Featured

Giambattista e Valentina dalla Penisola Antartica (7-continua)

Pubblichiamo la settima puntata del diario di bordo di Giambattista Giannoccaro e Valencina Zotta dalla Penisola Antartica.

20 Febbraio 2016, ore 23:30
Vernadsky Research Station, Galindez Island

Questa mattina mi sono svegliato con un quesito: cosa fare con il madiere scollato nello scafo di sinistra?
Si tratta di un solo madiere sui circa 20 posti in ogni scafo e con queste temperature e umidità, lavorare con la resina non sarà facile.
Ma con il Drake da rifare e il tratto dalle Falkland a Buenos Aires, credo mi serva tutta la rigidità possibile della struttura.
Per cui ho deciso di chiamare Santo Giorgio Magrini e farmi dare un consiglio.
“Ciao Giorgio sono Giamba”
“Ciao Giamba, dove sei?”
“Sono al Polo Sud e ho quasi affondato Angelique II”
Giorgio ovviamente mi suggerisce di riparare il madiere.

La base ucraina di Vernanski. Foto Valentina Zotta
La base ucraina di Vernadsky. Foto Valentina Zotta

Mi suggerisce di scaldare più che posso la parte dello scafo dove andrò a stratificare e di fare delle prove con la resina per verificare la percentuale di catalizzatore da usare.
Grazie Santo Giorgio e mettiamoci al lavoro.
Mi sono ricordato che gli amici Ucraini mi hanno detto di utilizzare di frequente resina e fibra per riparare i loro gommoni, perché finire a scogli da queste parti è davvero facile!

Così ho chiamato per radio la base e ho annunciato che sarei andato a fargli visita.
Mi aspettava Anton, un grande giovane ingegnere responsabile delle manutenzioni.
Anton quando è arrivato a Vernadsky pesava circa 20 chili in meno.
Qui ha deciso di diventare culturista e, magia della scienza Antartica, oggi pesa 20 chili in più di pura massa muscolare.
Ma ha anche adeguato il suo look al nuovo fisic du rol.
Barba lunghissima, capelli rasati a zero a eccezione di un lungo ciuffo che ha tenuto al centro della fronte, come il vecchio Ten Ten.
Anton mi ha detto di utilizzare per le loro riparazioni una resina con catalizzatore al 30% che nel giro di 24h catalizza anche lavorando in esterno.

Ho chiesto se potevano darmi un po’ di questa miracolosa resina e ovviamente non solo mi hanno accontentato, ma si sono offerti di venire in barca per aiutarmi a fare ill lavoro.
Rientrato in barca ho iniziato a preparare la superficie da riparare, eliminando tutti gli strati delaminati in modo che la nuova laminazione avvenisse su superfici sane.
Questo è un lavoro di “m”, perché bisogna rimuovere la vetroresina con un grinder e la polvere schizza da tutte le parti.
Cosi svuotata la cabina di tutto, abbiamo rivestito con del nylon completamente l’area in modo di contenere quanto più possibile le polveri.
15 minuti di immersione nelle polveri di fibra e resina e la paura è passata.

Per sicurezza, seguendo il suggerimento di Giorgio, ho fatto una prova con la resina e in effetti con il 30% dopo circa 30 minuti era catalizzata
Ho tagliato le pelli di mat, preparandone tre strati. Il primo più grande e gli altri due più piccoli di circa un centimetro ciascuno per l’intero perimetro del pezzo.
Nonostante il riscaldamento acceso, un asciugacapelli puntato sulla parte da riparare e la temperatura in cabina a 31 gradi, lo scafo era ancora maledettamente freddo.
Ma fidandomi dell’esperienza di Anton ho iniziato a stratificare, applicando il primo strato di mat.
Non restava che attendere fiduciosi.

Anton ci ha detto che a partire dalle 21 ci attendevano alla base per augurarci buon rientro. Loro resteranno qui ancora 5 settimane e poi una nuova squadra verrà a dargli il cambio. Rientreranno in Europa da Buenos Aires e ci hanno promesso di chiamarci una volta arrivati, così da ritrovarci per una birra.
Alle 21 nell’accogliente pub ci attendeva un cocktail rinforzato degno del miglior bar di Milano. Alcolici, vino, vari tipi di affettati, tartine al salmone, frutta, dolci, musica, di tutto insomma. Invitati alla festa anche gli equipaggi di due barche giunte in giornata.
Peaux d’Orange, una barca Francese che fa charter qui da molti anni e Alde Tasmanian, uno schooner con bandiera Australiana, da poco in questi mari ma di proprietà di uno skipper che ha sul suo log 140 crociere in Antartide.

Il "pub" della base ucraina. Foto Zotta
Il “pub” della base ucraina. Foto Zotta

Questa barca l’ha comprata in Olanda e dopo aver fatto il passaggio a Nord è venuto sin qui per la sua attività di charter.
La vecchia imbarcazione, l’Australis, che noi abbiamo incontrato a novembre nel Canale di Beagle, è ora affidata al figlio e continua a fare charter qui in Antartide.
In media 3, 4 crociere all’anno, per un giro d’affari intorno a 120.000 US$ a crociera. Mica male.

L’equipaggio di Peaux d’Orange proietta un video sul mega schermo della base.
Protagoniste due ragazze dell’equipaggio che raccontano, dal loro punto di vista l’anno di lavoro facendo spola tra il Polo Sud e Ushuaia. Estremamente divertente.
Da domani le previsioni annunciano 2, 3 giorni di poco vento, ciò di cui abbiamo bisogno per riprendere il mare in tranquillità e lasciare che Angelique II e il suo equipaggio riacquistino il ritmo.

Abbracciamo i nostri nuovi amici, non so se mai li rivedremo, ma certamente non potremo non pensare a loro quando parleremo del nostro anno alla fine del mondo. (7-continua)

Giambattista Giannoccaro

Articoli Correlati

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *