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Diario di bordo dalla Penisola Antartica, un po' di burocrazia… (9-continua)

Pubblichiamo la nona parte del diario di bordo di Giambattista e Valentina dalla Penisola Antartica.

23 febbraio 2016, ore 23:30
Enterprise Island
Lat 64°32,40‚S; Long 061°59.89‚W

Le previsioni per oggi danno pochissimo vento per cui ho deciso di prenderci un giorno di riposo e restare qui a Enterprise Island e completare qualche lavoretto lasciato indietro. Approfittando del sole abbiamo portato in coperta sacchi a pelo e materassi a liberarsi dell’umidità che nonostante il centimetro e mezzo di materiale coibentante che abbiamo aggiunto, continua ad affliggerli.
Pensate che ogni 3, 4 giorni sgottiamo circa 15 di litri di acqua da ciascuno scafo… la condensa che formandosi sulle pareti scivola in sentina.
Chissà come sarebbe stato senza coibentante.

Angelique 2 alla fonda accanto al relitto di Enterprise Island. Foto Valentina Zotta
Angelique 2 alla fonda accanto al relitto di Enterprise Island. Foto Valentina Zotta

Mentre eravamo alle prese con le nostre faccende domestiche, 5 grandi Zodiac si sono avvicinati alla nostra imbarcazione. Erano ovviamente diretti al relitto e avrebbero dovuto passare sotto le nostre cime che da poppa raggiungevano una il relitto e l’altra uno scoglio a pelo d’acqua.
Certamente le nostre attività di bordo devono aver suscitato un certo interesse nella composta ciurma di questi lussuosi Zodiac dal look molto militare, perché in pochi istanti almeno una cinquantina di obbiettivi erano puntati su di noi.
I turisti molto poco “per caso” erano tutti rigorosamente abbigliati con mute stagne e raggiunto il relitto sono entrati in acqua per una snorkelata che certamente ricorderanno.

Siamo ormai in Antartide da due settimane e ho perso il conto delle navi da crociera che abbiamo incontrato, ma certamente un ordine di grandezza superiore rispetto alle imbarcazioni private.
Mi tornano in mente le 18.000 presenze annue, ovvero nei 4 mesi estivi, a Port Lockroy, uno scoglio largo un centinaio di metri e lungo forse 500: una follia.
Ma business is business.
E pensare che il Trattato Antartico prevede espressamente il divieto di avviare operazioni di natura commerciale…

In teoria, chiunque decida di avviare una qualsiasi iniziativa in Antartide dovrebbe comunicare al Paese di cittadinanza del Capo Spedizione, le finalità e tutta una serie complicatissima di dati per valutarne l’impatto ambientale.
Perché è poi il governo di quel Paese a essere responsabile di eventuali danni arrecati all’ambiente.
Anche io diligentemente ho provato a presentare la mia richiesta all’Italia e credo valga la pena raccontarvi come è andata.

In una guida acquistata per preparare questa crociera, Southern Ocean Cruising edito da Poncet & Poncet, avevo trovato l’elenco delle autorità nazionali a cui indirizzare questa particolare richiesta e per l’Italia erano indicati Farnesina e ENEA, con tanto di indirizzo e numero di telefono.
Così lo scorso mese di maggio, durante il nostro consueto mese in Italia, ho provato a contattare la Farnesina per diversi giorni ma nessuno ha mai risposto ai numeri che avevo, così ho provato con l’ENEA.
Al secondo squillo ha risposto una centralinista che, dopo aver illustrato la mia esigenza, mi ha immediatamente passato un funzionario,.
Ho così parlato con l’Ingegnere Umberto Ponzo il quale mi ha chiesto di inviargli una email descrivendo in generale ciò che a voce avevo esposto.
Così ho fatto ed il 12 maggio ho inviato l’email.

Il 14 maggio ricevo una cortesissima email dall’Ingegner Torcini, Responsabile Ambientale dell’Unità Tecnica Antartica dell’ENEA che mi dice di aver inviato la mia richiesta al Consigliere d’Ambasciata Sgrò della Farnesina “che provvederà a inviarmi ulteriori informazioni”, indicandomi anche numeri di telefono ed email a cui eventualmente contattarlo.

