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VHF marini: la burocrazia ancora all’assalto della nautica?

Roma– Quando si parla di temi nautici capita spesso di pensare a cosa passi per la testa dei funzionari ministeriali che redigono nuove ipotesi di norme. L’ultimo caso, quello della revisione della normativa per le radio VHF in mare con l’istituzione di un esame obbligatorio da sostenere a Roma, sta facendo discutere tutta la nautica italiana.

Una radio VHF con il tasto rosso per il lancio automatico del segnale distress DSC
Una radio VHF con il tasto rosso per il lancio automatico del segnale distress DSC

Se l’obbligo di avere a bordo delle imbarcazioni apparati radio Vhf con tasto distress DSC appare ampiamente giuistificato dalla necessità di sicurezza e dal fatto che ormai tutte le radio dell’ultima dozzina d’anni hanno già quel tasto rosso DSC (che in automatico invia dati sulla posizione di chi lo preme al sistema GMDSS di gestione della sicurezza in mare), la questione esame obbligatorio appare un’altra inutilità burocratica. Il tradizionale certificato limitato RTF che si ottiene con semplice domanda non sarebbe quindi più sufficiente ma sarebbe necessario un esame, con obbligo di sostenerlo a Roma presso il MISE… In più per le imbarcazioni che navigano oltre le 30 miglia dalla costa ci sarebbe anche l’obbligo di dotarsi di una seconda radio a media frequenza, ovvero il vecchio SSB oggi noto come lHF-DSC.

UCINA e le altre associazioni di categoria si sono già mosse per chiarire la realtà della nautica in materia alle Capitanerie di Porto e al Ministero dello Sviluppo Economico da cui proviene l’ipotesi di norma. “Una norma che se venisse approvata paralizzerebbe tutto il mercato della nautica”, denuncia il segretario nazionale della sezione nautica di Confarca (la confederazione delle autoscuole e dei consuleti automobilistici, Ndr), Adolfo D’Angelo, “Una apparecchiatura può arrivare a costare intorno ai 4mila euro, senza dimenticare i costi per l’esame. Per utilizzare la radio di bordo, ora, occorre un certificato da radiotelefonista, con questa legge si darebbe il via ad un’assurdità burocratica, al di là di un esborso ulteriore da parte del diportista, che di sicuro danneggerebbe l’intero comparto”.

Un’ulteriore e inutile complicazione per i diportisti italiani che si trovano a navigare in un mare di regole scritte spesso da chi in mare proprio non ci va.

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3 Comments

  1. Martino
    February 8, 2017 @ 00:42

    Sono veramente stupito di leggere un tale articolo, peraltro con diverse imprecisioni.
    Non condivido assolutamente la vostra posizione sul DSC e francamente la trovo indifendibile.
    Un corso sull’utilizzo del VHF e fondamentale DSC a parte. Quante persone sono davvero in grado di lanciare un mayday? gestire un acknowledgment ? un mayday relay? Da qualche anno ho la certificazione di competenza Yachtmaster offshore e Marine Radio SRC, per il quale ho fatto un corso e un esame, solo dopo il quale ho capito quanto fosse azzardato non sapere usare propriamente la radio.
    Per poi non parlare della comodità delle chiamate individuali tramite l’MMSI, le possibili integrazioni con l’AIS, etc. Capisco la gabella del corso e non credo che Roma sarà l’unica opzione, ma sicuramente un VHF DSC di buona qualità si trova a 200 euro e non necessariamente a 4.000. Abbiamo la possibilità di diventare uno dei primi paesi insieme a UK a guidare qt innovazione, perché invece siete cosi contrari?

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    • Michele Tognozzi
      February 8, 2017 @ 09:17

      Caro Martino, veramente abbiamo scritto che l’obbligo di avare a bordo apparati VHF con DSC ci pare sacrosanto e che tra l’altro tutti i recenti apparati già ce l’hanno. Un saluto

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  2. Martino
    February 9, 2017 @ 07:51

    Grazie Michele, mi sarei aspettato una posizione più chiara e netta. E sopratutto mi sarei aspettato che chiariste meglio i benefici del DSC piuttosto che riportare una dichiarazione strampalata (fino a 4.000 euro per VHF con DSC mi sembra sia assolutamente sviante). Credo e sono certo voi possiate fare molto di più a favore di qt normativa.

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