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Cultura marinaresca: tutto sulle zattere di salvataggio autogonfiabili

Prosegue la nostra serie di articoli sulla cultura marinaresca, curati da Fabio Bergamo. Tema di quest’articolo sono le zattere autogonfiabili e la loro normativa.

In base al decreto ministeriale n. 219 del 12 agosto 2002, ai fini della sicurezza della navigazione e della salvaguardia della vita umana in mare, tutte le Unità da diporto, siano esse natanti (unità fino a 10 metri di lunghezza fuori tutto), imbarcazioni (da più di 10 metri e fino a 24 metri di lunghezza fuori tutto) o navi da diporto (oltre 24 metri di lunghezza fuori tutto), devono obbligatoriamente avere a bordo almeno un mezzo collettivo di salvataggio. Tale zattera, nota più comunemente col nome di “zattera di salvataggio autogonfiabile”, ospiterà tutte le persone presenti sulla barca, nel momento in cui si sarà obbligati a effettuare l’abbandono dell’imbarcazione (abbandono nave) a causa di una falla irreparabile, di un incendio indomabile, o di qualsiasi evento o accadimento che causi appunto l’ingovernabilità o il naufragio.

Per tali unità sono previste due tipi di zattere da lancio:

1 – La Zattera autogonfiabile costiera, destinata ai natanti da diporto, è obbligatoria nella navigazione tra le 6 e le 12 miglia dalla costa;
2 – La Zattera autogonfiabile oceanica, destinata alle imbarcazioni e alle navi da diporto, è obbligatoria nella navigazione oltre le 12 miglia dalla costa.

Per le navi da crociera e altri tipi d’imbarcazioni o navi destinate al trasporto commerciale e per altri scopi, sono disponibili le zattere ammainabili o da lancio, e ancora le lance e le scialuppe di salvataggio, nonché i battelli veloci per il recupero delle persone cadute in acqua.

La Zattera autogonfiabile costiera (aperta)

La Zattera autogonfiabile costiera, rispondente agli standard di sicurezza stabiliti a livello internazionale dalla normativa ISO 9650-2, è costituita da due involucri gonfiabili in PVC, di forma tubolare posti l’uno sull’altro svolgenti la funzione di galleggiamento della medesima; da un fondo sul quale trovano posto i naufraghi; e da una bombola, contenente Azoto e CO2, atta al gonfiaggio della stessa. Dal 2009 sostituisce l’atollo (salvagente rigido di forma quadrata a cui si aggrappavano i naufraghi in attesa dei soccorsi) e a seconda delle sue dimensioni può ospitare da 4 a 12 persone.

 

La Zattera autogonfiabile oceanica (chiusa)
(Nota anche come “Zattera per la navigazione d’altura”)

La Zattera autogonfiabile oceanica, rispondente anch’essa agli standard previsti dalla normativa ISO9650-1, analogamente alla zattera costiera è costituita da due involucri gonfiabili in PVC, di forma tubolare posti l’uno sull’altro formanti la struttura galleggiante della stessa; da un fondo gonfiabile che funge da pavimento isolante sul quale trovano posto i naufraghi; un telo di copertura gonfiabile a due strati, utile a proteggere le persone dal sole, la pioggia e i marosi; e da una bombola, contenente Azoto e CO2, atta al suo gonfiaggio. La capienza, in base alle dimensioni della zattera, va da un minimo di 4 ad un massimo di 12 persone.

La zattera oceanica è disponibile in due modelli: quella prodotta per le imbarcazioni omologate prima dell’anno 2000, definita “standard” e quella successiva ad essa, conforme alle direttive ISO9650-1, obbligatoria sulle imbarcazioni prodotte dall’anno 2000 in avanti. Chiaramente quelle ISO9650-1 vanno bene anche per le imbarcazioni prodotte prima del 2000 e non viceversa.

Le zattere oceaniche sono distinte ancora in due gruppi, per l’utilizzo a diverse latitudini, e dunque in base ai climi in cui dovranno assolvere la loro funzione di salvataggio: il Gruppo A, per temperature comprese tra -15° e +65°Celsius che prevede la presenza del doppio pavimento termico; il Gruppo B, per temperature che vanno da 0° a +65°Celsius, in cui è presente il pavimento semplice.

