Southampton, UK- Il possibile ingresso del Kiteboarding come classe olimpica sta suscitando un notevole dibattito nella vela internazionale. Come si ricorderà le classi olimpiche per Tokyo 2020 erano state confermate già all’inizio di questo quadriennio, su impulso proprio del presidente dell’allora ISAF e oggi World Sailing Carlo Croce. Ogni cambiamento a questa agenda avrebbe avuto bisogno di una maggioranza qualificata del 75 per cento in seno al Council, ovvero il governo della vela mondiale.

E’ di questi giorni l’importante notizia, passata per lo più inosservata, che è stata votata la submission E01-16, che prevede una modifica alle Regulation World Sailing e che autorizza un processo di revisione delle classi olimpiche per il 2020, nel caso che il CIO esprima una volontà in tal senso. Il presidente di World Sailing potrebbe, quindi, nel marzo 2017 sottoporre i cambiamenti delle classi olimpiche al Council se il Comitato Olimpico Internazionale esprimesse un invito alla revisione delle stesse.
La votazione, espressa per email dai membri del Council, si è conclusa lunedì scorso con una maggioranza di 26 voti a 13 e un astenuto.
Ciò da’ evidentemente ampi poteri alla presidenza. Occorre notare anche che nel novembre 2016 si svolgeranno le elezioni alla presidenza World Sailing, fortemente connesse a questa procedura e all’azione delle lobby delle varie classi.
Se il kitebording, in una versione foil, dovesse entrare nel programma olimpico necessariamente uscirebbero una o due classi, per cui tutto il mondo delle classi olimpiche è in fibrillazione. Ma c’è di più, e non si tratta di un dettaglio. E’ la visione stessa di cosa debba essere la vela olimpica a essere oggetto di revisione. Per il CIO i criteri irrinunciabili sono l’universalità (diffusione), l’accessibilità (costi), la sicurezza, la mediaticità legata a classi spettacolari, la “gender equality” ovvero raggiungere un 50 per cento tra medaglie maschili e femminili e un “ringiovanimento” pensato per appassionare gli Under 25, un pubblico sempre meno televisivo e sempre più legato alle rapide dinamiche del web.
In questo senso si nota come la scelta degli “Urban Sport” e di discipline alternative abbia ormai fatto breccia nelle strategie di marketing del CIO. E’ di questa settimana, per esempio, la raccomandazione di inserire anche lo skateboarding e il surfing tra le discipline candidate a Tokyo 2020. La candidatura del kiteboarding, che tra l’altro conta anche su una potente lobby, rientrerebbe quindi in questa visione.

Tutto questo fa bene alla vela? O, piuttosto, è in atto un mutamento genetico della nostra disciplina, quella nata da un’esigenza millenaria dell’uomo, lo spostamento via acqua da un luogo a un altro su mezzi spinti dal vento, e che, proprio per la sua essenza, è considerata uno dei “core sport” del programma olimpico. L’esigenza di combinare classi tradizionali (al momento Laser, Laser Radial, Finn, 470) e innovative (49er, FX, Nacra 17, windsurf e, appunto, kitesurf) potrebbe essere risolta senza eccessivi sconvolgimenti. Notiamo anche che, analizzando le ranking list World Sailing proprio Laser, Laser Radial e Finn, risultano essere di gran lunga le discipline più praticate. Tra i valori inalienabili ci sarebbe anche la storia della vela, i grandi campioni che l’hanno interpretata, da Paul Elvstrom a Ben Ainslie, e il fatto che il DNA della vela prevederebbe anche il concetto di “navigare”, quindi di muoversi su una barca spinta dal vento capace anche di star ferma se il vento manca, un po’ diverso dall’immagine di una qualunque tavola legata a un aquilone. Di fatto la differenza tra “sailors” e “riders”, che va ben oltre la linguistica. Il kiteboarding viene spinto e vedremo se il CIO, nel suo processo di revisione, ne raccomanderà l’uso dopo Rio 2016.
Va anche notato che una revisione basata sull’appeal della vela a Rio 2016, con i gravi problemi di inquinamento nella Baia di Guanabara, e la media del vento a 6-8 nodi in agosto, potrebbe falsare l’immagine di una disciplina che, a Weymouth 2012, venne giudicata tra le più spettacolari dell’intero programma televisivo olimpico.
Fare Vela ha inviato una lettera formale al presidente Carlo Croce per capire quali sono le strategie di World Saiing in tal senso, visto anche che la scadenza della primavera 2017 aumenta l’incertezza che già si vive nel mondo della vela olimpica. Non appena avremo risposta ve ne daremo notizia.
Il dna della vela sta mutando? Alcune considerazioni su sailing, foiling e riding - My CMS
June 20, 2016 @ 21:48
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