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Volvo Ocean Race fa il restyling ai VO65, ma occorerà anche renderli più veloci. Il commento di Stefano Beltrando

Lisbona, Portogallo- Inizia il restyling per la flotta dei Volvo Ocean 65 che torneranno a essere protagonisti per la prossima Volvo Ocean Race 2017-2018. Lisbona è stata scelta come sede del refit, che vedrà, uno alla volta, tutti e sette i VO65 costruiti andare sotto le cure del The Boatyard, il team di Volvo Ocean Race che sovraintende alla manutenzione e al rispetto dell’assoluta monotipia dei VO65.

Dongfeng alato a Lisbona nel Boatyard. Foto VOR
Dongfeng alato a Lisbona nel Boatyard. Foto VOR

Ogni barca resterà in cantiere per 15 settimane mentre ogni tre settimane ne entrerà una nuova. L’intero processo si propone di rendere “come nuove” le singole barche, rispettando la mopnotipia e aggiornando quelle caratteristiche che possono far aumentare le prestazioni garantendo l’affidabilità. I lavori si concluderanno nel giugno 2017, quattro mesi prima della partenza della prossima edizione. Il primo VO65 a entrare in cantiere è stato Dongfeng.

Volvo Ocean Race si trova nella condizione però di provare ad aumentare anche le prestazioni dei 65, visto che nella scorsa edizione la totale monotipia ha portato a barche robuste e affidabili, ma che hanno pagato un prezzo alla velocità e allo spettacolo. La scelta dello One Design, dovuta principalmente alla riduzione dei costi, ha però portato anche a un “appiattimento” di prestazioni e alla mancanza di quelle avventure tipiche della Volvo Ocean Race (disalberamenti, delaminazioni, rifugio a Tristan da Cunha o a Capo Horn…, solo per citarne alcune) che, insieme alle cavalcate nel Southern Ocean, costituivano il “pepe” del giro del mondo.

Il Southern Ocean ritornerà per la prossima edizione, e sarà appassionante, ora sarebbe interessante studiare bene il rapporto affidabilità/prestazioni, visto che i VO65 non si rompono praticamente mai ma vanno anche tutti uguali (e quindi si preferisce navigare sulle polari e sui grid meteo senza lasciare mai la flotta). Gli attuali monotipi sono più lenti rispetto ai Volvo 70 che uscivano dai computer dei migliori progettisti al mondo, alzando sempre il livello prestazionale giocando sul filo del rasoio dell’affidabilità. Una Volvo Ocean Race noiosa, come in parte è stata l’ultima edizione, in cui l’unica vera storia fu Team Vestas andato a scogli a Cargados Carajos Shoals, non conviene proprio a nessuno. Volvo Ocean Race compresa.

 

Sull’argomento riceviamo il commento di Stefano Beltrando, strutturista di QI Composites e “medico” dei VO65:

“Ho letto il testo sulla Volvo che avete pubblicato stamani mentre andavo alla base di Lisbona per proseguire i controlli sulla flotta  VO65. Concordo sulla conclusione in merito alla spettacolarità legata ai colpi di scena tuttavia sappiamo entrambi che le rotture in barche oceaniche sono il vero incubo che tutti temiamo e contro il quale lavoriamo fin dal concepimento di un progetto. In questo caso devo dire che ho visto un dispiego di forze e menti come mai prima d’ora. La pressione che abbiamo tutti, dai progettisti fino all’ultimo boatbuilder, per prevenire rotture di ogni tipo è ormai ossessiva e guida ogni scelta fino alle più insignificanti.

A differenza di altri progetti, questa flotta Volvo beneficia di un gruppo di lavoro (il boatyard) che segue la barca fin dal primo giorno, le persone sono le stesse da quasi 4 anni dall’inizio del progetto, si conosce a memoria ogni singolo componente e comportamento della barca, inoltre essendo tutte uguali, non appena sopraggiunge un problema su di un’imbarcazione, la soluzione viene estesa a tutte le altre.
Capisco che riducendo le rotture viene meno un componente importante per la costruzione di “storie” o “avventure” a favore però dello sport…..anche se quest’ultimo purtroppo è forse meno vendibile.
Intanto tutti quanti qui a Lisbona tocchiamo ferro”. (Stefano Beltrando)

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