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Giambattista e Valentina dalla Penisola Antartica (5-continua)

Riceviamo e pubblichiamo la quinta puntata del diario di bordo di Giambattista Giannoccaro e Valentina Zotta dall’Angelique 2 nella Penisola Antartica.

17 Febbraio 2016, ore 23:00
Vernadsky Research Station, Galindez Island

Vernadsky è una “all year round station”, ovvero una stazione di ricerca in funzione 12 mesi all’anno e non solo i mesi estivi come la maggior parte delle stazioni qui in Antartide. Sino al 1998 la base si chiamava Faraday ed era Inglese, poi venne ceduta agli Ucraini per una sterlina.

Angelique 2 a Foto Valentina Zotta
Angelique 2 a Galindez Island. Foto Valentina Zotta

Proprio qui, nel 1983 gli scienziati inglesi individuarono lo strato di ozono.
La base ho uno staff di 12 ricercatori che diventano 18 durante i mesi estivi.
Nel periodo invernale (aprile/ottobre) la base deve necessariamente essere autosufficiente perché inaccessibile per qualsiasi imbarcazione che non sia un rompighiaccio.
La giornata si preannunciava bellissima: sole, cielo sgombro da nuvole e poco vento.
Ho contattato la base in prima mattinata per porgere i miei saluti e chiedere il permesso di visitarla. Mi hanno risposto che aspettavano la visita di una nave da crociera e per cui ci avrebbero accolto intorno alle 21:00.

Ma allo stesso tempo mi hanno chiesto se volevamo visitare il Wordie Hut‚ una base inglese costruita su Winter Island ad appena 50 metri dal nostro ancoraggio, di cui gli ucraini conservano le chiavi.
Entusiasti del’offerta abbiamo ovviamente accettato e pochi minuti dopo, il Commander della base è venuto personalmente a salutarci e consegnarci la chiave dell’hut.

Wordy Hut è un altro degli edifici identificati come monumenti dal Trattato Antartico, che la United Kingdom Antarctic Heritage Trust ha ristrutturato.
Come la base Vernadsky si trova in un contesto davvero mozzafiato, con i picchi del Canale Le Marie ancora visibili e immerso nel mare di ghiaccio che porta sino a Crystal Sound.
La base, molto ben ristrutturata, conserva ancora le testimonianze della presenza dei vecchi esploratori che, come Shackleton, si spinsero sin qui con i mezzi che la tecnologia di allora gli metteva a disposizione: eroi.
Costruita nel 1947 e battezzata in onore del Capo Ricercatore della Spedizione di Shackleton, fu occupata sino al 1954 quando gli inglesi costruirono la vicina base Faraday (oggi Vernadsky). Ospitava mediamente 4 o 5 ricercatori e l’attività era principalmente indirizzata alla meteorologia.

Dopo cena abbiamo raggiunto la stazione e visitate le aree dedicate alla ricerca, siamo stati invitati al Pub dove ci attendevano un ottimo jamon serrano e un buon vino argentino. Nel Pub abbiamo conosciuto Mireille, una simpatica Francese ospite inattesa della Base.
Mireille era a bordo della barca francese la cui skipper ci ha fatto visita ieri sera al nostro arrivo.
Sembra che Mireille abbia deciso di sbarcare perché non si sentiva sicura su quell’imbarcazione, nonostante il parere contrario della skipper che a tutti i costi voleva riportarla con se sino ad Ushuaia.
Il medico della base ha in qualche modo trovato una soluzione, comunicando alla skipper che Mireille necessitava di un periodo di riposo e che non avrebbe potuto riprendere il mare.
Il problema per gli ucraini era come fare per consentire a Mireille di rientrare nel mondo civile.

A questo punto il comandante della Base mi chiede se acconsento a dare un passaggio a Mireille sino a Port Lockroy, dove una grande nave da crociera pare avesse accettato di portare Mireille con sé sino a Ushuaia. Ovviamente ho detto che per noi non ci sarebbero stati problemi.

Foto Zotta
Foto Zotta

Le previsioni per domani danno venti leggeri sino alle 12 e poi in ascesa sino a 25 nodi per riabbassarsi in serata.
L’idea di rifare il Butler Passage con 40 nodi di bolina non mi passa neanche per la testa, per cui partenza alle 04:00 in modo da essere a Port Lockroy per pranzo, ben all’ancora prima che il vento vada in libera uscita.

Grandi abbracci con gli ucraini per avergli risolto il problema e soprattutto altri 200 litri di gasolio nelle nostre taniche.
Sì perché quando ho acconsentito di dare un passaggio a Mireille, il comandante della base mi ha chiesto cosa avrebbe potuto fare per ricambiare la cortesia e io, sfacciatamente, gli ho chiesto di offrirci 100 litri di gasolio per il nostro generatore e riscaldamento.
Il comandante ne ha fatti preparare 200, contenuti in 8 elegantissime taniche in plastica da 25 litri che ci ha anche omaggiato.
Viva l’Ucraina, viva l’Antartide e viva tutti quei posti al mondo dove le parole ospitalità, generosità e altruismo hanno ancora senso e significato.

(Giambattista Giannoccaro)

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