Finalità della zattera di salvataggio autogonfiabile
La Zattera di salvataggio autogonfiabile deve assolvere a tre compiti, per garantire l’incolumità e dunque la salvezza dei naufraghi:
1 Il Galleggiamento, garantendo alle persone a bordo di restare all’asciutto e di non cadere in acqua, specie in presenza di moto ondoso (le zattere oceaniche sono munite di ballast, ossia sacche di zavorra presenti esternamente sul fondo che riempite di acqua ne garantiscono la stabilità);
2 La Protezione dal freddo e dal caldo intensi, attraverso la tenda di copertura costituita da due teli, e per mezzo del fondo pneumatico (per le zattere oceaniche);
3 La Facile Individuabilità da parte dei mezzi di soccorso, grazie alla sua colorazione, alla presenza di bande rifrangenti esterne e sul fondo, e della luce posta esternamente sulla parte alta della tenda (zattera oceanica), e ancora per i dispositivi luminosi di emergenza forniti in dotazione.

La zattera col suo involucro – rigido a forma di valigia o morbido simile a un borsone – al fine di agevolare il suo lancio in acqua, deve essere collocata in coperta, preferibilmente in una delle quattro posizioni elencate:
1 ancorata alla tuga (prima o dopo l’albero) per mezzo di cinghie a sganciamento rapido o con delle cime adeguatamente annodate che vanno tagliate nei casi di emergenza estrema;
2 ancorata al pulpito di poppa con una apposita griglia metallica;
3 nelle imbarcazioni a poppa chiusa va riposta negli appositi spazi e gavoni celati dal portello poppiero dai quali è facile estrarre e lanciare la zattera;
4 nelle imbarcazioni a poppa aperta generalmente va collocata sotto la seduta destinata al timoniere.

Alcune imbarcazioni hanno un vano chiuso da uno sportello, dedicato appositamente alla zattera, ricavato all’interno della struttura del tavolo presente in pozzetto.

La dimensione della zattera è data dalla capienza delle persone che può contenere; la scelta di essa va dunque fatta in base al numero delle persone che l’imbarcazione trasporta (facciamo un esempio: se l’imbarcazione prevede il trasporto massimo di 12 persone, ma se ne trasportano solo 6 è chiaro che la zattera dovrà essere adatta ad ospitare almeno 6 persone).
ATTENZIONE La zattera non va assolutamente collocata sottocoperta, perché a causa del suo peso e del suo ingombro, risulta difficoltoso portarla all’esterno rapidamente (una zattera autogonfiabile per il diporto pesa mediamente dai 60 ai 90 kg).

Dispositivi e ausili in dotazione alle zattere

Le zattere di salvataggio autogonfiabili sono dotate di alcuni dispositivi utili alla gestione della stessa, e degli ausili atti alla salvaguardia delle persone presenti a bordo.

La zattera costiera dispone di: gonfiatore, coltellino galleggiante, kit di riparazione, pagaie, sassola galleggiante, spugne, torcia elettrica stagna.

La zattera oceanica è dotata dei seguenti dispositivi: gonfiatore, coltellino galleggiante, kit di riparazione, pagaie, sassola galleggiante, spugne, torcia elettrica stagna, specchietto eliografico di segnalazione, pile e lampadina di ricambio, fuochi a mano, razzi a paracadute, boette fumogene galleggianti, razione di acqua potabile e di viveri per ogni persona a bordo, pasticche e sacchetti contro il mal di mare, anello galleggiante con cima, ancora galleggiante, istruzioni d’uso della zattera, kit per la pesca, cassetta di pronto soccorso, coperte isotermiche, istruzioni di sopravvivenza con tabella delle segnalazioni.

La cassetta di pronto soccorso presente nella zattera oceanica contiene i seguenti ausili sanitari: pomata antisettica, pomata per le scottature, forbice inox smussata, cerotti e laccio emostatico, alcune confezioni di bende, cotone idrofilo, garze idrofile in compresse, confezione di cerotto adesivo, acqua ossigenata, flacone disinfettante, ecc.

