Pubblichiamo la seconda puntata della serie di Andrea Madaffari sulla preparazione atletiva del velista. La prima puntata disponibile qui.
Come preparatore atletico, mi sono sempre posto come obiettivo la salute e la performance degli atleti che alleno. Quasi sempre questi due obbiettivi convergono in un punto, ossia la visione complessiva delle abilità tecniche e dello sviluppo del movimento della macchina “atleta”.
In questi anni ho raccolto da parte di molti atleti e allenatori la rilevante osservazione di quanto possa essere differente la capacità di conduzione su “mura” differenti.
Le “mura”, la scelta del bordo, è parte dell’essenza del gioco della vela.
Molti velisti riconoscono spesso differenti prestazioni di conduzione in base al lato di conduzione e da qui un susseguirsi di interrogativi:
Perché, per quale motivo ci troviamo spesso più a nostro agio su un “lato” anziché sull’altro?
Ci sentiamo solo più confidenti o abbiamo una chiara percezione di prestazione differente?
Che risposte possiamo dare di fronte ad una palese diversità di prestazione su mure differenti?
La prestazione differente è sulla velocità? Sull’angolo VMG? Sulla capacità di stare alle cinghie o al trapezio, e ancora la capacità con il proprio compagno in barca di trovare il giusto assetto?
Ci possono essere differenti ragioni per cui un atleta non riesce a esprimere uguale capacità prestativa sui due lati.
Vediamo dove cercare la nostra “differenza”
1. Forza differente su lati differenti destra e sinistra
Ampiezza e capacità articolare diversa sui lati differenti
Tensione muscolare (riferito alla trofia) asimmetrica evidente
Capacità coordinativa su lati differenti
2. Esperienza motoria legata allo “spot” utilizzato presso il proprio circolo
Ad esempio, imprinting e abitudine ad uscire in condizioni di onda e vento su “mure” in Confort zone rispetto ad altre andature.
3. Difetti di posizione acquisiti erroneamente dalle prime esperienze
4. Limiti visivi che condizionano una visione panoramica differente sulle diverse mura.
Ovviamente i preparatori, me compreso, si occupano degli aspetti legati alla capacità fisica e prestativa legati agli aspetti più propriamente atletici.
Se l’atleta evidenzia grosse differenze prestative, vale la pena di valutare un’indagine conoscitiva e valutazione attraverso test fisici, questi possono evidenziare o escludere ragioni di tali diseguaglianze, consentendo quindi a successive considerazioni.
Ad esempio il test della sedia:
eseguire il maggior numero di spinte su una gamba per alzarsi da una sedia tenendo l’altra gamba tesa in avanti parallela al pavimento.
Dal mio modesto data base per esempio ho rilevato percentuali importanti che attestano quanto sia comune una discrepanza evidente nei soggetti prevalentemente giovani e praticanti classi ILCA 4 e ILCA 6, 29er, RS Feva.
Con il semplice Test della sedia, sugli arti inferiori, con il quale non voglio descrivere una valutazione assoluta scientificamente, ho rilevato mediamente questi risultati:
Il 50% dei soggetti testati ha valori sostanzialmente uguali sui due arti
Il 40% ha differenze intorno al 20%-25% tra i due arti
Il rimanente 10% ha differenze sensibili intorno al 50%
La misurazione della forza si può ottenere tramite dinamometri o test di forza a carico fisso da far eseguire su arti differenti.
Con dinamometri o adeguate strumentazioni si possono valutare le proprietà iniziali e eventualmente i progressi nel tempo, i dinamometri e celle di carico sono particolarmente adatti per la valutazione della forza isometrica.
Con carico resistente fisso invece si può valutare la forza massima e resistente attraverso l’esecuzione di un massimo di ripetute ottenibili con un carico x.
Per la mobilità articolare ci sono vari esercizi per definire se ci sono limitazioni differenti tra i due lati
Questo è uno dei più semplici per valutare la mobilità delle spalle
Molti regatanti hanno ormai intrapreso un percorso agonistico intenso con attività a “secco” con l’aiuto di molti miei colleghi. Consiglio agli atleti di segnalare a loro la sensazione di essere “differenti” sulle due andature.
Ritengo in conclusione che valga la pena approfondire le ragioni di prestazioni evidenti su “mura” differenti. Se le cause sono evidenziate da carenze e diseguaglianze si procederà a attività di recupero sui settori in evidenza di risultati negativi.
Sarà importante verificare i progressi attraverso nuove valutazioni, ripetendo i test con i medesimi protocolli eseguiti la prima volta.
Ritengo sia importante valutare gli aspetti di cui abbiamo trattato, nella ricerca della migliore prestazione. Molti atleti di elite ricercano in maniera meticolosissima (giustamente) ogni possibile progresso attraverso l’attrezzatura, a mio parere non devono trascurare questo aspetto fisico così determinante.
Essere in equilibrio strutturale e simmetrico è altresì per i più giovani una opportunità fondamentale al fine di favorire uno sviluppo armonico e dare maggiore consapevolezza di se e del proprio corpo aiutandoli a migliorare e progredire in salute e capacità.
(testo e foto di Andrea Madaffari)
Andrea Madaffari è velista e preparatore atletico tra i più esperti del panorama internazionale, con un lungo passato che va dall’America’s Cup sul Moro di Venezia fino alla collaborazione attuale con i Gruppi Agonistici Nazionali (G.A.N.) deglle squadre nazionali Optimist.