo quel ritiro e prima del programmato recupero, la barca è stata *presa d’assalto dagli sciacalli*, che hanno portato via letteralmente TUTTO, inclusi winches, tutto il cordame e perfino il WC elettrico. NULLA più era rimasto a bordo e sono stati lasciati aperti o spaccati tutti gli oblò per farla affondare.

La barca fu avvistata e fotografata da alcuni pescatori, *intorno al 6 novembre*, alla deriva 12 miglia vicino *Lampedusa*. Lo skipper Bruno Cardile è immediatamente andato sul posto ed ha organizzato una battuta per ritrovare AD MAIORA intorno al punto segnalato, ma purtroppo senza successo.

La barca, si è poi saputo, prima dell’avvistamento era andata probabilmente a scogli sull’isolotto di *Lampione* distruggendo definitivamente lo scafo di sinistra. In queste pessime condizioni la barca è poi andata alla deriva per settimane incontrando burrasche con venti anche fino a 50 nodi nel *canale di Sicilia*.

*Intorno al 20 novembre* AD MAIORA è stata nuovamente avvistata a 20 miglia SO di Malta da un *aereo militare maltese* che ci ha inviato le foto e la posizione; la barca risultava ormai quasi irriconoscibile, aveva *perso anche l’intero scafo di destra*, avvistato a 10 miglia di distanza da quello centrale. Anche in questa occasione è stata pianificata un’operazione di recupero, ma le durissime condizioni meteo in arrivo con venti ad oltre 40 nodi, hanno impedito per giorni e giorni qualunque sortita in mare. Nessun altro avvistamento è poi stato fatto fino al ritrovamento in *Libia*.

Certamente la barca non è stata molto fortunata a colpire quel grosso oggetto in mare a circa 16 nodi, ma l’arrivo degli sciacalli che hanno rubato tutto da bordo è stato un atto ignobile e violento da parte di delinquenti organizzati, certamente velisti.

*Bruno Cardile*: “Col dolore nel cuore, voglio dire che comunque è stato un grande onore e privilegio poter riportare in vita una barca leggendaria e poterla farla correre felice, ancora una volta, prima del suo addio. Adesso è il momento di guardare avanti, elaborare questo lutto e cercare altre sfide. Tutto insegna, soprattutto il dolore”.

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