La Grab Bag (sacca stagna aggiuntiva di emergenza)

Oltre alla sacca già presente sulla zattera, contenente i dispositivi e gli ausili alla sopravvivenza già visti, è importante aggiungere una sacca stagna in più, da stivare in barca e trasbordare in zattera quando sarà necessario servirsi di quest’ultima. Nella Grab Bag aggiuntiva (o di rispetto come molti velisti amano definirla) si consiglia di tenere: il Trasmettitore EPIRB, se presente in barca; un GPS ed un VHF portatili con batterie di riserva; un telefono satellitare o un telefonino rugged ossia resistente agli urti e all’acqua; un kit di medicinali e di prima emergenza personalizzati oltre ad una scorta di farmaci contro il mal di mare; dei rotoli di nastro adesivo ad elevata resistenza sia all’acqua che al calore; dei sacchetti di plastica richiudibili per vari usi; degli occhiali da sole e dei cappellini; una o più maschere da sub; alcune sagole di nylon; dei bicchieri in plastica; ulteriori razioni di acqua e di cibo; alcune coperte contro il freddo; delle luci chimiche lightstick galleggianti note come bastoncini chimici luminosi; un segnale a mano di emergenza funzionante a Led; un coltellino multiuso, dei fiammiferi resistenti al vento e all’acqua, una torcia stagna di riserva, alcuni indumenti, ecc…

Operazioni di lancio e apertura della zattera di salvataggio autogonfiabile

Tra i doveri dello skipper c’è anche quello di istruire l’equipaggio sul protocollo di abbandono nave. Tale procedura può essere riassunta come segue:

0 Ordine di Abbandono nave. Il Comandante preso atto che tutti gli interventi da lui adottati per scongiurare il naufragio sono stati vani – ad es. un incendio indomabile o un falla irreparabile – ordina l’abbandono nave.

1 Indossare il Giubbotto salvagente e lanciare il Mayday. Ogni membro dell’equipaggio e i passeggeri devono indossare il giubbotto salvagente, se non già fatto in precedernza. Il comandante o la persona da lui istruita, servendosi del VHF sul Canale 16, lancia il Mayday per la richiesta di soccorso.

2 Prelevare la zattera. Se la zattera è stipata in un gavone di poppa può essere estratta anche da una sola persona che la adagerà sulla spiaggetta poppiera. Invece, per il suo peso è necessario che siano in due a trasportarla se è stata fissata sulla tuga o in pozzetto.

3 Legare alla barca la sagola di sicurezza e di attivazione della zattera. Legare alla galloccia o ad un altro appiglio sicuro della barca, la sagola di apertura (essa ha la funzione di trattenere la zattera e non farla andare alla deriva e consentirne poi l’apertura).

4 Lanciare la zattera in acqua. La zattera può essere lanciata da poppa o anche da un lato della barca: è importante che l’operazione avvenga sottovento. Lanciando in acqua la zattera bisogna far fuoriuscire dal suo involucro, tutta la sagola che la trattiene alla imbarcazione (la sagola è lunga circa 10 metri). È preferibile che il lato del contenitore della zattera, sul quale sono stampate le istruzioni, rimanga rivolto verso l’alto, in questa maniera si eviterà che essa si apra capovolta.

5 Aprire l’involucro per il gonfiaggio della zattera. Imprimere alla sagola alcuni strattoni, fino a quando la zattera non si apra e si gonfi autonomamente; sono necessari circa 20 secondi per la sua apertura completa (se dovesse aprirsi capovolta, un uomo dell’equipaggio dovrà entrare in acqua e fare da perno col suo corpo sul fondo di essa, poggiando i piedi dal lato della bombola di gonfiaggio, e tirando a sé, con le braccia, la zattera attraverso l’apposita cima). Terminata la fase di gonfiaggio, si sentirà il sibilo di fuoriuscita del gas in eccesso, dalle valvole di sovrappressione (alcune zattere sono munite di valvole che vanno chiuse manualmente una volta finito il sibilo).

6 Trasbordare le persone dalla barca alla zattera. Passare dalla barca alla zattera, restando asciutti e senza rischiare di danneggiarla, è possibile in due modi: il primo è quello di posizionarsi sulla spiaggetta di poppa e da lì entrare nella zattera; il secondo è calarsi nel tender e dal tender passare alla zattera (anche un lettino gonfiabile da mare o un piccolo canotto possono tornare utili allo scopo).

Se le condizioni meteomarine non lo consentono sarà necessario lanciarsi direttamente sulla zattera (ma lo sconsigliamo perché essa potrebbe danneggiarsi) o buttarsi in acqua e farsi aiutare a salire da uno o da due membri dell’equipaggio che sono già a bordo (conviene essere legati alla sagola della zattera tramite la cintura/cordone ombelicale).

