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World Sailing: è battaglia tra Henderson, Croce e Andersen. I temi su cui si gioca l’elezione

Southampton, UK- C’è molto in gioco nella prossima elezione per la presidenza di World Sailing, in programma nel prossimo novembre al Meeting di Barcellona. La campagna elettorale si sta facendo incandescente tra il presidente uscente Carlo Croce, e il suo staff/agenzia diretto dal CEO di World Sailing Andy Hunt, manager che non ha una frequantazione velica approfondita e proviene dal mondo dello sport management britannico, il canadese Paul Henderson, che a 81 anni si è voluto ricandidare (aveva già diretto l’ISAF dal 1996 al 2004) preoccupato delle ultime scelte di World Sailing, e il terzo incomodo, il danese Kim Andersen, presidente dell’Equipment Committee di World Sailing.

Paul Henderson, 81 anni, candidato alla presidenza di World Sailing
Paul Henderson, 81 anni, candidato alla presidenza di World Sailing

La scelta delle prossime classi olimpiche e la visione sulla gestione della vela mondiale, che Croce ha cercato di strutturare a un livello più aziendale provando a superare il concetto di Federazione sportiva, è uno dei punti chiave della battaglia. Henderson ha rapidamente raggiunto le cinque nomination dalle MNA (le federazioni nazionali che votano il presidente) necessarie all’eleggibilità e ha aumentato nei giorni scorsi il numero degli appoggi nazionali. Idem per Andersen, mentre lo staff di Croce pare stia battendo a tappeto molte altre MNA a caccia di voti.

Carlo Croce, presidente in carica di World Sailing e candidato alla rielezione
Carlo Croce, presidente in carica di World Sailing e candidato alla rielezione

Ha destato sorpresa il recente annuncio del nuovo formato della Sailing World Cup, con quattro eventi a Miami, Giappone, uno in Europa e Finale europea da definire, subito oggetto di critiche dalla comunità degli atleti e delle federazioni (assai critica quella australiana che ha perso la regata di Melbourne) per i costi eccessivi che presuppone e i numeri ridotti delle flotte realisticamente possibili, a detrimento di grandi classiche della vela mondiale che a loro volta vedono ridurre i potenziali partecipanti.

E’ poi di questi giorni la conferma di quanto i rumor di banchina facevano intuire, ovvero che un grosso marchio internazionale (Neil Pryde) sarebbe dietro alla candidatura del kite foil a disciplina olimpica. Il lancio di un kite hydrofoil One Design da parte di Neil Pryde, il CR:X, andrebbe letto in questo senso. Il che comporta a sua volta discussioni su un altro monopolio potenziale in arrivo nella vela olimpica, con altri produttori a ragione preoccupati, e la visione di cosa debba essere la vela del futuro, se svilupparla mantenendola fedele ai suoi valori e tradizioni (Henderson) o svilupparla assecondando il mercato, i voleri delle TV e la “sociologia” generazionale (Croce).

Paul Henderson, “The Pope” o il “Toronto Plumber” come è noto nell’ambiente dello yachting internazionale, crede che il kiteboarding appartenga più alla famiglia del surfing (che, ricordiamo, a Tokyo 2020 esordirà come disciplina olimpica), legata alla “beach life” e ai concetti di “riding” e “fun”, scivolamento e divertimento, diversi da quelli di navigazione, seaworthiness e spostamento sull’acqua che hanno originato la vela. Il che porta poi anche alle considerazioni che al CIO si stanno facendo sui risultati dell’audience ai Giochi Olimpici, sulla penetrazione tra i giovani e nei paesi emergenti dei vari sport. World Sailing ha commissionato uno studio analitico su quanto visto a Rio che potrà portare a una ridiscussione delle classi, secondo il nuovo mandato concesso al presidente, attualmente Croce, ma chi lo sarà a febbraio 2017?

La questione è complessa e certamente indirezzerà le scelte di tutto il movimento velico internazionale, arrivato a un bivio che potrebbe anche dividere l’intero movimento tra una vela tradizionale fatta di valori e un’altra iperveloce legata al divertimento, sulla scia di uno dei cinque urban sport che sono stati inseriti nel programma olimpico per il 2020. Non mancano poi osservazioni sulla gestione finanziaria di World Sailing, che ha i propri fondi in una società registrata all’Isola di Man, e sulla sponsorizzazione da parte di Gazprom della Sailing World Cup.

La scelta delle classi olimpiche per il 2020, dopo l’approvazione da parte del Council della Submission E01/16, è stata quindi rimandata al febbraio 2017, dopo quindi l’elezione del prossimo novembre, e su questo punto le incertezze, tra velisti, organizzatori e cantieri sono molte, visto che troppe sono le voci e in pochi sanno come muoversi. Evidenti, poi, le implicazioni economiche delle classi con status olimpico e nella gestione dei circuiti a esse connessi. Un’undicesima medaglia con lo stesso numero di atleti e una più ridotta quota di velisti per ogni classe? Una barca a chiglia (la Star avrebbe in tal caso delle chance di rientro)? Il suddetto kiteboarding foil? Uno skiff misto? Le certezze sono poche, tra queste la “gender equity”, ovvero il maggior equilibrio possibile tra uomini e donne nella vela olimpica richiesto dal CIO.

Il Kite foil, qui alla Gold Cup 2016 di Gizzeria in Calabria, è uno dei motivi del contendere nell'elezione alla presidenza di World Sailing
Il Kite foil, qui alla Gold Cup 2016 di Gizzeria in Calabria, è uno dei motivi del contendere nell’elezione alla presidenza di World Sailing

Paul Henderson non ha mancato di inserirsi nel dibattito, provando a coinvolgere le classi nella discussione ma ricevendo un deciso no da parte di Andy Hunt. Questa la lettera inviata da Henderson al CEO Andy Hunt e alle MNA, in cui si critica in modo aperto la gestione aziendalista della federvela mondiale:

“Mr. Hunt: cc To Concerned Sailors

As you are fully aware one of the major issue that triggered my nomination again to be World Sailing President is the new ‘corporate governance’ model now being followed which is where the CEO and Executive Staff, out of Southampton, conceive policies which impact Sailing and the sailors without inclusive open debate allowing them to achieve significant changes to the competitive and diverse sport of Sailing.

Two major issues which are now being put forward are the ‘Sailing World Cup’ and ‘Strategic Platform’ both of which will have major consequences for Sailing and specifically the sailors.

World Sailing Executive Staff have or are preparing these initiatives without what I believe is ‘Procedural Fairness’.

International Class Associations have always been a strong pillar of the sport of Sailing as they transcend national borders and represent a solid fraternity of Sailors, International Classes are responsible for the technical aspects of their contribution to Sailing.

The IOC has a similar structure where they acknowledge, respect and involve the two pillars of the Olympic Movement which are the National Olympic Committees who prepare their National Teams and the International Sport Federations (IF’s) who are responsible for all technical aspects of the Games of which Sailing is one of the 25 core sports.
IF’s are included openly in all decisions of the IOC even to having 15 of their Presidents voting members and a position on the Executive Board.

The CEO and Executive Staff will have a briefing of all MNA’s a month before the November AGM and elections on their latest initiative a ‘Strategic Platform’ limited to only MNA’s and not the ‘public.’

I would recommend that World Sailing Board of Directors allow an appointee of each recognized International Class Association to be allowed to dial into the October 4th briefing on the ‘Strategic Platform’ as it would appear that they could be greatly impacted by whatever is being proposed by the CEO and Executive Staff.

respectfully submitted,

Paul Henderson
A Sailor and Nominee for World Sailing President”

2016 Rio Olympic Games. © Matias Capizzano
2016 Rio Olympic Games.
© Matias Capizzano

Cambiare la vela, “per stare al passo con i tempi” finirà per svuotare l’intero movimento o per dividerlo in due? Il rischio, a nostro modo di vedere, c’è. D’altra parte le regate più frequentate sono sempre le solite: Optimist, Laser, 420, Finn, Dinghy, altura in monoscafo e alcuni monotipi a chiglia con classi particolarmente organizzate. Ai giovani la velocità piace e i foiling Moth, i Nacra 17, i 49er, con il foiling dell’America’s Cup come sogno finale, costituiscono un’adrenalinica e spettacolare alternativa, che poi si complica alla voce costi e tempo da dedicarvici per essere competitivi.

La vela è per definizione uno sport “di partecipazione”, far parte di una flotta, allenarsi, navigare, competere e frequentare un circolo dove vivere in compagnia il pre e il dopo regata, ne è uno dei valori fondanti e più rappresentativi. Lì si creano amicizie che varranno per la vita, relazioni professionali e si impara ad andar per mare, giorno dopo giorno. La vela, insomma, è bello farla più che vederla… tranne pochi esempi come le notti magiche dell’America’s Cup che fu o le grandi regate oceaniche come la Volvo Ocean Race e il Vendee Globe. La vela da vedere, assimilata sempre più a una Formula 1 tutta velocità, riuscirà a sfondare? Così la pensa Russell Coutts, che su questa base sta provando a rivoluzionare l’America’s Cup e così pare che gli advisor inglesi e svizzeri abbiano consigliato Andy Hunt, uomo di fiducia di Croce. Ma sarà davvero così o si rischia un salto nel vuoto a tutta velocità?

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1 Comment

  1. Malaparte
    September 22, 2016 @ 14:53

    Carlo Croce in Italia ha azzerato la concorrenza varando uno statuto (incostituzionale) che elimina gli ultrasettantenni dalla possibilità di accedere alle cariche federali. Per una sottile legge del contrappasso un ottantenne tenterà di mandarlo a casa dopo soli quattro anni di governo di WS.

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