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A proposito di pedal-grinding e America’s Cup: una email da un lettore

Riceviamo e pubblichiamo questa email da parte di Mattia Sartori, a proposito del Pedal-Grinding, una delle chiavi del successo di Emirates Team New Zealand nella35th America’s Cup. Segnaliamo al lettore che tra i ciclisti-grinder vi erano campioni della vela come Josh Junior, finnista olimpico, e Blair Tuke, prodiere di Peter Burling nel 49er oro e argento olimpico. L’unico ciclista professionista era Simon van Velthooven. In particolare Blair Tuke, mentre pedalava, si occupava anche della regolazione dei foil. Da notare poi come Aotearoa navigava parallela all’acqua, mai sbandata come tutti gli AC50 Foil, per cui la poisizione dei pedali era ideale. I kiwi, insomma, si sono ingegnati e hanno risolto, uno per uno, tutti i problemi legati all’applicazione del pedal-grinding ipotizzato in passato spesso in America’s Cup. Non resta che applaudirli.

Caro Direttore,
il team New Zealand vince la Coppa America. Vince perché ha gli uomini migliori, la barca migliore, le tecnologie migliori, perché è più forte… molto bene. Compare per la prima volta su uno scenario mondiale il pedal grinder. Ciclisti professionisti, più leggeri e potenti dei rugbisti, che spingono sui pedali per manovrare in velocità. Che bella idea! Che è venuta al sottoscritto e a due suoi amici dieci anni fa.

28/05/2017 – Bermuda (BDA) – 35th America’s Cup Bermuda 2017 – Louis Vuitton America’s Cup Qualifiers, Day 2

L’11 aprile 2007, infatti, fu depositato presso la Camera di Commercio di Verona il “Brevetto per invenzione industriale” del “Dispositivo a pedali per le manovre su barche a vela”.
Fatto e brigato, pagato le giuste cifre per il deposito, si è deciso di sondare il terreno. Terreno pessimo, dovemmo subito renderci conto, con chi poteva essere interessato. Ebbene, partiti con un approccio di belle speranze, ci fu risposto, subito in buona maniera, un po’ meno buona a seguito di nostre pressioni, che, dopo attenta analisi, non aveva senso prevederne l’applicazione sulle imbarcazioni a vela da regata. Per questo e questo motivo.

La lista dei motivi è davvero interessante:
– Il peso dell’equipaggio deve essere dinamico e spostato sul bordo sopravento per il momento raddrizzante: è dagli anni ‘80’ che in Coppa questo non succede.
– La spinta degli arti inferiori, secondo test ergometrici svolti, ha effettivamente più potenza ma meno spunto iniziale: e io mi vedo Cipollini quando parte in volata.
– Il peso delle attrezzature deve essere ridotto al minimo: una bici da corsa pesa 5 kg che sono quasi tutti di gomme. Per ribadire, togli un rugbista da 120kg, metti un ciclista da 70kg, hai voglia…
– Ecc.
Nel frattempo il brevetto scade e tanti saluti.

Le scrivo perché sono un vostro lettore, perché ho un Master in Progettazione Nautica, perché mi sono piazzato secondo al Premio Italia per la Vela 2009 con il mio progetto di restauro per barche d’epoca, perché sono un appassionato di vela, perché qualcosa, evidentemente ho sbagliato. Perché di sì, insomma.

Un cordiale saluto.
Mattia Sartori

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3 Comments

  1. Mario
    July 20, 2017 @ 14:24

    Già in una Vendee Globe di circa 10 anni fa,uno dei “grandi”,forse Desjoieau o Joudain,usava lo stesso sistema a pedali

    Reply

  2. Ludo Feyaerst
    July 20, 2017 @ 22:40

    Credo di poter dire che il pedal-grinding e’ un sistema che ha funzionato perfettamente sull’AC50 Aotearoa ma che non e’ automatico possa funzionare altrettanto bene trasferito su altre barche per altre competizioni. E’ opportuno ricordare anche che i “ciclisti” di ETNZ accumulavano energia idraulica, non regolavano vele: la differenza sostanziale con il sistema del sig. Mattia sta in questi due aspetti oltre al fatto che gli AC50 erano dei foiling cat che non sbandavano.

    Reply

  3. Mattia Sartori
    July 21, 2017 @ 14:18

    Il nostro dispositivo brevettato prevede, non a caso, il mantenimento della verticalità per l’ottimizzazione dell’azione del ciclista anche a barca sbandata. Inoltre, sin dal titolo di deposito, non si parla di manovre di vele, ma di manovre in generale. Finalità che, tra l’altro, non riguarda nello specifico il brevetto, il cui obbiettivo è quello di sfruttare le gambe per creare energia su una barca. Come e quando si impieghi l’energia (potenziale o immediata) non è oggetto del brevetto.

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