Il 28 di maggio, due settimane dopo l’email di Torcini, invio una email direttamente al Consigliere D’Ambasciata, inoltrando l’Email a suo tempo ricevuta da Torcini e argomentando nuovamente la mia richiesta.
Il 5 giugno invio nuovamente una email a Torcini, scusandomi per il disturbo ma dicendo che Il Consigliere Sgrò non ha mai risposto nè alla mia email, nè alle decine di telefonate.
Il 25 giugno ricevo una email da Torcini nella quale mi comunica che, sentito il Consigliere Sgrò, sarà l’ENEA a occuparsi della valutazione di impatto ambientale da allegare alla mia nota informativa sul viaggio in Antartide e mi invia tutta una serie di richieste e documenti da compilare, cosa che faccio il 28 di giugno via email.
Giorno 9 luglio ricevo una email da Torcini con il seguente testo: “Ritengo che la valutazione di Impatto ambientale (VIA) preparata sia adeguata alla attività da lei proposta. Provvederò presto a inviarle il VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) firmato”.

Io sono già rientrato in Cile e stiamo preparando la barca per affrontare i 4 mesi di navigazione invernale nei Canali della Patagonia, senza possibilità di rifornirci per i primi 3.
Accolgo la notizia con entusiasmo e resto in attesa di ricevere il Via firmato.
Siamo al 20 dicembre e non avendo ancora ricevuto nulla invio una email a Torcini che mi risponde il giorno successivo comunicandomi di essere in Antartide e che, come mi aveva spiegato in una email (cosa mai avvenuta) ,”sarebbe stato il Ministero degli Esteri a darle la risposta definitiva e una spiegazione della situazione attuale relativamente alla legge italiana in merito al turismo”.
Segue uno scambio di email dove io ripercorro testualmente quanto scritto dallo stesso Torcini e Lui che cerca di tirarsi fuori da un impiccio nel quale si è cacciato per darmi una mano.
Alla fine quando annuncio che questa storia prima o dopo la renderò pubblica, mi dice quando questo avverrà lo troverò certamente dalla mia parte.

Giorno 4 gennaio, out of the blue come direbbero gli Inglesi, ricevo una email dall’illustrissimo Consigliere D’Ambasciata Eugenio Sgrò, Responsabile dell’Ufficio per l’Antartide e Capo Delegazione della Delegazione Italiana ai meeting ATCM e CCAMLR (che non ho idea di cosa siano), di questo tenore:
“Gentile Signor Giannoccaro, come le è stato spiegato dal dott. Sandro Torcini dell’ENEA non è attualmente previsto un regime autorizzativo delle attività antropiche con scopi turistici in Antartide. Le sono stati pertanto dati dal predetto rappresentante dell’ENEA delle indicazioni operative utili affinché potesse porre in essere tutti i provvedimenti necessari a garantire la sicurezza del suo viaggio. L’occasione mi è gradita per formularLe i miei migliori auguri di ogni successo per la sua iniziativa.”

Cosa? Regime autorizzativo per finalità antropiche con scopi turistici in Antartide?
Ma che lingua è?
E poi di quali indicazioni operative parla?
L’unica cosa che mi ha dato l’ENEA è stata una montagna di carta da compilare dove mi chiedeva se a bordo avessi esplosivi, veicoli aerei e come li avrei gestiti a terra, ovviamente tutte cose che normalmente si portano a bordo quando si decide di raggiungere l’Antartide su una barchetta con altri cinque amici per una crociera di tre settimane.
In quei giorni avevo altro a cui pensare tra cui l’arrivo di mio figlio Luca, ma la ghiotta occasione di rispondere  ad una email come quella ricevuta quando mai mi sarebbe ricapitata?
Questa conversazione tutta per email mi ha fatto venire in mente lo spassosissimo scambio epistolare contenuto nel libro di Camilleri “La Concessione del Telefono” che plagiando spudoratamente, vorrei copiare riportarndovi integralmente i testi.