Insieme alle persone vengono trasbordate anche la Grab Bag e l’EPIRB e tutto ciò che può servire per il periodo di permanenza in zattera (ad es. degli indumenti e degli stracci potranno essere utilizzati per assorbire l’acqua presente nella zattera). A salire per primo sarà un membro dell’equipaggio, poi i restanti membri dell’equipaggio, e per ultimo lo skipper; avranno la precedenza i più deboli (anziani, donne e bambini che, in questa fase, saranno assisti dai più abili dell’equipaggio).

7 Distaccare la zattera dalla barca. Il distacco della zattera deve avvenire solo quando essere agganciati alla barca risulta pericoloso, cioè quando la barca sta affondando o vi è un incendio indomabile a bordo di essa. Una volta tagliata la sagola di sicurezza va lanciata in acqua l’ancora galleggiante utile a frenare la deriva della zattera e dunque rallentare il suo allontanamento dal punto in cui è avvenuta la chiamata di soccorso (Mayday), e a limitare i rischi di capovolgimento dovuti alle onde frangenti.

8 Sopravvivere nella zattera. In attesa dei soccorsi è necessario che le persone a bordo assumano le pasticche contro il mal di mare, che mantengano la calma, e che le scorte di cibo e acqua siano razionate scrupolosamente. Il comandante o chi per lui, si occuperà della gestione dei dispositivi di segnalazione luminosa/sonora e degli stessi strumenti per la chiamata di emergenza (VHF, telefono satellitare, EPIRB, ecc.). Devono essere stabiliti dei turni di guardia per la sicurezza e l’avvistamento di navi di passaggio; è necessario legarsi con la propria cintura ombelicale alla life line interna della zattera, allo scopo di evitare di essere sbalzati da una parte all’altra in presenza di onde.

 

Tempi di recupero
Indicativamente il recupero dei naufraghi a bordo delle zattere di salvataggio autogonfiabili, da parte dei mezzi di soccorso della guardia costiera del Paese più vicino alla zona del naufragio, avviene nelle seguenti tempistiche, dal lancio del Mayday:
Naufragio in Mediterraneo: recupero entro 24 ore;
Naufragio in Oceano, ma nelle vicinanze della costa: recupero entro 24 ore;
Naufragio in pieno Oceano e zone oceaniche remote: recupero entro 72 ore.

Revisione delle Zattere
Le Zattere vanno revisionate periodicamente per controllarne l’integrità e il corretto funzionamento. Le revisioni si alternano in “ordinarie” e “straordinarie” e vanno riportate sul libretto di uso e manutenzione delle zattere, incluso nel manuale del proprietario che viene consegnato al momento dell’acquisto delle stesse. Nel manuale è anche spiegato come stivarle a bordo dell’imbarcazione, e vi sono le istruzioni per utilizzarle correttamente senza danneggiarle, ecc.

Per le Zattere di salvataggio autogonfiabili costiere (obbligatorie nella navigazione entro 12 miglia dalla costa) la prima revisione si effettua dopo 3 anni dall’acquisto, e le successive ogni 2 anni.

Per le Zattere di salvataggio autogonfiabili oceaniche (obbligatorie per la navigazione senza limiti ossia oltre le 12 miglia dalla costa) le revisioni hanno una cadenza biennale.
Anche le bombole di gonfiaggio vanno controllate, ma ogni 5 anni.

Le Zattere ogni 6 anni sono sottoposte ad un ulteriore test di gonfiaggio con il quale si controlla la loro tenuta al 25% in più della pressione di gonfiaggio normale per un tempo di 30 minuti; e una seguente prova di tenuta della durata di 6 ore alla pressione di esercizio; alla fine del test, la perdita di pressione non deve essere superiore al 30% di quella normale.
Alla fine di ogni revisione viene rilasciato un certificato con l’esito relativo ai controlli effettuati.

Fabio Bergamo*

 

campano, scrittore e divulgatore, appassionato di navigazione a vela, Fabio Bergano collabora con varie riviste a tema di sicurezza stradale. È Autore di una poesia sulla Legge, dal titolo “L’Abbraccio Materno della Legge” – conservata nel Duomo di Ravello, in costiera amalfitana – che tradotta in francese e in portoghese, è giunta già ai bambini del Mali, del Benin, e del Brasile; tra i suoi numerosi lavori, ha elaborato la proposta di legge per introdurre la Revisione periodica della carrozzeria delle auto col bonus riparativo per i conducenti virtuosi, e ha dedicato uno scritto in memoria dei magistrati Falcone e Borsellino, premiato di recente a Roma in Campidoglio.

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