Rimini– Tragedia a Rimini dove una barca a vela di circa 40 piedi, un Bavaria registrato a Monfalcone, è andata a infrangersi nel pomeriggio di oggi sulla scogliera del Molo foraneo di Levante del porto canale della città romagnola. Un morto accertato e tre dispersi è il primo bilancio, ancora provvisorio, dell’incidente. Il vento, come da previsione, soffiava da Nord Est con intensità sui 35/40 nodi e il mare era grosso, con onde fino a quattro metri.
Dalle prime ricostruzioni sembra che la barca a vela si sia intraversata nel tentativo di entrare nel porto, fino a essere poi trasportata dalle onde sulla scogliera, in prossimità del faro d’ingresso rosso del Porto Canale di Rimini. La barca appare rovesciata, senza bulbo e timone, probabilmente staccatisi dallo scafo durante l’impatto con la scogliera frangiflutti. Secondo fonti Ansa, la barca era partita da Marina di Ravenna e sarebbe stata diretta a Trapani, in Sicilia. A bordo c’erano cinque uomini e una donna, alcuni di loro originari di Bussolengo, nel veronese. Un’avaria al motore e l’incapacità di issare almeno una piccola vela di prua per governare avrebbero lasciato il 40 piedi in balia del mare grosso da Nord Est che ha inesorabilmente portato lo scafo a infrangersi sul molo frangiflutto. La barca si è prima coricata sul fianco sinistro dopo aver perso le appendici, poi, una volta rotto l’albero, si è competamento rovesciata, presentando un’enorme squarcio sulla fiancata sinistra.
Due delle sei persone a bordo sarebbero state tratte in salvo, mentre è stato recuperato un corpo senza vita. I dispersi sono tre. Proseguono le ricerche coordinate dalla Guardia Costiera, da Polizia, Vigili del Fuoco e Carabinieri. Le condizioni del mare difficili compolicano l’intervento. Una tragedia che potrebbe a questo punto assumere dimensioni notevoli.
Purtroppo alle 18:30 arriva la notizia del ritrovamento di un secondo corpo. Restano due i dispersi. Le ricerche sono proseguite fino al sopraggiungere della notte.
Aggiornamento Gli altri due corpi sono stati ritrovati, uno nei pressi della barca e l’altro incastrato nella scogliera. Salgono quindi a quattro le vittime della tragedia. Due le persone tratte in salvo e ricoverate in ospedale.
Secondo quanto riportato dal quotidiano veronese l’Arena, a bordo c’erano il cardiochirurgo Alessandro Fabbri, 67 anni, e la figlia Alessia Fabbri, 38, notaio, e il fidanzato di lei Luca Nicolis. Gli altri componenti dell’equipaggio erano Enrico Martinelli, 69 anni, pensionato, il medico Carlo Calvelli, e una sesta persona ancora non identificata. I superstiti sono Luca Nicolis e Carlo Calvelli.
La ricostruzione definitiva ha chiarito che la barca, il Bavaria “Dipiù”, era partita da Marina di Ravenna per un trasferimento a Trapani. A bordo sei persone, tutte esperte di mare e con patente nautica. La previmeteo era impegnativa, con il Grecale (Bora) dato in arrivo e violento con punte di 35/40 nodi che ovviamente solleva molto mare sulla costa romagnola esposta. Le condizioni del matre hanno consigliato lo skipper a interrompere la navigazione e a chiamare la Darsena di Rimini per chiedere un ormeggio. L’ormeggiatore locale li ha guidati via radio e tutto sembrava procedere per il meglio, con atterraggio classico a Rimini con una rotta NNW-SSE in una batimetrica sui 6 metri (5 in ingresso) quando il motore si sarebbe spento e l’equipaggio non sarebbe riuscito nei tempi ristretti ad aprire un po’ del genoa rollato sullo strallo per garantire un minimo di governo. La barca si è quindi avvicinata alla scogliera frangiflutti di sinistra (in entrata, a destra in uscita), appena a levante dell’ingresso del Porto Canale di Rimini, finendo per essere sbattuta sulla diga dalle onde. Immediata la tragedia, con l’equipaggio sbalzato in acqua o intrappolato sottocoperta.
Daniel
April 19, 2017 @ 14:41
Proprio non mi capacito: ma se il vento soffiava da nordest e la barca proveniva da Ravenna, come ha fatto a finire sul lato esterno del molo frangiflutti? Una mancanza di governo avrebbe dovuto portarla a schiantarsi a sudovest di suddetto frangiflutti, addirittura ad ovest della darsena stessa. Anche se per prudenza, visto il mare grosso, la provenienza della barca fosse stata da nord, rimane impossibile che lo scarroccio abbia potuto portarla in quella posizione. Se davvero la barca proveniva da Ravenna, l’unica spiegazione logica che mi viene in mente è che avesse già oltrepassato il porto di Rimini, per poi tornare indietro.