4 gennaio 2016
da: Giambattista Giannoccaro
a: Eugenio Sgrò
„Egregio dott. Sgrò,
sono lieto di ricevere finalmente una sua risposta.
Trovo questa vicenda singolare, ma non mi sorprende più di tanto visto la generale situazione del nostro Paese.
Ormeggiata accanto a noi a Puerto Williams c’è una barca finlandese, pronta a salpare per l’Antartide.
Alcuni mesi fa ha richiesto lo stesso permesso alle Istituzioni del proprio Paese.
Era la prima richiesta che la Finlandia riceveva da parte di un’imbarcazione privata e le Istituzioni hanno risposto all’armatore che avrebbero investigato per capire il da farsi.
Tre settimane dopo lo stesso armatore ha ricevuto una completa documentazione da completare.
L’addetto gli ha riferito che la Finlandia ha semplicemente copiato ciò che le autorità Britanniche richiedono ai propri cittadini per effettuare viaggi in Antartide, documentazione peraltro disponibile su web.
L’imbarcazione finlandese ha ricevuto l’ok da parte del proprio Paese apperna una settimana dopo.
Come ben sa la mia vicenda è sostanzialmente differente.
A partire dai primi di maggio dello scorso anno, ho provato a contattare la Farnesina telefonicamente senza alcun successo.
Poi ho chiamato l’Enea e sono riuscito immediatamente a parlare con l’Ing. Torcini che mi ha fornito ul suo numero di telefono ed email.
Ma nonostante decine molteplici telefonate e email non sono mai riuscito ad ottenere alcuna risposta.
Ho riprovato con Torcini, che mi ha scritto ha stretto giro comunicato che “sentito il Consigliere Sgrò” sarebbe stata l’ENEA a farsi carico di valutare la mia richiesta, inviandomi un questionario che ho prontamente compilato allegando una serie di documentazioni aggiuntive.
Il 9 luglio lo stesso Torcini mi scriveva (tutto ciò che le scrivo è documentabile): “Ritengo che la valutazione di Impatto ambientale (VIA) preparata sia adeguata alla attività da lei proposta. Provvederò presto a inviarle il VIA firmato.”
Nonostante successive mie email, ho dovuto aspettare sino a fine dicembre per sentirmi dire che il mio Paese non “prevede un regime autorizzativo di attività antropiche a fini turistici”.
Ma cos’è una frase alla Ponzio Pilato?
Il mio Paese non deve fare altro che attenersi al trattato e valutare solo l’impatto ambientale che avrà la mia visita in Antartico, cosa che apparentemente l’ENEA su sua richiesta ha fatto lo scorso 9 luglio decretando che l’attività era compatibile come è palesemente ovvio visto che saremo a bordo solo in 5/6 persone e che rispetteremo alla lettera le 1000 pubblicazioni della IATO, come nessun impatto arrecano le ormai decine di yacht di altri Paesi che raggiungono senza alcuna difficoltà il continente bianco.

Il nostro viaggio in Antartico avrà risalto mediatico in Italia e darà vita a un lungometraggio dove sono certo questa particolare storia avrà certamente rilevanza narrativa: le nostre Autorità, invece di appoggiare con orgoglio un progetto che porterà uno yacht e un comandante Italiano in Antartide, non solo non lo appoggia ma addirittura l’ostacola.
Come lei sa sicuramente meglio di me non incontrerò frontiere da oltrepassare o autorità con cui interloquire una volta in Antartide.
Otterrò un permesso a salpare dalla Marina cilena alla quale presenterò tutta la documentazione intrattenuta con lei e con il gentile Dott. Torcini, inclusa la sua cortese ultima email dall’Antartide dove tra l’altro commentava “Spero che nessuno le chieda l’autorizzazione del governo italiano ma potrà sempre dire che il Ministero degli Esteri italiano è informato di questa attività, ma che non può, a norma di legge, darle una formale autorizzazione scritta.
Questo, le ripeto, non sarei dovuto essere io a riferirglielo. Ma se come dice quando avvierà la sua azione divulgativa, a gennaio, media e giornali saranno informati sull’appoggio che il Ministero degli Esteri italiano ha voluto dare alla vostra importante iniziativa, mi troverà dalla sua parte.”

Giunti in Antartide saremo certamente contattati dalle varie navi da crociera che per la IATO controllano che tutte le imbarcazioni abbiano fatto comunicazione al proprio Paese e ottenuto l’approvazione del VIA. Mostreremo anche a loro la corrispondenza intercorsa e qualora dovessero sorgere eventuali intoppi non faranno altro che aggiungere colore ai contenuti del nostro racconto.
Tutto ciò detto augurandole un sereno e non troppo impegnato 2016, le assicuro che sarà certamente informato sull’evolversi del nostro viaggio.
Cordialmente
Giambattista Giannoccaro

