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Roberta Caputo (470F) positiva all’antidoping, non andrà all’Olimpiade. La sostituirà Elena Berta. La versione della timoniera: “era una crema per brufoli”

Roma- Clamoroso caso nella vela azzurra a pochi giorni dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro. La timoniera del 470 femminile italiano Roberta Caputo (tesserata per il Circolo Canottieri Aniene) è stata trovata positiva alla sostanza Clostebol Metabolita a seguito di un controllo “fuori competizione” – disposto da NADO ITALIA – effettuato a Napoli il 6 luglio 2016. Lo riporta in un comunicato ufficiale il sito del CONI, precisando che “La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping ha provveduto a sospendere l’atleta in via cautelare, accogliendo l’istanza proposta dall’Ufficio di Procura Antidoping”.

Roberta Caputo, non andrà alle Olimpiadi per la vela azzurra
Roberta Caputo, non andrà alle Olimpiadi per la vela azzurra

Roberta Caputo, pertanto, non prenderà parte ai Giochi Olimpici. Al suo posto, nella classe 470 donne, insieme alla prodiera Alice Sinno ci sarà la timoniera Elena Berta.

La sostanza citata dal CONI, il Clostebol Metabolita, è considerato un cortisonico ad attività anabolizzante, chimicamente del tutto simile al testosterone e viene spesso usato per favorire la cicatrizzazione di lievi ferite o la cura di abrasioni. Non mancano esempi recenti (calcio, calcio a 5) di atleti sospesi proprio per la positività a detta sostanza.

Da verificare se Roberta Caputo abbia commesso una leggerezza nel curarsi senza comunicare il tipo di sostanza acquisita ai medici. La Caputo, napoletana, 23 anni, ha vinto in carriera il Mondiale 420 e regata in 470 per l’Aniene. Per lei sfuma purtroppo il sogno dell’Olimpiade che già era arrivata in extremis. Ricordiamo, infatti, che la vela italiana non aveva ottenuto la qualificazione olimpica per nazioni e l’equipaggio Caputo-Sinno era stato ripescato per la rinuncia dell’equipaggio canadese. Caputo-Sinno non avevano peraltro raggiunto nel quadriennio i minimi richiesti dalla FIV-CONI.

Un caso che sta avendo molta risonanza sui media nazionali, e di cui la vela azzurra avrebbe volentieri fatto a meno.

 

Roberta Caputo affida la sua versione alla sua pagina Facebook. Eccola:

“mi avete scritto e pensato in tantissimi, questa è una grande fortuna, più grande della sfiga che ho avuto! Chi mi conosce sa che Ho sempre navigato con il sorriso stampato in faccia, sia nelle vittorie che nelle sconfitte e affronterò questa situazione nello stesso modo, senza rimpianti e senza troppe lacrime! Farò il possibile per tornare in barca più presto possibile, e soprattutto voglio condividere la mia storia perché possa servire d’esperienza e magari anche cambiare questo sistema che taglia le gambe a buoni e cattivi senza differenza.

Al momento Facebook è la mia unica arma di difesa, non ho altre strade, non c’è niente da fare, posso solo provare a chiarire la mia situazione, per me stessa.

Meno di 20 giorni al segnale di partenza: la barca è perfetta, il team è pronto, mancano gli ultimi dettagli…ma qualcosa stamattina è andato storto: arriva la chiamata dell’antidoping da Roma, sono le 9:00 qui a Rio, mi comunicano la positività del test effettuato il 6 luglio, a Napoli. Torno in hotel per cercare di capirci qualcosa, dopo meno di un’ora il mio nome era già stato cancellato dall’elenco iscritti delle olimpiadi, dopo altri 20 minuti sono stata sostituita. Difficile da credere, ma questa è la procedura.
Sono risultata positiva alla sostanza clostebol metabolita: anabolizzante contenuto in un medicinale da banco chiamato trofodermin, comune cicatrizzante per ferite e ulcere. Ho comprato questa crema per curare dei segni di brufoli che mi erano venuti in faccia, ero totalmente ignara del suo stato dopante, è successo agli inizi di giugno (weymouth) non ero ancora nel programma nazionale antidoping, ma i residui della sostanza sono rimasti vivi nel mio corpo fino al controllo di luglio…
Ho provato a spiegare in tutti i modi la mia innocenza, e ho provato a contestualizzare la mia posizione di atleta nuova nel programma Nado ma niente da fare, la legge è uguale per tutti e non ammette ignoranza.”

La versione della Caputo appare sincera e anche verosimile. Appare strano il fatto che un’atleta del giro olimpico azzurro non sapesse o non fosse stata informata sui potenziali rischi nell’assunzione di quel medicinale. Gli atleti olimpici hanno una lunga lista di medicinali da evitare proprio per non incorrere in conseguenti dopanti, anche nel caso di trattamento, come questo della Caputo, di semplici patologie.

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1 Comment

  1. Gianfranco
    July 23, 2016 @ 07:39

    La giovane sfortunata Caputo ha compiuto un leggerezza imperdonabile. Gli atleti vengono informati puntigliosamente sui medicinali proibiti. A me sembra però che la stessa leggerezza, se non maggiore, l’abbiano compiuta i responsabili che hanno deciso la fulminea sostituzione della timoniera con un’altra. Non bisogna certo essere addetti ai lavori per sapere che nella Vela è l’equipaggio che si seleziona e si qualifica e non l’atleta.
    Se si fosse mandata a Rio la prodiera (magari con la qualifica di “riserva”) e si fosse ritirato il 470F (peraltro già ripescato in extremis) forse si sarebbe presa una decisione più corretta, sia sul piano morale che tecnico. Purtroppo… questo passa il convento !

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