Michele Tognozzi
April 19, 2017 @ 15:17
Ciao Daniel,
secondo le prime ricostruzioni e le dichiarazioni dell’ormeggiatore di Rimini e di uno dei sopravvissuti, il Bavaria 40 stava navigando fuori della linea di costa, come ovvio, in quella situazione meteo, e solo una volta al traverso di Rimini avrebbe deciso di riparare nel Porto Canale della città romagnola. L’avvicinamento per l’atterraggio sarà avvenuto per una rotta di circa 180°, dirigendo per SSW, in modo da avere la Bora e il mare da essa generato il più possibile in poppa. Un avvicinamento da W appare improbabile, sia per i bassi fondali sottocosta (la batimetrica in ingresso al Porto Canel di Rimini è di 5 metri) sia per le onde provenienti da NE. La posizione del relitto, purtroppo, appare verosimile con il tentativo di atterraggio. Si noti che il porto canale di Rimini ha una direttrice SSW-NNE ed è riparato dalla Bora da una diga frangiflutti a L, come può vedere nella cartina Navionics che abbiamo pubblicato nella nostra news questo pomneriggio. Cordiali saluti
Giancarlo Basile
April 20, 2017 @ 10:13
Per entrare in porto la barca procedeva a motore con una rotta di circa 180, prendendo il vento e le onde all’anca di sinistra. A breve distanza dalla diga frangiflutti il motore si è fermato e la barca, resa ingovernabile, si è traversata accostando a sinistra, offrendo cioè il fianco sinistro al vento e alle onde che l’anno spinta sulla diga. Evidentemente tutto si è svolto in qualche decina di secondi, probabilmente a causa di un’onda frangente, non dando il tempo di svolgere qualche metro del genoa che avrebbe consentito di mantenere il governo della barca che stava dirigendo sottovento alla diga. Lo dimostra la barca capovolta sulla diga a breve distanza dall’estremità della stessa con la prua ad Est. Più sfortunati di così non potevano essere stati.
Michele
April 23, 2017 @ 23:15
leggo nella didascalia della mappa che avrebbero potuto tornare a ravenna con mare in poppa:
immagino che sia una svista perché con vento da nord est avrebbero fatto una bolina più o meno
larga.. La fuga era costeggiare verso sud est , se necessario fino ad Ancona
Marco
April 24, 2017 @ 16:20
Poche decine di metri più a destra e la barca avrebbe scapolato il rosso e si sarebbe trovata in una zona ridossata dal mare. Insegnamento: quando possibile mantenersi lontani dalle stremità delle dighe; non contare mai esclusivamente sul motore sotto costa specie con onda e rollio, quest’ultimo potrebbe smuovere i depositi sul fondo serbatoio carburante fino ad occludere il pescante
Marco
April 28, 2017 @ 23:18
Penso che la rotta 180 ipotizzata sia poco compatibile con l’attuale posizione della barca. Condivido pienamente con la descrizione del Comandante Basile su quanto accaduto dopo lo spegnimento del motore, ma ritengo più probabile una rotta di atterraggio di 200/215 gradi, scelta per prendere le onde il più possibile di poppa piena. La strategia inoltre prevedeva un passaggio radente al faro rosso di sopravvento, per poter accostare a sinistra in acqua ridossata subito dopo averlo doppiato. Sarebbe bastato solo qualche metro di tela del genoa cazzato al centro con entrambe le scotte a ferro per tenere la barca perfettamente nel letto del vento ed evitare che, traversandosi, potesse essere scaraventata sul molo dal mare e dal vento. La perdita della chiglia poi immagino sia stato un episodio concomitante all’impatto, perchè se si fosse staccata prima toccando sul fondale, con molta probabilità l’equipaggio si sarebbe salvato, in quanto priva di un piano di resistenza laterale sarebbe stato probabile che la barca rimediasse in porto grazie all’agevole scarroccio, anzichè resistere e quindi traversarsi senza governo. Ciò che personalmente apprendo da questa tragedia è che non si deve mai iniziare con il primo errore (partire), perchè quelli successivi sono spesso solo una diretta conseguenza.
Il meglio del 2017 a vela e un buon 2018... sempre in barca - Farevela.net
December 31, 2017 @ 21:44
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