4 Gennaio 2016
da: Eugenio Sgrò
a: Giambattista Giannoccaro
„Gentile dott. Giannoccaro,
dalla sua ultima email emerge la necessità di fare chiarezza su alcuni punti.
La realtà è molto più complessa di quanto lei semplicisticamente rappresenta “Il mio Paese non deve fare altro che attenersi al trattato e valutare solo l’impatto ambientale che avrà la mia visita in Antartico”. Esistono un Trattato Antartico, un Protocollo di Madrid sulla Protezione Ambientale e 6 Annessi al Protocollo medesimo. Il Protocollo ed i suoi 6 Annessi devono trovare attuazione nell’ordinamento legislativo italiano attraverso l’adozione di opportuni provvedimenti di legge. In attesa della loro finalizzazione, si è ritenuto comunque opportuno fornirle, avvalendosi dell’esperienza dell’ENEA in materia, tutte le indicazioni operative necessarie da un lato per porre in sicurezza la sua iniziativa dall’altro per aiutarla a ridurre i rischi di emergenze ambientali di loro potenziali impatti nocivi sull’Antartide. Sempre con questo spirito di collaborazione ho chiesto cortesemente all’ENEA di valutare la documentazione da lei presentata e di darle tutti i suggerimenti ritenuti necessari. Spiace ora constatare che le nostre preoccupazioni siano state fraintese da lei  a tal punto da farle asserire che “le nostre Autorità, invece di appoggiare con orgoglio un progetto che porterà uno yacht e un comandante italiano in Antartide, non solo non lo appoggia ma addirittura l’ostacola”.
Confidando comunque nell’aver chiarito i termini della questione, le rinnovo gli auguri di ogni successo per la sua iniziativa.
Cordiali saluti,
Eugenio Sgrò

4 Gennaio 2016
da: Giambattista Giannoccaro
a: Eugenio Sgrò
„Egregio dott. Sgrò,
Il nostro Paese ha aderito al Trattato nel marzo del 1981. Il Protocollo è stato firmato nel 1991 e implementato nel 1998.
L’ENEA è un implemetantore del trattato come lo sono tutte le altre stazioni di ricerca, spedizioni scientifiche, navi da crociera e piccole imbarcazioni che come la mia raggiungono l’Antartide ogni anno.
Gli annessi al Protocollo sulla sicurezza ambientale di Madrid non sono nulla di mistico o complicato, ma semplicemente le condizioni operative per garantire l’efficacia del protocollo, ovvero:
Valutazione dell’impatto ambientale;
Conservazione della fauna e della flora Antartica;
Deposito e gestione dei rifiuti;
Prevenzione dell’inquinamento marino;
Gestione delle Aree protette.
Per cui tutte cose estremamente sensate se si gestiscono attività di ricerca o attività con reali impatti sull’ambiente con uso di mezzi a terra, decine o centinaia di operatori.
Ma per una piccola imbarcazione, con un equipaggio di appena 5/6 persone tutto ciò suona ridondante e non applicabile.

Ma lei che è il responsabile nel nostro Paese del Trattato dovrebbe sapere che lo stesso Trattato ha definito tutta una serie di indicazione per le attività turistiche in Antartide, arrivando a differenziare tra grandi imbarcazioni da crociera e piccoli yacht.
Se invece come accaduto per la Finlandia lei non sapesse nulla di tutto ciò, al pari dei suoi colleghi finlandesi avrebbe potuto vedere ciò che gli altri Paesi fanno o semplicemente dare un’occhiata al sito del Trattato (http://www.ats.aq/e/ats_other_tourism.htm)  per trovare le risposte alle mie richieste.
Esiste anche un’ente riconosciuto dal Trattato, lo IAATO (http://iaato.org/home) a cui possono aderire tutte le imbarcazioni che intendono intraprendere attività turistiche in Antartide. Ma questo non è il nostro caso.

Noi a bordo abbiamo seguito alla lettera tutte le disposizioni previste dal Trattato, peraltro molto semplici e intuitive che rappresentano per noi lo standard di comportamento in qualunque ambiente ci muoviamo e tutti i partecipanti alla crociera, così come suggerito dal Trattato, hanno ricevuto una specifica istruzione sul comportamento da tenere a terra e una copia dello “manuale di comportamento”.
In fine Egregio dott. Sgrò, di quali implementazioni legislative parla? Quali l’Italia avrebbe dovuto adottare e non ha adottato a distanza di 25 anni dalla firma del trattato?
E in assenza di tali implementazioni come opera l’ENEA?
Attendo con interesse i suoi commenti,
cordialmente
Giambattista Giannoccaro

Ovviamente il Consigliere Sgrò non solo è molto occupato ma certamente, al contrario del sottoscritto, non è un accanito lettore di Camilleri e per cui non ha colto il potenziale narrativo del nostro moderno scambio epistolare non dando seguito alla mia ultima email.
Per dovere di cronaca riporto che, come immaginavo, nessuno ci ha chiesto nulla da quando siamo in Antartite. (9-continua)

Giambattista Giannoccaro

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